marco bonardelli di inside the dubbing
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domenica 30 gennaio 2005
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the aviator
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Gli anni più importanti della vita di Howard Hughes, produttore hollywoodiano, regista di pellicole fuori dal suo tempo e pioniere dell'aviazione la cui genialità è stata minata dal disturbo compulsivo offensivo. Aiutato dalla sceneggiatura di John Logan, Scorsese li racconta con la stessa sobrietà di Gangs Of New York, rifiutando ogni enfatizzazione o stereotipo, privileggiando episodi staccati e momenti topici e delineando benissimo i personaggi. Istrionico come non mai Leonardo Di Caprio (con la voce italiana di Francesco Pezzulli), meritatamente candidato all'Oscar e premiato col Golden Globe ma contano anche gli altri interpreti (e i loro doppiatori): una Cate Blanchette (Cristiana Lionello) sopra le righe ma funzionale alla sua Katherine Hepburn, i camei di Jude Law (Niseem Onorato) e Willem Dafoe (Massimo Lodolo), un bravo Alec Baldwin (Paolo Buglioni) e tre ottimi attori di contorno come Danny Huston (Angelo Maggi, già sua voce in Birth), John C.
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Gli anni più importanti della vita di Howard Hughes, produttore hollywoodiano, regista di pellicole fuori dal suo tempo e pioniere dell'aviazione la cui genialità è stata minata dal disturbo compulsivo offensivo. Aiutato dalla sceneggiatura di John Logan, Scorsese li racconta con la stessa sobrietà di Gangs Of New York, rifiutando ogni enfatizzazione o stereotipo, privileggiando episodi staccati e momenti topici e delineando benissimo i personaggi. Istrionico come non mai Leonardo Di Caprio (con la voce italiana di Francesco Pezzulli), meritatamente candidato all'Oscar e premiato col Golden Globe ma contano anche gli altri interpreti (e i loro doppiatori): una Cate Blanchette (Cristiana Lionello) sopra le righe ma funzionale alla sua Katherine Hepburn, i camei di Jude Law (Niseem Onorato) e Willem Dafoe (Massimo Lodolo), un bravo Alec Baldwin (Paolo Buglioni) e tre ottimi attori di contorno come Danny Huston (Angelo Maggi, già sua voce in Birth), John C.Reilly (Franco Mannella) e Alan Alda (Dario Penne). Decorosa comparsa dellca ntanta Gwen Stefani nei panni di Jean Harlow. Non pienamente convincente l'Ava Gardner di Kate Beckinsale, valorizzata da Giuppy Izzo (già voce dell'attrice inglese in Van Helsing). Il diretto del doppiaggio Francesco Vairano è tra gli speaker dei cinegiornali.
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[+] va a pazzeà ca' pall 'e pezz
(di dave'87)
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paolo massa
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domenica 20 novembre 2005
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the aviator
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Ascesa e declino di un uomo fuori dal comune, spinto da un’inaudita passione per il cinema e l’aviazione, schiacciato da un’irrefrenabile ossessione per la pulizia e le donne: Howard Hughes, l’alter ego del nuovo film di Martin Scorsese, ci fa ripercorrere gli anni d’oro della Hollywood mondana e sprecona, tanto legata ai soldi quanto alla mera apparenza. Tutta la pellicola è un’ossessione continua, quasi a ricalcare l’esistenza di Scorsese segnata dal suo amore indissolubile per il cinema: i sogni di Hughes (costruire l’aereo più grande del mondo e produrre grandi film ad alto contenuto spettacolare) lo aiutano a superare i momenti di depressione, anche quando nessuno sembra più credere nei suoi progetti volanti.
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Ascesa e declino di un uomo fuori dal comune, spinto da un’inaudita passione per il cinema e l’aviazione, schiacciato da un’irrefrenabile ossessione per la pulizia e le donne: Howard Hughes, l’alter ego del nuovo film di Martin Scorsese, ci fa ripercorrere gli anni d’oro della Hollywood mondana e sprecona, tanto legata ai soldi quanto alla mera apparenza. Tutta la pellicola è un’ossessione continua, quasi a ricalcare l’esistenza di Scorsese segnata dal suo amore indissolubile per il cinema: i sogni di Hughes (costruire l’aereo più grande del mondo e produrre grandi film ad alto contenuto spettacolare) lo aiutano a superare i momenti di depressione, anche quando nessuno sembra più credere nei suoi progetti volanti. Lo sfarzo messo in scena è funzionale alla descrizione di un mondo (Hollywood) e di una vita (quella di Hughes), troppo frenetici e sfuggenti per essere vissuti in pace ed armonia. Ecco nascere la contraddizione di fondo: come può un uomo avere allo stesso tempo tutto e niente? Come può accadere ad un uomo di “avere” soldi, donne, prestigio, ma non “possedere” realmente nulla di tutto ciò? Ed è qui che entra in gioco l’ossessione di Hughes/Scorsese, il timore di non realizzare i propri sogni, di perdersi, di confondersi tra la folla comune: in poche parole, di essere ricordato come un semplice uomo, o meglio di non essere ricordato affatto. Anche se il film facilmente si perde nei meandri delle abitudini ossessive di Hughes (un Di Caprio da Oscar), perdendo più volte il contatto con il lato accattivante della storia (l’ipocrisia di un mondo, specchio riflesso di un’intera umanità), “The Aviator” sarà almeno ricordato come l’ennesimo ritratto cinematografico dell’”uomo secondo Scorsese”: dalla frustrazione di “Taxi Driver” alla irruenza egoistica di “Toro Scatenato”; dalle paure più recondite di “Fuori Orario” alle tentazioni “carnali” di Gesù Cristo fattosi uomo; passando per le vite violente di “Quei Bravi Ragazzi” fino al sangue versato per le strade di “Gangs of New York”; per concludere con i sogni di un aviatore (Hughes/Scorsese), pioniere di un mondo nuovo ormai alle porte, il futuro da lui sempre sognato.
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nick simon
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giovedì 29 agosto 2013
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intenso, smisurato, ossessivo
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Uno sguardo alla tormentata storia di Howard Hughes, miliardario, aviatore, regista e produttore hollywoodiano. Ambizioso e temerario, ma affetto da manie compulsive, creò un impero che visse tra gli anni ’20 e ’40, sui quali si sofferma il film, il suo periodo di massimo splendore. È un sensazionale Leonardo DiCaprio, sospeso tra fascino, angoscia e follia, a fornire un grande ritratto di questo personaggio tipicamente scorsesiano. Nella galleria degli interpreti di contorno svetta la bravissima Cate Blanchett nei panni di Katharine Hepburn. Pur accennando spesso ai disturbi che affliggevano (più o meno privatamente) Hughes, la sceneggiatura di John Logan si concentra sugli aspetti pubblici della sua vita, sui difficili rapporti sentimentali, sulle lavorazioni dei suoi film e sulla sua inventiva avveniristica.
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Uno sguardo alla tormentata storia di Howard Hughes, miliardario, aviatore, regista e produttore hollywoodiano. Ambizioso e temerario, ma affetto da manie compulsive, creò un impero che visse tra gli anni ’20 e ’40, sui quali si sofferma il film, il suo periodo di massimo splendore. È un sensazionale Leonardo DiCaprio, sospeso tra fascino, angoscia e follia, a fornire un grande ritratto di questo personaggio tipicamente scorsesiano. Nella galleria degli interpreti di contorno svetta la bravissima Cate Blanchett nei panni di Katharine Hepburn. Pur accennando spesso ai disturbi che affliggevano (più o meno privatamente) Hughes, la sceneggiatura di John Logan si concentra sugli aspetti pubblici della sua vita, sui difficili rapporti sentimentali, sulle lavorazioni dei suoi film e sulla sua inventiva avveniristica. Qua e là prolisso senza sfociare nella retorica, il racconto è scorrevole, fragoroso e scoppiettante nella prima parte, più pacato nella seconda. Magnificamente fotografato da Robert Richardson e piacevolmente musicato, si avvale di spettacolari effetti speciali, di splendidi costumi, e degli ottimi lavori alle scene ed al montaggio. “The Aviator” è un film intenso, smisurato e ossessivo: come il suo protagonista, e come la passione di Scorsese per il cinema. A metà strada tra la delusione di “Gangs of New York” e il trionfo di “The Departed”.
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fabio57
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venerdì 15 aprile 2016
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scorsese sempre grande
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I film biografici sono rischiosi, si rischia di andare quasi sempre fuori tema, raccontare poi di un personaggio cosi particolare e complesso, come Hughes è ancora più complicato.L'interpretazione di Di Caprio, mi sembra più che dignitosa,portare sullo schermo e rappresentare tutte le fobie del protagonista è impresa ardua.L'eccentrico ed estroso miliardario era affetto da una sindrome ossessivo-compulsiva, talmente grave, da indurlo ad un completo isolamento dal mondo esterno, soprattutto negli ultimi anni della sua vita.Scorsese si sofferma molto su questo tratto del carattere, come anche sulla genialità e versatilità del personaggio,imprenditore, produttore, aviatore e grande seduttore.
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fabs91
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giovedì 16 dicembre 2010
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accattivante ed introspettivo
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Entrando nell'ottica spaziale ed introspettiva di Martin Scorsese non ci si può meravigliare se si assiste ad un film del genere. La bellezza di questa pellicola è dovuta sia ad un interpretazione ottima di Di Caprio, sia all' accorttezza di Scorsese nel accattivare lo spettatore, andando a creare un personaggio dotato di un intelligenza e di un fascino fuori dal comune. Ambientato in un epoca dove le innovazioni tecnologiche accompagnavano la crescita del cinema, Hughes mescola queste due componenti, ossia la sua passione per il cinema e il suo amore verso il volo, creando qualcosa di irrefrenabile. Questa continua lotta personale di Hughes nel creare sempre qualcosa di nuovo e nello sperimentare, saranno le cause principali della sua fine.
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Entrando nell'ottica spaziale ed introspettiva di Martin Scorsese non ci si può meravigliare se si assiste ad un film del genere. La bellezza di questa pellicola è dovuta sia ad un interpretazione ottima di Di Caprio, sia all' accorttezza di Scorsese nel accattivare lo spettatore, andando a creare un personaggio dotato di un intelligenza e di un fascino fuori dal comune. Ambientato in un epoca dove le innovazioni tecnologiche accompagnavano la crescita del cinema, Hughes mescola queste due componenti, ossia la sua passione per il cinema e il suo amore verso il volo, creando qualcosa di irrefrenabile. Questa continua lotta personale di Hughes nel creare sempre qualcosa di nuovo e nello sperimentare, saranno le cause principali della sua fine. Sicuramente il momento più profiquo e bello di Hughes, riguarda la sua storia d'amore con la bella e famosa attrice Katherina Hepburn che lo sosterrà, ma lo lascierà nel suo momento piu difficile. Arriva così un periodo di crisi dovuto ad un incidente con l 'aereo e al continuo tentativo di ostruzione da parte di molte compagnie aeree, che lo porterà ad ad uno stato di paranoia e squilibrio mentale, facendolo allontanare dal mondo dei colossi. Poco dopo grazie alla collaborazione di alcuni "amici" , suoi collaboratori, esce allo scoperto , ma ormai era diventato un Hughes irriconoscibile e incapace di reggere il peso dei suoi incarichi, essendo tormentato da un insicurezza e da una carica emotiva forse troppo repressa.
Fabio Massimo Lombardi
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jacopo b98
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mercoledì 21 agosto 2013
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scorsese-dicaprio bis: che film e che attore!
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Vita, passioni, vizi e follie di Howard Hughes (1905-1976, DiCaprio), magnate del petrolio, regista di kolossal (Gli Angeli dell’Inferno, 1930, oltre quattro milioni di dollari di costo) e film scandalo (Il mio corpo ti scalderà, 1943), aviatore e soprattutto folle icona americana. Scorsese torna, dopo Gangs of New York a lavorare con il pupillo DiCaprio e realizza forse il suo miglior film degli anni 2000, insieme a The Departed (2006). È la folle epopea di un folle: Hughes è l’America, il sogno americano, come Gatsby, per certi versi. Ma alla fine la fama e le ossessioni gli danno alla testa. Ed è qui il centro del film di Scorsese che ci racconta Hollywood e l’America benestante (memorabile è la visita alla Tenuta Hepburn), così ricca, potente ed annoiata: chi dice che l’Ava Gardner della Beckinsale, come anche la Jean Harlow della Stefani, sono troppo accennate rispetto alla Hepburn della Blanchett sbaglia; Scorsese approfondisce la Blanchett perché è l’unico personaggio degno di essere approfondito, l’unico personaggio la cui vita abbia un minimo d’interesse: le altre figure dello star-sistem di Hollywood sono dei fantasmi.
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Vita, passioni, vizi e follie di Howard Hughes (1905-1976, DiCaprio), magnate del petrolio, regista di kolossal (Gli Angeli dell’Inferno, 1930, oltre quattro milioni di dollari di costo) e film scandalo (Il mio corpo ti scalderà, 1943), aviatore e soprattutto folle icona americana. Scorsese torna, dopo Gangs of New York a lavorare con il pupillo DiCaprio e realizza forse il suo miglior film degli anni 2000, insieme a The Departed (2006). È la folle epopea di un folle: Hughes è l’America, il sogno americano, come Gatsby, per certi versi. Ma alla fine la fama e le ossessioni gli danno alla testa. Ed è qui il centro del film di Scorsese che ci racconta Hollywood e l’America benestante (memorabile è la visita alla Tenuta Hepburn), così ricca, potente ed annoiata: chi dice che l’Ava Gardner della Beckinsale, come anche la Jean Harlow della Stefani, sono troppo accennate rispetto alla Hepburn della Blanchett sbaglia; Scorsese approfondisce la Blanchett perché è l’unico personaggio degno di essere approfondito, l’unico personaggio la cui vita abbia un minimo d’interesse: le altre figure dello star-sistem di Hollywood sono dei fantasmi. E The Aviator è un film pieno di fantasmi, come quelli che Hughes dice di vedere (Certe volte…vedo delle cose…che mi fanno credere di non essere normale, dice). E il fulcro del film potrebbe essere inserito nell’epica frase della Hepburn: C’è troppo Howard Hughes in Howard Hughes: una frase profetica e filosofica dell’America. E Scorsese alla fine fa impazzire il suo paese, così vittima delle paranoie, facendo impazzire DiCaprio e distruggendo l’American Dream che è in lui. E così il grande Martin, arrivato ad un genere per lui sconosciuto, supera la prova, con il massimo dei voti. Comunque una gran parte del merito è da dividersi con i vari collaboratori, la montatrice Thelma Shoonmaker, il direttore della fotografia Robert Richardson e gli scenografi (italiani) Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo; e poi con gli interpreti tutti bravi, con le punte di diamante della Blanchett, grandiosa, e DiCaprio che ci lascia un’interpretazione magistrale, testimonianza, ancora una volta del suo grande talento, e del suo coraggio: la parte di Jack in Titanic lo ha lanciato ma egli ha avuto il coraggio di andare oltre il povero innamorato del film di Cameron, andando ad affrontare parti di grande complessità, come quella di Hughes. Undici nomination agli Oscar e cinque statuette nell’anno di Million Dollar Baby: miglior attrice non protagonista (Blanchett), scenografia, fotografia, montaggio e costumi (Sandy Powell). Miglior attore quell’anno fu Jamie Foxx per Ray, interpretazione non certo superiore a quella di DiCaprio. Tre Golden Globe: miglior film, attore, colonna sonora; e quattro BAFTA, miglior film, attrice non protagonista, scenografia e trucco. Splendide musiche di Howard Shore, che alternano brani classici (Bach) a musiche originali.
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domenica 30 gennaio 2005
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marty è tornato!
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Che film bellissimo! E' un tripudio di colori, un rutilare di sogni, un volo vertiginoso nei cieli della fantasia. Mai coi piedi per terra, Martin Scorsese ci proietta in un universo prima dominato poi subito da Howard Hughes (un DiCaprio inarrivabile), sciorinando con grande classe tre ore di cinema stratosferico. Spalleggiato dalle favolose scenografie di Dante Ferretti, dalla prodigiosa fotografia di Robert Richardson, dallo splendido montaggio di Thelma Schoonmaker e dalle irresistibili musiche di Howard Leslie Shore, Scorsese muove la macchina da presa con indicibile padronanza e dirige splendidamente gli attori (la Blanchett è un vero portento), non perdendo mai il controllo della situazione.
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Che film bellissimo! E' un tripudio di colori, un rutilare di sogni, un volo vertiginoso nei cieli della fantasia. Mai coi piedi per terra, Martin Scorsese ci proietta in un universo prima dominato poi subito da Howard Hughes (un DiCaprio inarrivabile), sciorinando con grande classe tre ore di cinema stratosferico. Spalleggiato dalle favolose scenografie di Dante Ferretti, dalla prodigiosa fotografia di Robert Richardson, dallo splendido montaggio di Thelma Schoonmaker e dalle irresistibili musiche di Howard Leslie Shore, Scorsese muove la macchina da presa con indicibile padronanza e dirige splendidamente gli attori (la Blanchett è un vero portento), non perdendo mai il controllo della situazione. Togliamoci il cappello, Marty è tornato!
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ivana
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martedì 15 febbraio 2005
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deludente questo scorsese!
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Deludente davvero! Vale la pena solo guardarlo in lingua originale. Speravo in uno sguardo più appassionante sul cinema dell'epoca, in interpretazioni femminili decisamente migliori... In "Viaggio nel cinema americano" Scorsesa da prova di conoscere il cinema hollywoodiano anni trenta, e poi, che fine fa? La storia di lui appassionante ma sembra tanto una rivisazione di Bill Gates. Il genio contro la politica che opprime. Banale.
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michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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the aviator
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THE AVIATOR
regia: Martin Scorsese
Presuntuoso arrivista? Ulisse irrefrenabile? Individuo squilibrato?
La storia di Howard Hawks, aviatore, produttore e regista.La storia di un uomo, incurabilmente malato di onnipotenza, che non ammette i propri limiti e le condizioni della vita, che segue la sua strada senza fermarsi, disposto a tutto (la rovina di un patrimonio, le minacce) pur di non cedere. Un uomo che sfida anche le leggi della natura, sfiora più volte la morte e finisce mostruosamente solo nell' autodistruzionismo. E chi ha tentato, forse inconsapevolmente, di aiutarlo (Katherine Hepburn) non ha fatto altro che intensificare la sua megalomania ed il suo isolamento.
Scorsese si conferma uno dei massimi maestri del cinema.
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THE AVIATOR
regia: Martin Scorsese
Presuntuoso arrivista? Ulisse irrefrenabile? Individuo squilibrato?
La storia di Howard Hawks, aviatore, produttore e regista.La storia di un uomo, incurabilmente malato di onnipotenza, che non ammette i propri limiti e le condizioni della vita, che segue la sua strada senza fermarsi, disposto a tutto (la rovina di un patrimonio, le minacce) pur di non cedere. Un uomo che sfida anche le leggi della natura, sfiora più volte la morte e finisce mostruosamente solo nell' autodistruzionismo. E chi ha tentato, forse inconsapevolmente, di aiutarlo (Katherine Hepburn) non ha fatto altro che intensificare la sua megalomania ed il suo isolamento.
Scorsese si conferma uno dei massimi maestri del cinema. Gira e taglia come un musicista. La macchina sembra un' onda armoniosa negli interminabili piani sequenza: sale e scende conducendo lo spettatore a partecipare emotivamente allo stato d' animo del protagonista.
L' inizio è eccellente: Scorsese fellineggia nelle scene di grande "futilità" in cui non si riesce a sentire la parola.
La parte centrale, in cui assistiamo al degrado fisico e psichico del protagonista è la più intensa e introspettiva.
Il segmento finale della critica al sistema politico è forse pretestuoso ai fini del nucleo della narrazione. Rimangono tuttavia negli occhi delle sequenze memorabili e nella memoria il disegno appassionante della vita di un uomo.
VOTO ***1/2
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andrea76
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martedì 15 agosto 2006
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che fine ha fatto il talento di scorsese?
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Dopo avere visto il film mi sono chiesto dove era finito il talento del regista che in passato aveva diretto film come 'taxi driver', 'l'ultima tentazione di Cristo' e 'toro scatenato' (solo per citarne alcuni). Risposta: sparito.
O.k i soldi spesi si vedono tutti soprattutto nello splendide scenografie di Ferretti (l'unico oscar mmeritato), ma la sceneggiatura è un pò pedate e fin troppo noiosetta, Di Caprio gigioneggia e cerca di fare quel che può, la Blanchett nei panni della mitica Katherine Hepburn è di una sciatteria e pedanteria semplicemente incredibili (inoltre mi chiedo: siccome esiste già un'attrice piuttosto brava e tra l'altro almeno somigliante fisicamente alla Hepburn, e mi riferisco a Parker Posey, perchè non si è utilizzata quella?), e il suo oscar come attrice non protagonista è semplicemente patetico, anche la Beckinsale nei panni di Ava Gardner è ridicola, come tutto il resto del cast.
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Dopo avere visto il film mi sono chiesto dove era finito il talento del regista che in passato aveva diretto film come 'taxi driver', 'l'ultima tentazione di Cristo' e 'toro scatenato' (solo per citarne alcuni). Risposta: sparito.
O.k i soldi spesi si vedono tutti soprattutto nello splendide scenografie di Ferretti (l'unico oscar mmeritato), ma la sceneggiatura è un pò pedate e fin troppo noiosetta, Di Caprio gigioneggia e cerca di fare quel che può, la Blanchett nei panni della mitica Katherine Hepburn è di una sciatteria e pedanteria semplicemente incredibili (inoltre mi chiedo: siccome esiste già un'attrice piuttosto brava e tra l'altro almeno somigliante fisicamente alla Hepburn, e mi riferisco a Parker Posey, perchè non si è utilizzata quella?), e il suo oscar come attrice non protagonista è semplicemente patetico, anche la Beckinsale nei panni di Ava Gardner è ridicola, come tutto il resto del cast. Spero che Scorsese si riprenda e non si faccia abbagliare dai soldi quando farà il prossimo film: semplicemente penoso! Era quasi meglio 'l'uomo che non sapeva amare' tratto dal romanzo di Harold Robbins e sempre ispirato alla figura di Hughes.
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[+] sei solo uno sfigato...
(di bexi)
[ - ] sei solo uno sfigato...
[+] bexi, sei il mio idolo!
(di agodev)
[ - ] bexi, sei il mio idolo!
[+] d'accordo con te
(di vale ´93)
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