carloalberto
|
venerdì 12 novembre 2021
|
il meno riuscito della trilogia
|
|
|
|
Pusher II - Sangue sulle mie mani è il meno riuscito della trilogia dedicata dal regista Nicolas Winding Refn alla Copenaghen nera, a quella realtà invisibile e sotterranea del mondo malavitoso che ruota attorno al traffico di droga nella capitale danese. È il seguito del primo e si concentra sulla storia di uno dei due protagonisti di Pusher – L’inizio, interpretato da uno straordinario Mads Mikkelsen.
L’atmosfera cupa e l’ambientazione asfittica in squallidi locali notturni o nell’ufficio, sempre in penombra, di un’autorimessa, che funge da ricovero per auto rubate, rispecchiano l’animo tetro dei personaggi.
[+]
Pusher II - Sangue sulle mie mani è il meno riuscito della trilogia dedicata dal regista Nicolas Winding Refn alla Copenaghen nera, a quella realtà invisibile e sotterranea del mondo malavitoso che ruota attorno al traffico di droga nella capitale danese. È il seguito del primo e si concentra sulla storia di uno dei due protagonisti di Pusher – L’inizio, interpretato da uno straordinario Mads Mikkelsen.
L’atmosfera cupa e l’ambientazione asfittica in squallidi locali notturni o nell’ufficio, sempre in penombra, di un’autorimessa, che funge da ricovero per auto rubate, rispecchiano l’animo tetro dei personaggi. Poche le riprese in esterni e quasi sempre di notte, ai margini di una città di cui non si scorgono nemmeno le luci, in una periferia disumana e senza speranza di riscatto. Atmosfere che saranno rese similmente in qualche episodio della serie Gomorra per descrivere icasticamente un altro ambiente criminale.
Il plot è incentrato sul rapporto tra lo stralunato Mikkelsen, appena uscito di galera, ed il padre anaffettivo, tutto preso dai suoi loschi affari ed innamorato dell’altro figlio avuto da una nuova compagna. Emarginato tra gli emarginati, il protagonista cerca invano l’amore ed il rispetto, parola che ha emblematicamente tatuata sulla nuca, degli altri e soprattutto di suo padre.
Il finale tragico ed annunciato devia, nell’ultima sequenza, nel patetico, senza che il film sia riuscito a trasmettere empaticamente il dramma del protagonista, come nel primo Pusher, non già per mancanza di doti attoriali da parte di Mikkelsen, quanto per la estremizzazione del carattere del suo personaggio che rende impossibile l’immedesimazione nella sua storia e per la dispersione della tensione in personaggi minori appena abbozzati superficialmente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
onufrio
|
venerdì 17 aprile 2020
|
sangue sulle mie mani
|
|
|
|
Secondo Capitolo della trilogia di Refn. Con Frank ancora scomparso, il protagonista stavolta è l'amico Tonny, interpretato da Mads Mikkelsen. L'uomo, uscito di galera, ha ormai perso i contatti con il giro della droga, e si rivolge così al padre, Smeden, per fare qualche soldo sempre con lavoretti poco onesti. Come se non bastasse, Tonny è diventato padre, prima di entrare in carcere mise incinta una prostituta che ora pretende il mantenimento del figlio.
|
|
[+] lascia un commento a onufrio »
[ - ] lascia un commento a onufrio »
|
|
d'accordo? |
|
francismetal
|
martedì 21 novembre 2017
|
neorealismo danese?
|
|
|
|
La regia mi ricorda Lars Von Trier, ma è meno caotica e pseudo-amatoriale. Dà un senso di realismo che è azzeccato, rende bene l'idea dello squallore in cui vive il protagonista. Droga, furti, prostitute, uscire dal carcere per lui non è stato diverso da uscire da una stanza, vai fuori e tutto è normale.
Micidiale la scena delle due prostitute, micidiale perché quello squallore è perfettamente adatto a ciò che si vuole rappresentare.
A me fa pena il povero bambino che ha avuto quella tipa, che sostiene che sia del protagonista, ma vuole solo soldi, chissà. E' assurdo che voglia fumare mentre allatta, o comunque alla presenza del bambino, ma che schifo.
[+]
La regia mi ricorda Lars Von Trier, ma è meno caotica e pseudo-amatoriale. Dà un senso di realismo che è azzeccato, rende bene l'idea dello squallore in cui vive il protagonista. Droga, furti, prostitute, uscire dal carcere per lui non è stato diverso da uscire da una stanza, vai fuori e tutto è normale.
Micidiale la scena delle due prostitute, micidiale perché quello squallore è perfettamente adatto a ciò che si vuole rappresentare.
A me fa pena il povero bambino che ha avuto quella tipa, che sostiene che sia del protagonista, ma vuole solo soldi, chissà. E' assurdo che voglia fumare mentre allatta, o comunque alla presenza del bambino, ma che schifo...
Nel complesso è un bel film che rivedrei.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francismetal »
[ - ] lascia un commento a francismetal »
|
|
d'accordo? |
|
lebl�nc
|
sabato 6 febbraio 2016
|
refn raddoppia la dose
|
|
|
|
Refn torna agli esordi con un piccolo capolavoro , superando i già elevatissimi standard di coinvolgimento da parte dello spettatore del primo Pusher e rilancia con una storia di redezione in cui il sangue viene lavato con il sangue e i buoni non fanno neppure una comparsa sullo schermo .
Meno scioccante ma più viscerale del suo predecessore , Pusher 2 punta nuovamente su macchina a spalla e luci al neon nella notte per ottenere un atmosfera densissima e una tensione da ricordare al pari dei cult horror/thriller.
Le prodezze visive di Refn però non sono fini a se stesse ma portano il duo cinepresa/occhio dello spettatore a fare un viaggio in una giungla urbana mantenendo sempre uno sguardo cinico e distaccato , unica barriera tra lo spaccato che ci offre il regista danese e il pubblico .
[+]
Refn torna agli esordi con un piccolo capolavoro , superando i già elevatissimi standard di coinvolgimento da parte dello spettatore del primo Pusher e rilancia con una storia di redezione in cui il sangue viene lavato con il sangue e i buoni non fanno neppure una comparsa sullo schermo .
Meno scioccante ma più viscerale del suo predecessore , Pusher 2 punta nuovamente su macchina a spalla e luci al neon nella notte per ottenere un atmosfera densissima e una tensione da ricordare al pari dei cult horror/thriller.
Le prodezze visive di Refn però non sono fini a se stesse ma portano il duo cinepresa/occhio dello spettatore a fare un viaggio in una giungla urbana mantenendo sempre uno sguardo cinico e distaccato , unica barriera tra lo spaccato che ci offre il regista danese e il pubblico .
È un insieme di flebili eppure indissolubili rapporti umani a fare da motore alla vicenda , in particolare tra padri e figli .
Unico avvertimento non è una pellicola per chi cerca un passatempo per due ore , in ogni caso speriamo in un futuro più roseo anche in Italia per il duo Refn/Mikkelsen.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lebl�nc »
[ - ] lascia un commento a lebl�nc »
|
|
d'accordo? |
|
alessandro rega
|
mercoledì 2 aprile 2014
|
un altra dose di refnina !
|
|
|
|
Refn riesce dal primo momento a puntare dritto all'occhio ed all'animo dello spettatore con un piano sequenza che di delizioso ha ben poco,ma un po' tutto il film è sporco e rozzo, però esso è volutamente tale. Subito prende il via il film con il nostro Tonny che esce di galera e si ritrova a correre, in un mondo in una Copenaghen in mano alla criminalità ed al traffico di droga. E' infatti ancora Copenaghen lo sfondo perfetto per questa nuova storia di Refn, il luogo non troppo mostrato (molte scene sono girate in interni), ma sicuramente approfondito alla perfezione, perché l'inferno Refn ce lo dimostra in ambienti chiusi e claustrofobici, non rinunciando a dare il colore e il suo effetto all'immagine (in tutti i sensi).
[+]
Refn riesce dal primo momento a puntare dritto all'occhio ed all'animo dello spettatore con un piano sequenza che di delizioso ha ben poco,ma un po' tutto il film è sporco e rozzo, però esso è volutamente tale. Subito prende il via il film con il nostro Tonny che esce di galera e si ritrova a correre, in un mondo in una Copenaghen in mano alla criminalità ed al traffico di droga. E' infatti ancora Copenaghen lo sfondo perfetto per questa nuova storia di Refn, il luogo non troppo mostrato (molte scene sono girate in interni), ma sicuramente approfondito alla perfezione, perché l'inferno Refn ce lo dimostra in ambienti chiusi e claustrofobici, non rinunciando a dare il colore e il suo effetto all'immagine (in tutti i sensi). Quella di Tonny è una vera e propria discesa negli inferi, tuttavia non si può dire che egli parta dal paradiso e cali a picco man mano. L'ambiente in cui è sempre cresciuto (perché anche il padre è un criminale) e l'educazione che ha avuto è sempre stata criminale e suo malgrado si è ritrovato coinvolto in una marea di situazioni disastrose, senza mai aver trovato un suo posto, a girovagare nelle tenebre senza un suo ruolo preciso. Tutto ciò fa parte del personaggio di Tonny e lo accompagna per tutto il film, la cosa grande di questo personaggio è che non poteva essere scelto un volto ed un fisico migliore di quello di Mikkelsen che qui è al massimo della sua forma ed offre una di quelle interpretazioni che ti fanno pensare che non sia sul serio egli stesso il personaggio. La violenza è presente anche in maniera molto esplicita, essa disturba lo spettatore, ma allo stesso tempo lo affascina, non si può negare che ad un vero appassionato di film d'azione questo film non possa non piacere; poiché è comunque pulp e c'è tanta action. Nonostante Refn faccia un ampio utilizzo di piano sequenza e renda molto reale il film, non si può dire che a tratti la violenza non sia estetizzata, né d'altro canto si può negare che sia forte e che evidenzi il forte ambiente nel quale hanno luogo le vicende. Oltre alla violenza, questa doppia faccia della violenza (e come elemento di intrattenimento e come crudo realismo che fa riflettere) è gestita ottimamente da Refn anche tramite i dialoghi dei personaggi, che contribuiscono a migliorare una sceneggiatura già perfetta.
La citazione al primo film si evince facilmente, nella scena in cui esce Milo (un boss che già uscì nello scorso film) che cita anche Frank, protagonista del precedente capitolo. Ma il personaggio di Tonny, pur essendo simile agli altri di Refn e nonostante il lungometraggio segua come al solito la sua psicologia (plot narrativo di cui forse Refn abusa leggermente), è a sé stante e comunque piuttosto originale, oltre che scritturato e recitato in maniera formidabile !
Il bambino in arrivo è forse l'unico elemento che può dare scopo a Tonny ed alla sua vita...con il bambino ha anche luogo l'unica scena in cui Tonny mostra tenerezza, abbracciandolo e portandoselo con sé fino all'inquadratura finale.
L'emozione che si prova durante e dopo il film è alta, l'adrenalina non ti mola neanche un attimo per tutto il film, però ti viene anche da riflettere e parecchie scene ti disturbano, per me questo è il film d'azione perfetto che dovrebbe essere mostrato ai vari Statham, Van Damme, Stallone e chi più ne ha più ne metta. Come avrebbe riconfermato successivamente con Drive, qui Refn confeziona un'opera sua, libera da cliché e stereotipi, un'opera notevole in tutti i sensi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alessandro rega »
[ - ] lascia un commento a alessandro rega »
|
|
d'accordo? |
|
alescio92
|
giovedì 30 maggio 2013
|
bellissimo.
|
|
|
|
Bellissimo film, migliore a parer mio del primo pusher, bravissimo Mads.
|
|
[+] lascia un commento a alescio92 »
[ - ] lascia un commento a alescio92 »
|
|
d'accordo? |
|
|