claudia
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lunedì 20 agosto 2007
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una storia che non ha tempo
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Innanzitutto non è possibile essere tanto OTTUSI da pretendere l'ASSOLUTA corrispondenza tra un'opera e il suo "adattamento" soprattutto poi quando essa è LIBERAMENTE TRATTA. In Italia c'è la tendenza a chiudere l'arte in compartimenti stagni senza capire che si può prendere spunto da qualcosa per raccontare qualcos'altro. Venendo a noi dirò che il film si apre con la poesia in musica di De Andrè "Le passanti" ( purtroppo per i puristi non ha scelto un brano d’epoca,eh (ironicamente si intende), demodè) che ben si attaglia alle immagini (un treno i cui vagoni ospitano un’ umanità sconosciuta i cui sguardi si sommano dando come risultato una profonda solitudine) e non solo. Si attaglia anche al senso,certo non a quello concreto (di corna come si direbbe oggi) ma a quello sfumato,appartenente alle categorie del desiderio,dell'occasione che a distanza di anni ti si presenta inattesa e che (come appunto ci dice De Andrè) si rimpiangerà,prima o poi.
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Innanzitutto non è possibile essere tanto OTTUSI da pretendere l'ASSOLUTA corrispondenza tra un'opera e il suo "adattamento" soprattutto poi quando essa è LIBERAMENTE TRATTA. In Italia c'è la tendenza a chiudere l'arte in compartimenti stagni senza capire che si può prendere spunto da qualcosa per raccontare qualcos'altro. Venendo a noi dirò che il film si apre con la poesia in musica di De Andrè "Le passanti" ( purtroppo per i puristi non ha scelto un brano d’epoca,eh (ironicamente si intende), demodè) che ben si attaglia alle immagini (un treno i cui vagoni ospitano un’ umanità sconosciuta i cui sguardi si sommano dando come risultato una profonda solitudine) e non solo. Si attaglia anche al senso,certo non a quello concreto (di corna come si direbbe oggi) ma a quello sfumato,appartenente alle categorie del desiderio,dell'occasione che a distanza di anni ti si presenta inattesa e che (come appunto ci dice De Andrè) si rimpiangerà,prima o poi. La trama è tutta qui,poco importa la cornice storica del libro di Cassola. Non è questa che conta,contano i sentimenti che si sprigionano in modo leggero ma intenso in un contesto PERFETTAMENTE ricostruito nei colori,nei costumi,nella fotografia (Luca Bigazzi è sempre una garanzia di qualità),in una bellissima Livorno. Il punto di vista della moglie non c’è e non ci doveva essere perché è una favola a 2.Capisco che nella realtà sia doloroso,tragico ma il cinema può rendere ancora la magia se è ben fatto.
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tina galante
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lunedì 22 gennaio 2007
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adulterio piccolo borghese
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Il lungometraggio tratto da un romanzo di Cassola parla della storia d’amore tra Giovanni e Maria. È una relazione tormentata il cui Leitmotiv è rappresentato dal “ritrovarsi” costantemente. Iniziata come avventura di gioventù, rinasce quando Giovanni è ormai sposato e padre di famiglia. Tutta la storia viaggia sulle note della nostalgia conferendo al film una sorta di immobilismo ed una povertà di dialoghi. Lunghe scene silenziose dove si distingue una superba fotografia, non riescono a rendere ragione del tormento d’amore. La nostalgia è comunque vissuta tutta al maschile. È Giovanni che ricorda, che continuamente rimpiange il passato ricercandolo senza sosta. La figura femminile ne esce sbiadita, priva di connotati.
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Il lungometraggio tratto da un romanzo di Cassola parla della storia d’amore tra Giovanni e Maria. È una relazione tormentata il cui Leitmotiv è rappresentato dal “ritrovarsi” costantemente. Iniziata come avventura di gioventù, rinasce quando Giovanni è ormai sposato e padre di famiglia. Tutta la storia viaggia sulle note della nostalgia conferendo al film una sorta di immobilismo ed una povertà di dialoghi. Lunghe scene silenziose dove si distingue una superba fotografia, non riescono a rendere ragione del tormento d’amore. La nostalgia è comunque vissuta tutta al maschile. È Giovanni che ricorda, che continuamente rimpiange il passato ricercandolo senza sosta. La figura femminile ne esce sbiadita, priva di connotati. Maria è solamente colei che si dà, e colei che dà. Del suo mondo, della sua sofferenza, nel film non v’è traccia, tranne una lacrima che solca il viso in una sola inquadratura. Maria sorride, sorride sempre. È una figura silenziosa che vive nell’ombra di un rapporto clandestino. Riesce ad uscirne solo quando la realtà le si prospetta con la crudezza della verità. Rimane inalterato l’egoismo maschile, che tutto pretende e nulla dà. Giovanni comincia la relazione attratto soprattutto dal profumo del sesso, ed è solo questo aspetto che lo coinvolge inizialmente. Poi, Maria diventa la sua ossessione, se ne innamora e arriva a considerarla una sorta di proprietà privata. Il regista si sofferma sulla sua sofferenza. Indugia compiaciuto nel dolore della rinuncia ad un amore. Tuttavia il sentimento di Giovanni per Maria ha ben poco della vera passione, al primo ostacolo arranca e si ferma. Ciò che ne esce fuori è un banalissimo adulterio dai connotati piccolo borghesi tipico dell’Italia fascista. Giovanni è un grigio impiegato di banca, con tutti i limiti e le miserie di chi non è disposto a barattare le proprie precarie sicurezze, con qualcosa di grandioso, come dovrebbe essere il vero amore. L’espressione inebetita di Accorsi rende ancora più pregnante l’indifferenza del protagonista nella conduzione banale della sua trasgressione extraconiugale. Il film si chiude con un finale aperto, che lascia intravedere una possibilità di riscatto per la coppia di amanti regolata, anche, da una sorta di legge del contrappasso.
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gabriella
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mercoledì 16 luglio 2014
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l'amore rinnovato
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Tratto da un racconto di Cassola “ una relazione”, in cui i nomi dei protagonisti vengono invertiti, infatti nel libro sono Mario e Giovanna, Carlo Mazzacurati, racconta la storia di Maria e Giovanni nella Toscana degli anni 30. Giovanni incontra casualmente alla stazione , Maria, con la quale anni prima aveva avuto una fugace storia d'amore, desideroso di ripetere l'esperienza, organizza un incontro con la ragazza. Maria accetta, però nel tempo è cambiata, non più la ragazza “facile” di un tempo, dimostra un sentimento profondo e maturo per Giovanni, sentimento che pian piano viene condiviso anche dall'uomo, così che tra i due nasce una relazione, essendo lui sposato e con un figlio. La storia tra i due è perennemente in bilico tra burrascosi litigi e momenti di intensa passione in una Livorno illuminata dall'ottima fotografia di Luca Bigazzi.
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Tratto da un racconto di Cassola “ una relazione”, in cui i nomi dei protagonisti vengono invertiti, infatti nel libro sono Mario e Giovanna, Carlo Mazzacurati, racconta la storia di Maria e Giovanni nella Toscana degli anni 30. Giovanni incontra casualmente alla stazione , Maria, con la quale anni prima aveva avuto una fugace storia d'amore, desideroso di ripetere l'esperienza, organizza un incontro con la ragazza. Maria accetta, però nel tempo è cambiata, non più la ragazza “facile” di un tempo, dimostra un sentimento profondo e maturo per Giovanni, sentimento che pian piano viene condiviso anche dall'uomo, così che tra i due nasce una relazione, essendo lui sposato e con un figlio. La storia tra i due è perennemente in bilico tra burrascosi litigi e momenti di intensa passione in una Livorno illuminata dall'ottima fotografia di Luca Bigazzi. Mazzacurati accarezza con tono lieve la malinconia dei due amanti, ha lo sguardo tenero mentre scava tra gli interstizi dell'anima, accompagna questo amore pendolare tra il grigiore della quotidianità, tra lo sferragliare dei treni e le vie scure e le feste paesane, dove tutto diventa eterno nella sua provvisorietà. A differenza del libro di Cassola e del suo stile essenziale e ruvido, il regista veneto descrive i protagonisti con sfumature gentili, l'incornicia in una foto di altri tempi in una poesia che esprime quello che si sente, dove le speranze urtano con le asperità della vita.Una storia di provincia, dignitosa nella sua difficoltà col coraggio della rinuncia di un amore, che si fa bastare un attimo fugace di felicità. Ho letto parecchie critiche negative riguardo il lavoro di Mazzacurati, dalle quali mi dissocio fermamente, perchè è un film scritto con il cuore, con semplicità, con profondità e sensibilità.
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enoc
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martedì 22 marzo 2005
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un anemico feuilleton
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Difficile trovare parole che non siano insulti per questo anemico feuilleton privo di passione, intensità ed essenzialità cinematografica. Mazzacurati gioca a fare Leconte ma non ci si avvicina neanche per sbaglio. La fotografia patinata, la ricostruzione leziosa, gli accenti languidamente erotici, le separazioni improvvise, la colonna sonora suadente: tutto contribuisce a fare di questa pellicola un melodramma laccato e accademico senza il benché minimo scatto di autenticità. Orribilmente impomatato, Accorsi ciondola da una parte all'altra con imbambolata inettitudine, forse incredulo che lo facciano ancora lavorare, Maya Sansa attraversa l'intero film con un sorriso sforzato stampato in faccia (grande prova attoriale di resistenza) e il poeta-ferroviere Marco Messeri declama rime stilnovistiche con raffinata galanteria, tanto per rinverdire i fasti della macchietta.
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Difficile trovare parole che non siano insulti per questo anemico feuilleton privo di passione, intensità ed essenzialità cinematografica. Mazzacurati gioca a fare Leconte ma non ci si avvicina neanche per sbaglio. La fotografia patinata, la ricostruzione leziosa, gli accenti languidamente erotici, le separazioni improvvise, la colonna sonora suadente: tutto contribuisce a fare di questa pellicola un melodramma laccato e accademico senza il benché minimo scatto di autenticità. Orribilmente impomatato, Accorsi ciondola da una parte all'altra con imbambolata inettitudine, forse incredulo che lo facciano ancora lavorare, Maya Sansa attraversa l'intero film con un sorriso sforzato stampato in faccia (grande prova attoriale di resistenza) e il poeta-ferroviere Marco Messeri declama rime stilnovistiche con raffinata galanteria, tanto per rinverdire i fasti della macchietta. Un film decisamente necessario.
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charlie94
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venerdì 17 agosto 2018
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un film nostalgico.
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Film nostalgico che sfiora la tragedia individuale di un amore più che ritrovato, direi rubato. Rubato ad una giovane donna e ad una famiglia appena formata. Sfiora la tragedia del fascismo e della guerra. Immagini suggestive di luoghi e di cose, di un treno della memoria che ti prende al cuore. Le facce dei due attori, che sappiamo essere pur bravi, purtroppo sembrano quasi meravigliate ed estranee al film stesso. I corpi partecipano, le facce invece sono altrove.
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