jacopo b98
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lunedì 10 giugno 2013
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un kolossal d'autore che stupisce e fa riflettere
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1805: il capitano inglese Jack Aubrey (Crowe) si trova nell’Atlantico, quando viene attaccato dalla potente nave francese Acheron, più moderna e meglio armata della sua. Inizia un inseguimento che lo porterà fino alle Galapagos, nel Pacifico, in cui il comandante potrà far affidamento solo sulla strategia. Verrà così ossessionato dal vascello nemico che, pur di sconfiggerlo, sarà disposto anche a sacrificare molti dei suoi uomini, oltre alla propria amicizia con il medico di bordo (Bettany). Imponente kolossal marinaresco, questa opera tratta dai romanzi di Patrick O’Brian, è una riflessione sul peso del potere e sulla responsabilità del comando.
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1805: il capitano inglese Jack Aubrey (Crowe) si trova nell’Atlantico, quando viene attaccato dalla potente nave francese Acheron, più moderna e meglio armata della sua. Inizia un inseguimento che lo porterà fino alle Galapagos, nel Pacifico, in cui il comandante potrà far affidamento solo sulla strategia. Verrà così ossessionato dal vascello nemico che, pur di sconfiggerlo, sarà disposto anche a sacrificare molti dei suoi uomini, oltre alla propria amicizia con il medico di bordo (Bettany). Imponente kolossal marinaresco, questa opera tratta dai romanzi di Patrick O’Brian, è una riflessione sul peso del potere e sulla responsabilità del comando. Scritto dal regista con John Colee, ha ottenuto un ottimo successo di critica e pubblico (oltre duecento milioni di incasso totale, anche se agli Oscar, dove concorreva in dieci categorie (tra cui miglior film e regia), ha dovuto soccombere alle undici nomination (poi diventate tutte statuette) de Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re, accontentandosi dei premi per la miglior fotografia (Russell Boyd) e i migliori effetti sonori (categorie in cui il kolossal di Peter Jackson non era nominato). La sua solidità sta nel mischiare sapientemente il film d’avventura, il film di guerra (qui marina) e il dramma esistenziale, qui vissuto dal tormentato Aubrey, interpretato da un bravissimo Crowe: esemplare è la scena in cui un marinaio, durante una tempesta, cade in mare con l’alberatura e il capitano è costretto a tagliare le funi che lo tenevano legato alla nave, per evitare l’affondamento del veliero. Molti i temi cari al regista: il coraggio, il potere, la morte, la violenza, l’eroismo, l’amicizia (virile) e la formazione. Magnifico scenograficamente, splendidamente fotografato (memorabili le riprese delle Galapagos) e ben interpretato (merita la citazione, oltre a Crowe, almeno Bettany). Weir ci mette del suo con una regia potente e sicura, che non tralascia particolari, e tende al grande spettacolo. È un film per il grande pubblico camuffato, bene, da film d’autore.
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sciarada
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giovedì 8 gennaio 2004
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3 stelle e mezzo!
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Questo sarebbe il voto + giusto, ma non c'è fra le scelte!
2 navi che si inseguono e si combattono ( il film sotto questo aspetto potrebbe ricordare il film I duellanti) in mezzo all'oceano. Un affresco accurato di quella che era la vita a bordo nei tempi che furono. Oltre questo una trama mescolata comunque con sapienza anche se qualche perplessità rimane (possibile che in mezzo all'oceano si incontrino sempre questi 2… eppure è così grande! e poi la scena del suicidio tenendosi la palla di cannone non sembra verosimile...potevano fargliela legare al collo!) a parte questo troverete azione a volontà, coraggio e grinta in questo film che anche se non è un capolavoro rimane una buona pellicola natalizia.
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fabrizio pezzola
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martedì 13 gennaio 2004
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sopravvalutato
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Chi conosce il cinema sa come si gira tecnicamente un film. La bravura di un regista a mio avviso, sta nel ricercare di portare sullo schermo la più fedele verosimiglianza dell’interpretazione dei propri attori oltre che della messa in scena.
In Master And Commander l’unica cosa verosimile sono le scene di guerra, la splendida scenografia e la superba fotografia che meriterebbero da sole un 5 stelle ognuno.
Sembrerebbe che Weir però abbia poco curato l’interpretazione dell’intero cast.
Se il titolo del soggetto fosse stato “una gita ai confini del mare” sicuramente si sarebbe potuto essere più indulgenti. In alcuni momenti (solo acuti osservatori se ne possono accorgere) si può notare che alcune scene distaccate erano meglio interpretate.
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Chi conosce il cinema sa come si gira tecnicamente un film. La bravura di un regista a mio avviso, sta nel ricercare di portare sullo schermo la più fedele verosimiglianza dell’interpretazione dei propri attori oltre che della messa in scena.
In Master And Commander l’unica cosa verosimile sono le scene di guerra, la splendida scenografia e la superba fotografia che meriterebbero da sole un 5 stelle ognuno.
Sembrerebbe che Weir però abbia poco curato l’interpretazione dell’intero cast.
Se il titolo del soggetto fosse stato “una gita ai confini del mare” sicuramente si sarebbe potuto essere più indulgenti. In alcuni momenti (solo acuti osservatori se ne possono accorgere) si può notare che alcune scene distaccate erano meglio interpretate. Sapete che “in genere” un film non si gira di continuo ma a secondo delle esigenze di scenografia e/o location e/o piano di lavorazione?
Ebbene in alcuni momenti si notava maggior ispirazione dello stesso Crowe. E questo non deve mai accadere.
Altra cosa orribile: durante una tempesta si nota dall’esterno che la nave era sballottolata per circa 70 gradi a sinistra e 70 a destra. Quando si passava all’inquadratura su Crowe che parlava con i suoi
“colleghi” i personaggi oscillavano di circa 10 gradi… e da come parlavano rilassati sembrava che si stessero facendo una bella doccia fresca….
Pertanto in soldini all’interpretazione do’ una stella… facendo la media ecco le tre stelle. Che a mio avviso significa buon film ma niente di più.
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luca
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mercoledì 7 gennaio 2004
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piatto
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Mi sento un po' un deficiente leggendo tutte queste recensioni positive. Kolossal con la K maiuscola, contenuti, scenografia, visione. Non ho colto tanta ricchezza di fondo. E restituire l'epica e le battaglie di mare al pubblico di adesso mi è sembrata un'impresa persa in partenza di fronte a tanto diluvio di effetti tecnologici. I giornalisti si risvegliano e lo inseguono, il consenso delle masse, ma ormai i giochi son cambiati e queste guardano da un'altra parte.
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