Tre mogli |
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Un film di Marco Risi.
Con Iaia Forte, Francesca D’Aloja, Silke, Silke Klein.
continua»
Commedia,
durata 90 min.
- Italia 2001.
- 01 Distribution
uscita venerdì 26 ottobre 2001.
MYMONETRO
Tre mogli
valutazione media:
3,10
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Dopo il fallimento immeritato del grottesco L'ultimo capodanno, Marco Risi torna al cinéma de papa con un prodotto più facile e digeribile, nel solco della commedia all'italiana. Sarà magari per esorcismo, ma Tre mogli inizia e finisce proprio l'ultima notte dell'anno: la prima volta è Capodanno nel prologo, quando le protagoniste scoprono che i rispettivi mariti se la sono svignata con un bel po' di miliardi rubati alla banca in cui lavoravano; la seconda nell'epilogo, dove le ritroviamo trasformate e migliorate dalle avventure che hanno vissuto. La sofisticata Beatrice (Francesca D'Aloja), moglie del direttore, l'imbranata Bianca (Iaia Forte), coniugata col cassiere, e la sgallettata Billie (Silke), sposata alla guardia giurata, fanno uno strano terzetto sulle tracce dei mariti in fuga, che qualcuno ha avvistato a Buenos Aires. Dapprima si detestano, poi fanno amicizia e partono insieme per la Patagonia. Frattanto scoprono che il mondo è molto più grande, e in fondo accogliente, di quanto avessero immaginato nelle loro (apparentemente) protette vite precedenti. Scritto da Silvia Napolitano, Tre mogli è una variante nazionale di buddy movie non nuova per il nostro cinema, che negli anni Sessanta portò la commedia in trasferta esotica con film come Il gaucho di Dino Risi o Riusciranno i nostri eroi...di Ettore Scola. La novità, in quello di Risi jr., è la declinazione tutta al femminile: sostituzione non priva di significato, per un genere che nacque e prosperò sul carisma di attori come Sordi, Gassman, Manfredi. Se il cast maschile è ridotto a poco più di una "spalla" (Greg, nella parte di un poliziotto perseguitato al telefonino dalla fidanzata), la D'Aloja e la Forte la fanno da mattatrici; però scontano lo schematismo di ruoli eccessivamente tipizzati (la "stronza" borghese troppo sicura di sé e la proletaria spaventata dal mondo). Divertimento ragionevole, causticità e satira praticamente assenti, happy-end consolatorio per tutti.
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