Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore
Nel titolo del film di Jafar Panahi c’è, implicito, il senso del suo intrecciarsi di racconti e insieme c’è la sua struttura. Quello e questa s'annunciano circolari: inizio e fine s’incontreranno e si confonderanno. In platea ci aspettiamo che il buio, un ulteriore nero totale, occupi di nuovo lo schermo a conclusione di queste storie di donne. E ci aspettiamo anche che siano, esse stesse, condannate a chiudersi ognuna in sé, a nascere dal buio e poi a tornarci. C’è, nella "prevedibilità" di stile e di narrazione che subito ci si dichiara, l'impronta del cinema di Panahi, così come abbiamo imparato a conoscerlo nei due film precedenti: Il palloncino bianco (1995, splendida, piccola opera d'esordio) e Lo specchio (1997). [...]
di Roberto Escobar, articolo completo (4487 caratteri spazi inclusi) su Il Sole-24 Ore 17 settembre 2000