evildead
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domenica 13 dicembre 2015
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l'uomo dei miracoli
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Non ricordo per l'ennesima volta la trama di questo meraviglioso film; sottolineo invece quanto tutto funzioni a meraviglia: regia,fotografia,attori ,sceneggiatura ,montaggio,oltre,naturalmente la stupenda storia di King. Un film da vedere almeno una volta nella vita ,che rimane dentro , fa riflettere ed e' veramente liberatorio lasciarsi andare alle lacrime ,come e quando si vuole.
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orione95
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mercoledì 9 dicembre 2015
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la lenta agonia della vita
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Tratto dall'omonimo e celebre romanzo di Stephen King, "Il miglio verde" parafrasa l'inesorabile e lento scorrere di questa lunga agonia che è la vita nel buio del braccio della morte. Un Tom Hanks (il secondino Paul Edgecomb), che riporta alla mente lo splendore del suo Forrest Gump, e un Michael Clarke Duncan (il detenuto John Coffey), consacrato all'immortalità da una recitazione gravida di pathos, le due stelle più brillanti del firmamento composto da Frank Darabont in questa sua creatura, le quali illuminano di riflesso un giovane e promettente Sam Rockwell (il detenuto "Wild Bill" Wharton). "Il miglio verde" si fa portavoce della spietata crudeltà di uno Stato che, per dimostrare che uccidere è sbagliato, uccide chi ha ucciso, mettendo a nudo l'insensatezza di una giustizia che di giusto ha ben poco nel suo essere "garantita" da un sistema giudiziario che spesso, troppo spesso, finisce col punire degli innocenti imputando loro crimini mai commessi.
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Tratto dall'omonimo e celebre romanzo di Stephen King, "Il miglio verde" parafrasa l'inesorabile e lento scorrere di questa lunga agonia che è la vita nel buio del braccio della morte. Un Tom Hanks (il secondino Paul Edgecomb), che riporta alla mente lo splendore del suo Forrest Gump, e un Michael Clarke Duncan (il detenuto John Coffey), consacrato all'immortalità da una recitazione gravida di pathos, le due stelle più brillanti del firmamento composto da Frank Darabont in questa sua creatura, le quali illuminano di riflesso un giovane e promettente Sam Rockwell (il detenuto "Wild Bill" Wharton). "Il miglio verde" si fa portavoce della spietata crudeltà di uno Stato che, per dimostrare che uccidere è sbagliato, uccide chi ha ucciso, mettendo a nudo l'insensatezza di una giustizia che di giusto ha ben poco nel suo essere "garantita" da un sistema giudiziario che spesso, troppo spesso, finisce col punire degli innocenti imputando loro crimini mai commessi. Ed è proprio la parabola dell'innocenza martirizzata il gigante buono John Coffey, che a causa del colore della pelle e della mole spaventosa diviene capro espiatorio di un omicidio orrendo da lui mai commesso. Esattamente come il Cristo, Coffey si immola per la redenzione degli uomini, affinché il suo messaggio di bontà penetri nel male del mondo e insieme sopravviva al tempo nei panni di un uomo e di un topo (ebbene si, perché la vita è sacra in tutte le sue forme).
Applausi sinceri spettano anche al Newman per la sua colonna sonora che molto efficacemente accompagna l'andamento triste e malinconico della vicenda, la quale peraltro riesce nella titanica impresa di prolungarsi per ben tre ore senza presentare alcun momento di stanca, facendo in tal modo assurgere "Il miglio verde" nell'Olimpo dei cult del cinema anni 90.
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orione95
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domenica 6 dicembre 2015
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la lenta agonia della vita
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Tratto dall'omonimo e celebre romanzo di Stephen King, "Il miglio verde" parafrasa l'inesorabile e lento scorrere di questa lunga agonia che è la vita nel buio del braccio della morte. Un Tom Hanks (il secondino Paul Edgecomb), che riporta alla mente lo splendore del suo Forrest Gump, e un Michael Clarke Duncan (il detenuto John Coffey), consacrato all'immortalità da una recitazione gravida di pathos, le due stelle più brillanti del firmamento composto da Frank Darabont in questa sua creatura, le quali illuminano di riflesso un giovane e promettente Sam Rockwell (il detenuto "Wild Bill" Wharton). "Il miglio verde" si fa portavoce della spietata crudeltà di uno Stato che, per dimostrare che uccidere è sbagliato, uccide chi ha ucciso, mettendo a nudo l'insensatezza di una giustizia che di giusto ha ben poco nel suo essere "garantita" da un sistema giudiziario che spesso, troppo spesso, finisce col punire degli innocenti imputando loro crimini mai commessi.
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Tratto dall'omonimo e celebre romanzo di Stephen King, "Il miglio verde" parafrasa l'inesorabile e lento scorrere di questa lunga agonia che è la vita nel buio del braccio della morte. Un Tom Hanks (il secondino Paul Edgecomb), che riporta alla mente lo splendore del suo Forrest Gump, e un Michael Clarke Duncan (il detenuto John Coffey), consacrato all'immortalità da una recitazione gravida di pathos, le due stelle più brillanti del firmamento composto da Frank Darabont in questa sua creatura, le quali illuminano di riflesso un giovane e promettente Sam Rockwell (il detenuto "Wild Bill" Wharton). "Il miglio verde" si fa portavoce della spietata crudeltà di uno Stato che, per dimostrare che uccidere è sbagliato, uccide chi ha ucciso, mettendo a nudo l'insensatezza di una giustizia che di giusto ha ben poco nel suo essere "garantita" da un sistema giudiziario che spesso, troppo spesso, finisce col punire degli innocenti imputando loro crimini mai commessi. Ed è proprio la parabola dell'innocenza martirizzata il gigante buono John Coffey, che a causa del colore della pelle e della mole spaventosa diviene capro espiatorio di un omicidio orrendo da lui mai commesso. Esattamente come il Cristo, Coffey si immola per la redenzione degli uomini, affinché il suo messaggio di bontà penetri nel male del mondo e insieme sopravviva al tempo nei panni di un uomo e di un topo (ebbene si, perché la vita è sacra in tutte le sue forme).
Applausi sinceri spettano anche al Newman per la sua colonna sonora che molto efficacemente accompagna l'andamento triste e malinconico della vicenda, la quale peraltro riesce nella titanica impresa di prolungarsi per ben tre ore senza presentare alcun momento di stanca, facendo in tal modo assurgere "Il miglio verde" nell'Olimpo dei cult del cinema anni 90.
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aristoteles
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martedì 4 agosto 2015
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coffey come il caffe'
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Il film ci racconta ,con molta delicatezza,le vite degli ospiti del braccio della morte,denominato miglio verde a causa del colore della pavimentazione che conduce alla sedia elettrica.
Tutta la parte della preparazione alle esecuzioni,l'accoglienza ,la detenzione e l'esecuzione stessa sono descritte con dovizia di particolari,facendo percepire in pieno allo spettatore la drammaticita' dell'evento.
A un certo punto entra in scena Jhon Coffey e la storia assume un'altra dimensione trasformandosi in'autentica favola moderna.
Questo passaggio puo' o non puo' piacere perche' ingentilisce la pellicola ma allo stempo distorce la realta' del "Miglio".
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Il film ci racconta ,con molta delicatezza,le vite degli ospiti del braccio della morte,denominato miglio verde a causa del colore della pavimentazione che conduce alla sedia elettrica.
Tutta la parte della preparazione alle esecuzioni,l'accoglienza ,la detenzione e l'esecuzione stessa sono descritte con dovizia di particolari,facendo percepire in pieno allo spettatore la drammaticita' dell'evento.
A un certo punto entra in scena Jhon Coffey e la storia assume un'altra dimensione trasformandosi in'autentica favola moderna.
Questo passaggio puo' o non puo' piacere perche' ingentilisce la pellicola ma allo stempo distorce la realta' del "Miglio".
A me e' piaciuto.
Strepitosi Tom Hanks e Michael Clark Duncan.
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great steven
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mercoledì 15 aprile 2015
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darabont è buon seguace della scuola di king.
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IL MIGLIO VERDE (USA, 1999) diretto da FRANK DARABONT. Interpretato da TOM HANKS, DAVID MORSE, MICHAEL CLARKE DUNCAN, BONNIE HUNT, JAMES CROMWELL, MICHAEL JETER, DOUG HUTCHISON, GRAHAM GREENE, HARRY DEAN STANTON
Nel 1935, al carcere statale di Cold Mountain, dove il percorso dei condannati a morte dalla cella alla sedia elettrica è coperto da linoleum verde, giunge nel Braccio della Morte John Coffey, gigantesco uomo di pelle scura dotato di eccezionali poteri magici di guaritore. Il prigioniero attende tranquillo e sereno il giorno dell’esecuzione, pur sapendosi innocente nonostante sia stato accusato ingiustamente di aver stuprato e ucciso due bambine.
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IL MIGLIO VERDE (USA, 1999) diretto da FRANK DARABONT. Interpretato da TOM HANKS, DAVID MORSE, MICHAEL CLARKE DUNCAN, BONNIE HUNT, JAMES CROMWELL, MICHAEL JETER, DOUG HUTCHISON, GRAHAM GREENE, HARRY DEAN STANTON
Nel 1935, al carcere statale di Cold Mountain, dove il percorso dei condannati a morte dalla cella alla sedia elettrica è coperto da linoleum verde, giunge nel Braccio della Morte John Coffey, gigantesco uomo di pelle scura dotato di eccezionali poteri magici di guaritore. Il prigioniero attende tranquillo e sereno il giorno dell’esecuzione, pur sapendosi innocente nonostante sia stato accusato ingiustamente di aver stuprato e ucciso due bambine. La vicenda è rievocata più di sessant’anni dopo dal centenario ex secondino Paul Edgecombe, al quale Coffey ha trasferito l’estrema longevità dopo avergli rivelato, tramite una facoltà telepatica, il vero assassino delle due fanciulle: uno psicopatico maniaco sessuale di nome William Wharton, incarcerato nello stesso periodo di John, già condannato alla pena capitale per un delitto carnale. L’anziano narratore della storia la racconta a una donna come lui ricoverata in un ospizio per vecchi, ricordando i personaggi che popolarono gli spazi interni ed esterni del Braccio della Morte: i colleghi Brutus Howell, Harry Terwilliger, Dean Stanton e soprattutto il malvagio Percy Wetmore, sua moglie ?, il direttore della prigione ? e la consorte ???, ammalata di tumore e successivamente curata da Coffey. Abbiamo a che fare col secondo film carcerario di F. Darabont, dopo Le ali della libertà, come questo tratto da un romanzo del prolifico Stephen King. La sua incursione nel paranormale, ambientata nel genere e nell’ambiente carcerari, dimostra a tratti di non conoscere bene la direzione cinematografica da imboccare, per quanto comunque siano innegabili l’efficacia visiva dei momenti cruciali e l’intensità di una sceneggiatura fedele al testo scritto che privilegia le componenti umanitarie, mettendo in secondo piano il lato più dark senza tuttavia eliminarlo del tutto dal carico di tensione narrativa. Uno strepitoso T. Hanks interpreta il capo dei secondini con un piglio autoritario e un carisma scenico davvero notevoli, trovando uno dei suoi personaggi più congeniali e funzionali dall’epoca di Forrest Gump. Tra gli altri attori, spiccano M. C. Duncan nella parte del mastodontico detenuto nero, molto fragile ma puro di cuore, che fa resuscitare Mr. Jingles (l’irresistibile topolino del prigioniero francese Delacroix) e guarisce Edgecombe dall’infezione alle vie urinarie, oltre a D. Morse nel ruolo di Brutal, il migliore amico del capo delle guardie carcerarie nonché professionista convinto ed esperto. La scelta di mantenere un’attinenza sapiente e coerente col libro dell’autore si rivela vincente e trionfante anche nella direzione dei contributi tecnici, mettendo in scena una fotografia e un montaggio che vanno a braccetto nella rappresentazione di un’opera che non solo si schiera decisamente contro l’esecuzione capitale, ma invoca un potente e altissimo monito favorevole al rispetto dei diritti inalienabili dell’umanità e della vita umana proprio nella loro veste innegabile di risorse preziose da non sprecare e non macchiare con sanguinari delitti o errori giudiziari, come capita nel film ai questori che incriminano John Coffey per il reato concernente le due bambine violentate e freddate. Almeno tre o quattro sequenze memorabili, ed effetti speciali sprizzanti che aggiungono un tocco di qualità artigianale ma al tempo stesso squisitamente moderna a una pellicola a cui si possono soltanto rimproverare un eccesso di retorica nel discorso sentimentale e un disegno poco affinato nella raffigurazione dei personaggi negativi.
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yurigami
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domenica 26 ottobre 2014
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must
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Questo film mi ha fatto piangere, uno dei film più belli che abbia mai visto, il libro lo ha letto mio fratello e a detto che è bello quanto il film, quindi se il film è bellissimo, consiglio a tutti di leggersi il libro.
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salva66
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giovedì 18 settembre 2014
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toccante!
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A mio giudizio, uno dei film più belli della storia del cinema! Coinvolgente, fino a toccare l'animo dello spettatore. Vedendolo; è difficile che uno non si commuova, anche piangendo! Storia, sotto un certo aspetto un pò fantasiosa, ma con fini realistici..."il bene e il male-il giusto e lo sbagliato" che visibilmente si scontra! Avendo più connotati lo definirei perlopiù di genere drammatico. Recitato dagli attori in modo superlativo, ma il valore aggiunto è personalmente nel regista. Un Frank Darabont, che dopo "Le Ali della Libertà", ne fa un'altro Capolavoro del Cinema!!!
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luigi chierico
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sabato 13 settembre 2014
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un fantastico capolavoro
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Non ce la prendiamo con l’ottimo regista Frank Darabont,se il personaggio di questo film è immaginario,ma con il pregevole autore dell’omonimo romanzo, Stephen King.
C’è di più.Crediamo ai licantropi,agli zombi,ai fachiri,maghi e fattucchiere,crediamo agli esorcisti,ai Frankenstein,perché mai non accettare “uno dei figli di Dio,miracolo vivente”?
L’idea di far ruotare tutto il lunghissimo film(188 minuti)attorno ad un personaggio fantastico non impedisce assolutamente di cogliere i tantissimi momenti belli,brutti e tragici di questo lodevole film,che meglio definirei spettacolo.A prescindere dai poteri soprannaturali del carcerato innocente John Coffey,”come la bevanda, ma scritto molto diversamente”, magnificamente interpretato da Michael Clarke Duncan, che morto a 54 anni ha potuto occupare pochi altri ruoli,occorre soffermarsi su tantissimi aspetti critici e metaforici.
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Non ce la prendiamo con l’ottimo regista Frank Darabont,se il personaggio di questo film è immaginario,ma con il pregevole autore dell’omonimo romanzo, Stephen King.
C’è di più.Crediamo ai licantropi,agli zombi,ai fachiri,maghi e fattucchiere,crediamo agli esorcisti,ai Frankenstein,perché mai non accettare “uno dei figli di Dio,miracolo vivente”?
L’idea di far ruotare tutto il lunghissimo film(188 minuti)attorno ad un personaggio fantastico non impedisce assolutamente di cogliere i tantissimi momenti belli,brutti e tragici di questo lodevole film,che meglio definirei spettacolo.A prescindere dai poteri soprannaturali del carcerato innocente John Coffey,”come la bevanda, ma scritto molto diversamente”, magnificamente interpretato da Michael Clarke Duncan, che morto a 54 anni ha potuto occupare pochi altri ruoli,occorre soffermarsi su tantissimi aspetti critici e metaforici.
La vicenda si svolge a Cold Mountaine,per la cronaca la località è nota oggi per il romanzo e film “Ritorno a Cold Mountaine” con N.Kidman, J.Lowe,R. Zellweger e N Portman,nel 1935 lo stesso anno in cui la gente allegra,ricca e spensierata, ha potuto assistere al film “Cappello a cilindro” con i magistrali attori-ballerini Fred Astaire e Ginger Rogers “come angeli un Paradiso”,film che il condannato a morte chiede di poter vedere prima della esecuzione capitale.Ma non c’era soltanto gente spensierata ed allegra, c’erano i colpevoli di delitti condannati a morte e questa diventa un terribile spettacolo a cui partecipano spettatori,diavoli dell’inferno. Nel carcere vi sono guardie e condannati pieni di grande umanità,la parte del mondo che contesta la morte come espiazione, e la violenza brutale perversa di una legge la si riscontra nella figura di Percy Wetmore Percy Wetmore, uomo di legge, e in Wild Bill Wharton, delinquente per eccellenza.I due sono interpretati magistralmente da Dough Hutchison e Sam Rokwell. Due parti odiose sino all’esasperazione, come esasperante è la condanna a morte e la violenza. Il film contrappone il bene al male, l’amore all’odio,la carità alla violenza.Non c’è un sol momento da dimenticare e sebbene la presenza femminile sia modesta è tanto significativa e determinante in tutti gli eventi.
È d’obbligo ricordare il dono del San Cristoforo(colui che porta Cristo) fatto da Melinda Moores (Patricia Clarkson) al detenuto John Coffey, “un figlio di Dio miracolo vivente, che, come Cristo, porta su di sé tutti i mali del mondo. Quanta poesia in un film che racconta la vita in carcere in attesa di compiere “il miglio verde” per raggiungere la sedia elettrica e “cavalcare il fulmine”. E quanta tenerezza nelle parole di un uomo grande e grosso come John Coffey:” Non ne posso più di vivere in strada, solo come un pettirosso sotto la pioggia, non ne posso più della gente cattiva, che mi fa del male. Per me è come cocci di vetro piantati nella testa… Sono stanco soprattutto del male che gli uomini fanno ad altri uomini. Sono stanco di tutto il dolore che io sento e ascolto nel mondo ogni giorno, ce n'è troppo per me” e,nel passaggio tra la vita e la morte,”La prego capo,non mettermi quella cosa in faccia,non mettermi nel buio,io ho paura del buio!(ricordo Selma,cieca,prima di essere impiccata in “Dancer in the dark”)e per finire l’amore per il topolino Mr. Jingles del detenuto Arlen Bitterbuck(Graham Greene),bruciato vivo sulla sedia elettrica dalla malvagità di John Coffey.Regista ed attori eccezionali.Grazie per averci commossi.chibar22@libero.it
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[+] intenditore...
(di salva66)
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pie9701
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venerdì 4 luglio 2014
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film da vedere assolutamente
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Questo film è semplicemente fantastico. A partire dall'impeccabile interpretazione di tom hanks e quella di Michael Clarcke Duncan.Penso che sia uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita. Dispiace solo che non abbia vinto nemmeno un Oscar che a parer mio, andava assegnato a prescindere.FIlm da consigliare e da riguardare e riguardare e che non smette mai di emozionare.
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dino 88
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giovedì 13 febbraio 2014
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veramente bello
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Eccezzionale quanto il libro, non c'è che dire, a livello di trama che anche sè triste riesce a rendersi bella, nel film gli attori sono eccezzionali compreso il defunto michael clark duncan, per concludere magari ci fosse uno come john coffey in giro.
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