Il miglio verde

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Un film di Frank Darabont. Con Tom Hanks, David Morse, Michael Clarke Duncan, Michael Jeter, James Cromwell.
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Titolo originale The Green Mile. Fantastico, durata 188 min. - USA 1999. MYMONETRO Il miglio verde * * * - - valutazione media: 3,47 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Darabont è buon seguace della scuola di King. Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


Feedback: 70013 | altri commenti e recensioni di Great Steven
mercoledì 15 aprile 2015

IL MIGLIO VERDE (USA, 1999) diretto da FRANK DARABONT. Interpretato da TOM HANKS, DAVID MORSE, MICHAEL CLARKE DUNCAN, BONNIE HUNT, JAMES CROMWELL, MICHAEL JETER, DOUG HUTCHISON, GRAHAM GREENE, HARRY DEAN STANTON
Nel 1935, al carcere statale di Cold Mountain, dove il percorso dei condannati a morte dalla cella alla sedia elettrica è coperto da linoleum verde, giunge nel Braccio della Morte John Coffey, gigantesco uomo di pelle scura dotato di eccezionali poteri magici di guaritore. Il prigioniero attende tranquillo e sereno il giorno dell’esecuzione, pur sapendosi innocente nonostante sia stato accusato ingiustamente di aver stuprato e ucciso due bambine. La vicenda è rievocata più di sessant’anni dopo dal centenario ex secondino Paul Edgecombe, al quale Coffey ha trasferito l’estrema longevità dopo avergli rivelato, tramite una facoltà telepatica, il vero assassino delle due fanciulle: uno psicopatico maniaco sessuale di nome William Wharton, incarcerato nello stesso periodo di John, già condannato alla pena capitale per un delitto carnale. L’anziano narratore della storia la racconta a una donna come lui ricoverata in un ospizio per vecchi, ricordando i personaggi che popolarono gli spazi interni ed esterni del Braccio della Morte: i colleghi Brutus Howell, Harry Terwilliger, Dean Stanton e soprattutto il malvagio Percy Wetmore, sua moglie ?, il direttore della prigione ? e la consorte ???, ammalata di tumore e successivamente curata da Coffey. Abbiamo a che fare col secondo film carcerario di F. Darabont, dopo Le ali della libertà, come questo tratto da un romanzo del prolifico Stephen King. La sua incursione nel paranormale, ambientata nel genere e nell’ambiente carcerari, dimostra a tratti di non conoscere bene la direzione cinematografica da imboccare, per quanto comunque siano innegabili l’efficacia visiva dei momenti cruciali e l’intensità di una sceneggiatura fedele al testo scritto che privilegia le componenti umanitarie, mettendo in secondo piano il lato più dark senza tuttavia eliminarlo del tutto dal carico di tensione narrativa. Uno strepitoso T. Hanks interpreta il capo dei secondini con un piglio autoritario e un carisma scenico davvero notevoli, trovando uno dei suoi personaggi più congeniali e funzionali dall’epoca di Forrest Gump. Tra gli altri attori, spiccano M. C. Duncan nella parte del mastodontico detenuto nero, molto fragile ma puro di cuore, che fa resuscitare Mr. Jingles (l’irresistibile topolino del prigioniero francese Delacroix)  e guarisce Edgecombe dall’infezione alle vie urinarie, oltre a D. Morse nel ruolo di Brutal, il migliore amico del capo delle guardie carcerarie nonché professionista convinto ed esperto. La scelta di mantenere un’attinenza sapiente e coerente col libro dell’autore si rivela vincente e trionfante anche nella direzione dei contributi tecnici, mettendo in scena una fotografia e un montaggio che vanno a braccetto nella rappresentazione di un’opera che non solo si schiera decisamente contro l’esecuzione capitale, ma invoca un potente e altissimo monito favorevole al rispetto dei diritti inalienabili dell’umanità e della vita umana proprio nella loro veste innegabile di risorse preziose da non sprecare e non macchiare con sanguinari delitti o errori giudiziari, come capita nel film ai questori che incriminano John Coffey per il reato concernente le due bambine violentate e freddate. Almeno tre o quattro sequenze memorabili, ed effetti speciali sprizzanti che aggiungono un tocco di qualità artigianale ma al tempo stesso squisitamente moderna a una pellicola a cui si possono soltanto rimproverare un eccesso di retorica nel discorso sentimentale e un disegno poco affinato nella raffigurazione dei personaggi negativi.

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