henk
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giovedì 31 marzo 2005
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piccoli maestri...di entusiasmo
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autunno 1943:Gigi e Lello, studenti di lettere, Enrico e Simonetta, ingenieria, e Bene, medicina, abbandonano gli studi e si rifugiano sulle montagne di casa, sull'altopiano d'Asiago, per iniziare la lotta partigiana.Tra citazioni di Mazzini e di Croce, scoprono loro malgrado che la guerra, quella vera, è ben altra cosa. La "banda dei perchè" combatte il fascismo e la pesante retorica che lo contraddistinto per vent'anni, ma non si prendono troppo sul serio, spesso sbagliando, ma sempre con l'onestà e l'entusiasmo della giovinezza: dopo la Liberazione si renderanno conto d'aver vissuto il momento più irripetibile della loro vita, e che le speranze e gli idealismi dei loro vent'anni non potranno tornare mai più.
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francesco2
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giovedì 26 luglio 2012
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scoprire e ri-scoprire
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Lucchetti fa condannare ai suoi personaggi, sia pure in maniera
(Non troppo) sentenziosa la retorica. Quasi come, a costo di
arrampicarsi sugli specchi, si volesse togliere un sassolino alla
scarpa contro qualcuno. Ma, per evitare di guardare la semplicità
in maniera troppo sofisticata(Sicuri?), potremmo limitarci ad
evidenziare che questo nuovo -Forse- modo di gettare nuova luce
su sentimenti "post-bellici" è quanto di più simpatico offra questo
filmetto, a suo tempo stroncato da molta critica italiana, che (s)
corre (via) come acqua fresca, quasi emulando la semplicità dei
suoi protagonisti, ma anche -O soprattutto?- le tante
semplificazioni in cui incorre la sceneggiatura.
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Lucchetti fa condannare ai suoi personaggi, sia pure in maniera
(Non troppo) sentenziosa la retorica. Quasi come, a costo di
arrampicarsi sugli specchi, si volesse togliere un sassolino alla
scarpa contro qualcuno. Ma, per evitare di guardare la semplicità
in maniera troppo sofisticata(Sicuri?), potremmo limitarci ad
evidenziare che questo nuovo -Forse- modo di gettare nuova luce
su sentimenti "post-bellici" è quanto di più simpatico offra questo
filmetto, a suo tempo stroncato da molta critica italiana, che (s)
corre (via) come acqua fresca, quasi emulando la semplicità dei
suoi protagonisti, ma anche -O soprattutto?- le tante
semplificazioni in cui incorre la sceneggiatura.
Anziché parlare -Solo- di un'Italia da ricostruire, della pace da
ritrovare -Tutte cose nobilissime, per carità- Luchetti, o lo stesso
Meneghello cui ci si è ispirati, appaiono percepire il conflitto
bellico come qualcosa che abbia strappato la semplicità al
mondo. Ed ecco dunque il piacere di scoprire e ri-scoprire gesti
semplici oppure preziosissimi, come donare formaggio a chi sia
morto di fame, ed al contempo il fastidio vrso la retorica: qualcosa
di pesante, di opprimente, quasi quanto il conflitto appena
terminato. Ed al contempo la ri-conquista delle città "Domani, ce la
riprendiamo. Domani!" esclama, ad un certo punto, la Montorsi),
come uno spazio dic ui riappropriarsi; ma, forse, non
esclusivamente nel senso ego-centrico di "possesso".
Però. I però non mancano, anzi. Se davvero Luchetti ed i suoi
sceneggiatori avessero provato fastidio per la retorica, perché mai
disseminare il film di scene come l'uccisione del giovane tedesco
-Certo, in guerra.....-, ma soprattutto "i parenti di secondo grado", i
cartelli sentenziosi, e persino altre frasi che non aggiungono
praticamente nulla -Quella sulla musica, per esempio, come
quelle sul "Dolore fisico", o le scene in cui Accorsi ricorda la
brutalità della guerra. Oltretutto, nell'ultima scena, si potrebbe
essere cattivelli, e dire che l'opera stessa riabilita quella retorica di
cui, ufficialmente, voleva liberarsi.
Dove il film "funziona" meglio, semmai. è nel descrivere la
sparatoria come una liberazione, con una musica di sottofondo
che, senza buonismi di sorta, esprime affetto verso chi tiri: uno
sfogo, un riacquistare la semplicità perduta, come quando ci si
abbraccia con il timore di non rivedersi più.
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[+] chiedo scusa, ancora una volta.....
(di francesco2)
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lore64
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sabato 3 febbraio 2018
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apologia della demenza
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Filmetto inverosimile, privo di ogni accuratezza nella ricostruzione dei dettagli storici nonché impiastricciato di simpatie antifasciste.
I giovani partigiani si comportano per l'intero film come una scolaresca in gita, sono sempre puliti e perfettamente sbarbati (!?), si vedono di continuo gruppi diversi di partigiani che nelle controversie si spianano i mitra ad altezza d'uomo (in guerra quando ti vedi puntare addossso un'arma spari automaticamente: nel 95% dei casi un atteggiamento del genere si sarebbe risolto in un massacro). Nelle scene di battaglia i combattenti stanno accalcati a uno o due metri di distanza l'uno dall'altra (col che una granata ne avrebbe spazzati via mezza dozzina).
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Filmetto inverosimile, privo di ogni accuratezza nella ricostruzione dei dettagli storici nonché impiastricciato di simpatie antifasciste.
I giovani partigiani si comportano per l'intero film come una scolaresca in gita, sono sempre puliti e perfettamente sbarbati (!?), si vedono di continuo gruppi diversi di partigiani che nelle controversie si spianano i mitra ad altezza d'uomo (in guerra quando ti vedi puntare addossso un'arma spari automaticamente: nel 95% dei casi un atteggiamento del genere si sarebbe risolto in un massacro). Nelle scene di battaglia i combattenti stanno accalcati a uno o due metri di distanza l'uno dall'altra (col che una granata ne avrebbe spazzati via mezza dozzina).
L'aspetto più sgradevole, irrealistico e servile del film consiste nel fatto che il regista rappresenta i fascisti come spietati fucilatori, mentre i giovani partigiani se fanno un dramma di ogni uccisione e in tre casi su quattro risparmiano nobilmente e generosamente gli avversari fra sceneggiature da cartone animato (tipo il ragazzo che si porta appresso la pala per spaventare il finto condannato e così punirlo di essere fascista... facendogli prendere una bella paura, ma poi, se quello ha una certa età, fermandosi a consolarlo per paura che muoia d'infarto). Scene di una puerilità e di un'inverosimiglianza senza limiti ma anche senza gusto e senza cervello.
Della resistenza vera, quella fatta in gran parte da gente che voleva semplicemente campare la vita in qualche modo in attesa della fine della guerra, o voleva passare dalla parte dei vincitori, fra sporcizia, barbe lunghe, noia, semibanditismo e fughe a gambe levate non appena si avvicinavano fascisti o tedeschi (gli unici che combattevano seriamente in genere erano i comunisti) nel film non c'è traccia. Così come non c'è traccia dei veri contadini, quelli che odiavano i partigiani per gli espropri e spesso formavano bande armate per combatterli e difendere i propri averi.
Filmetto leggerissimo e alquanto noioso (se non vi piacciono le commediole) sulla mitologia resistenziale confezionata dopo la guerra..
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