nicola1
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martedì 11 marzo 2014
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kolya
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Grande film, perfetto nella sceneggiatura, nella regia, nel montaggio, perfino il manifesto originale (gli occhi di Luka coperti dalle manine del bambino) sembra un'opera d'arte. La storia pur non originalissima e' raccontata in un modo del tutto nuovo da farcela percepire come unica e universale. Si interseca perfettamente con gli avvenimenti storici, prima lievemente accennati e poi diventati parte integrante della trama. Commistione tra commedia e dramma perfetto. Un "non-lieto fine" da farcelo sembrare un lieto fine. Infine la recitazione davvero superlativa sia Zdenek Sverak che i personaggi secondari (l'amica cantante, la madre, i poliziotti) ma soprattutto il bambino, Andrej Chalimon.
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Grande film, perfetto nella sceneggiatura, nella regia, nel montaggio, perfino il manifesto originale (gli occhi di Luka coperti dalle manine del bambino) sembra un'opera d'arte. La storia pur non originalissima e' raccontata in un modo del tutto nuovo da farcela percepire come unica e universale. Si interseca perfettamente con gli avvenimenti storici, prima lievemente accennati e poi diventati parte integrante della trama. Commistione tra commedia e dramma perfetto. Un "non-lieto fine" da farcelo sembrare un lieto fine. Infine la recitazione davvero superlativa sia Zdenek Sverak che i personaggi secondari (l'amica cantante, la madre, i poliziotti) ma soprattutto il bambino, Andrej Chalimon. Secondo me MAI nel cinema si e' visto un bambino recitare in questo modo. La scena della finta telefonata alla nonna nella vasca e' di per se' un capolavoro. Un pensiero viene in mente: il bambino non sta recitando. Il suo dolore e' autentico. E questo trascende ogni idea di cinema.
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gianni m.
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venerdì 24 novembre 2006
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sorrisi e commozione
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Un film che non ha la pretesa di insegnare, ma lascia che il ritratto di una quotidianità triste e buffa, povera e sgangherata, diventi occasione di riflessione.
Sulla speranza che può vincere, che può dare una 'svolta' alla vita, se si è aperti all'amore e alla responsabilità, come sa fare l'involontario neo-papà (il quale alla fine rifiuta soldi per "restituire" un bambino che non può essere considerato un pacco postale).
Sulla fiducia che ti dà la forza di ricominiciare, e di scalfire il cuore dell'altro, come sa fare il piccolo Kolya.
Sul fatto che si impara anche ad essere padri e figli.
Dolcissime le scene in cui il bambino, per certi versi ancora smarrito nell'essersi trovato abbandonato dalla madre, incomincia a difendere l' "estraneo" con cui vive, come nell'interrogatorio col commissario.
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Un film che non ha la pretesa di insegnare, ma lascia che il ritratto di una quotidianità triste e buffa, povera e sgangherata, diventi occasione di riflessione.
Sulla speranza che può vincere, che può dare una 'svolta' alla vita, se si è aperti all'amore e alla responsabilità, come sa fare l'involontario neo-papà (il quale alla fine rifiuta soldi per "restituire" un bambino che non può essere considerato un pacco postale).
Sulla fiducia che ti dà la forza di ricominiciare, e di scalfire il cuore dell'altro, come sa fare il piccolo Kolya.
Sul fatto che si impara anche ad essere padri e figli.
Dolcissime le scene in cui il bambino, per certi versi ancora smarrito nell'essersi trovato abbandonato dalla madre, incomincia a difendere l' "estraneo" con cui vive, come nell'interrogatorio col commissario. O quando il bambino per la prima volta dà la mano a Louka, o gli dà il bacio della buonanotte dicendo: "ciao, papà".
La fiducia del bambino nel futuro e nell'altro emerge come bisogno istintivo, ma anche come espressione di una sua piccola, iniziale religiosità: in aereo canticchia un salmo, “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.”
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