weach
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domenica 21 novembre 2010
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un delicato sentire
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Un paradosso "Jack", delicato , sensibile, emotivo , che poteva essere interpretato solo da Robin Willialms.
Nella storia incredibile emergono spunti di riflessione sul senso della vita , su quanto potrebbe essere diverso il comune sentire se tutto dovesse essere vissuto con i tempi di una farfalla , magari con quelli di un cane o di una sequoia.
Eppure tutto è vita, sono forme di espressione dell' essere che “consumano il loro tempo" come concesso.
Ma c’è un comune denominatore: tutte queste vite percepiscono il senso del tempo che scorre , lo spazio della loro recita , che comunque ha un drammatico epilogo che può essere subliamto solo con un atto eroico di gioia .
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Un paradosso "Jack", delicato , sensibile, emotivo , che poteva essere interpretato solo da Robin Willialms.
Nella storia incredibile emergono spunti di riflessione sul senso della vita , su quanto potrebbe essere diverso il comune sentire se tutto dovesse essere vissuto con i tempi di una farfalla , magari con quelli di un cane o di una sequoia.
Eppure tutto è vita, sono forme di espressione dell' essere che “consumano il loro tempo" come concesso.
Ma c’è un comune denominatore: tutte queste vite percepiscono il senso del tempo che scorre , lo spazio della loro recita , che comunque ha un drammatico epilogo che può essere subliamto solo con un atto eroico di gioia .
La sensibilità di Robin Willialms è speciale ed in questo film, come in molti altro:c'è stato un' immediesimazione nel ruolo complesso del protagonista spontanea , istintiva , geniale ,in una “dimensione giocosa “.
Qualcuno non ha capito “Jack”?
Va bene così ,non importa.
“Jack “ è paradosso quantistico ,per chi ha un cuore aperto ed è pronto a vibrare .
Weach illuminati
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francesco2
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mercoledì 8 dicembre 2010
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sospendo il giudizio
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JACK
Nella metà degli anni ’90 Coppola si è impegnato (Non secondo tutti, però) in un’opera che non trovo riduttivo definire di mestiere. Nel senso che “Jack”, purtroppo, è un film solo parzialmente attraversato dalla leggerezza della farfalla che vola durante il film. E’ stato (Giustamente) accostato ad un’opera molto più bella dello stesso Coppola, “Peggy sue si è sposata”, per sottolinearne la (Totale o relativa?) pochezza. Magari la scommessa non era niente di così facile: raccontare come viva un bambino in un corpo di adulto senza (s) cadere nei luoghi comuni del genere. Nell’affidarsi a Williams (che, fateci caso, dall’”Attimo fuggente” in poi, ha interpretato spesso ruoli di buono e generoso in film più piccoli del suo talento) il regista del “Padrino”, che aveva messo da parte (Forse per sempre?) il suo progetto di un “Pinocchio”, non ci risparmia (Non solo) all’inizio situazioni poco incisive, come la cattiveria dei compagni di classe, e quando lo fa si affida a spunti estemporanei, vuoi significativi vuoi divertenti (I ragazzini che si servono di Jack nel basket, e che imprimono da quel momento una parziale svolta al personaggio, modello “effetto piuma” in “Forrest Gump”, o fingersi preside su richiesta della madre di un ragazzino).
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JACK
Nella metà degli anni ’90 Coppola si è impegnato (Non secondo tutti, però) in un’opera che non trovo riduttivo definire di mestiere. Nel senso che “Jack”, purtroppo, è un film solo parzialmente attraversato dalla leggerezza della farfalla che vola durante il film. E’ stato (Giustamente) accostato ad un’opera molto più bella dello stesso Coppola, “Peggy sue si è sposata”, per sottolinearne la (Totale o relativa?) pochezza. Magari la scommessa non era niente di così facile: raccontare come viva un bambino in un corpo di adulto senza (s) cadere nei luoghi comuni del genere. Nell’affidarsi a Williams (che, fateci caso, dall’”Attimo fuggente” in poi, ha interpretato spesso ruoli di buono e generoso in film più piccoli del suo talento) il regista del “Padrino”, che aveva messo da parte (Forse per sempre?) il suo progetto di un “Pinocchio”, non ci risparmia (Non solo) all’inizio situazioni poco incisive, come la cattiveria dei compagni di classe, e quando lo fa si affida a spunti estemporanei, vuoi significativi vuoi divertenti (I ragazzini che si servono di Jack nel basket, e che imprimono da quel momento una parziale svolta al personaggio, modello “effetto piuma” in “Forrest Gump”, o fingersi preside su richiesta della madre di un ragazzino). Curiosamente, anche la madre ( Una Diane Lane forse meno inconsistente di altre situazioni) paiono soffrire il problema di uno “Scambio di ruoli”: gioca, in una bella scena, con le bocce di sapone, oppure si traveste da “Aliena” per fare giocare il figlio; o ancora, si infila nello scatolo scelto dal figlio nei momenti di imbarazzo (E’ azzardato un paragone con l’albero di Calvino?), e lo stesso padre dice, forse un po’ scherzando un po’ no: “E bello stare con te senza un altro uomo nel letto”, approfittando di una momentanea assenza del bambino.
Ecco, “Jack” è un film giocato su questa particolarità del personaggio che gli procura, al contempo, divertimento e sofferenza. Ma nonostante l’esperienza di Coppola (Alzi la mano chi realizzerebbe così bene la scena del postino che senza guardare infila nella busta delle lettere, stile credo Jacques Tati che di un GIOCO si tratti, anche nel senso più negativo del termine, il regista sembra dimostarlo propinandoci situazioni ripetitive se non stiracchiate come il rito di iniziazione sull’albero, o quando banalizza la doppia natura del bambino: ad esempio non convincono la dichiarazione alla Lopez né la scena in cui si reca in un locale, rimediando una scazzottata col buzzurro di turno. E ‘ un peccato che la doppia natura del film non sia stata sfruttata sino in fondo, dato che il protagonista è già “Doppio” di suo (Bambino ed uomo nello stesso tempo), e che Bill Cosby gli ridarà fiducia in sé stesso in un momento di smarrimento proprio palesando questa specificità: “Jack” è sì una stella cadente, ma, forse con un po’ di retorica, proprio questo rischia di attribuire alla sua vita un valore –Per certi versi- superiore a quello di altre.E’ come quella farfalla che ha mandato per aria -o ha contribuito- la casa sull’albero, e che il protagonista ha visto morire con dispiacere. Un insetto di rara bellezza nella sua fugacità, come un po’ fugace nella sua didascalicità rischia di essere la scena finale, ma un po’ come tutto il film, che appare un po’ acqua fresca, ma di quella freschezza che ti lascia qualcosa dentro.
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pjmix
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giovedì 9 febbraio 2012
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tutto grazie a robin williams!
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Un film non troppo impegnato che tuttavia vuole trattare temi importanti: la sofferenza psicologica di un bambino nello scoprirsi malato, troppo grande rispetto ai suoi coetanei e, a causa di questo, inizialmente deriso ed emarginato, trattato come "un mostro". Il mio modesto parere è che il regista (Francis Ford Coppola, non proprio uno qualunque) abbia scelto una chiave particolare per rappresentare questo film; solitamente ,infatti, a temi importanti corrispondono film "importanti", che condividono tutti (o quasi) il fatto di essere lunghi, a tratti un po' pesanti, ma comunque ben realizzati (si spera) e con ampi spazi dedicati alla riflessione sul tema affrontato. Coppola, invece, decide di vedere il film non con gli occhi di un adulto, ma con quelli di un bambino, esattamente come il protagonista del film: il risultato è un film in chiave "bambinesca" (che non è negativo), un film piacevole, leggero, che si può facilmente vedere con tutta la famiglia.
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Un film non troppo impegnato che tuttavia vuole trattare temi importanti: la sofferenza psicologica di un bambino nello scoprirsi malato, troppo grande rispetto ai suoi coetanei e, a causa di questo, inizialmente deriso ed emarginato, trattato come "un mostro". Il mio modesto parere è che il regista (Francis Ford Coppola, non proprio uno qualunque) abbia scelto una chiave particolare per rappresentare questo film; solitamente ,infatti, a temi importanti corrispondono film "importanti", che condividono tutti (o quasi) il fatto di essere lunghi, a tratti un po' pesanti, ma comunque ben realizzati (si spera) e con ampi spazi dedicati alla riflessione sul tema affrontato. Coppola, invece, decide di vedere il film non con gli occhi di un adulto, ma con quelli di un bambino, esattamente come il protagonista del film: il risultato è un film in chiave "bambinesca" (che non è negativo), un film piacevole, leggero, che si può facilmente vedere con tutta la famiglia. Sempre a mio parere, questo film guadagna punti per la sempre ottima interpretazione di Robin Williams; è grazie a lui se questo film è riuscito. Questo attore stupisce sempre per la sua bravura in tutti i ruoli, dal buon professor Keating dell'attimo fuggente, a Peter Pan in Hook - capitano uncino, o anche del fotografo malato in One Hour Foto e ora qui, in Jack, un bambino di 40 anni.
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giorpost
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mercoledì 10 dicembre 2014
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la parabola della crisalide, ma senza impeto
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Un giudizio su un’ opera non sempre può essere descritto con il dono della sintesi e talvolta occorre fare giri pindarici per poter esprimere il proprio pensiero. La metamorfosi di Francis Ford Coppola, passato da Il Padrino e Apocalypse Now a pellicole di apparente basso profilo può apparire come il classico preludio ad una pensione dorata fatta di sfizi. E forse è così. Ma la delicatezza del tema trattato in Jack (USA, 1996) richiede uno sforzo simmetricamente opposto.
Questo film narra della toccante storia di un bambino nato al secondo mese di gestazione ma già perfettamente formato. Cresce ad una velocità quadrupla rispetto alla media a causa di una disfunzione delle cellule, trovandosi così a vivere l’ età più bella che un uomo possa vivere, cioè quella del ragazzino di 10 anni, avendo però il corpo di un quarantenne.
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Un giudizio su un’ opera non sempre può essere descritto con il dono della sintesi e talvolta occorre fare giri pindarici per poter esprimere il proprio pensiero. La metamorfosi di Francis Ford Coppola, passato da Il Padrino e Apocalypse Now a pellicole di apparente basso profilo può apparire come il classico preludio ad una pensione dorata fatta di sfizi. E forse è così. Ma la delicatezza del tema trattato in Jack (USA, 1996) richiede uno sforzo simmetricamente opposto.
Questo film narra della toccante storia di un bambino nato al secondo mese di gestazione ma già perfettamente formato. Cresce ad una velocità quadrupla rispetto alla media a causa di una disfunzione delle cellule, trovandosi così a vivere l’ età più bella che un uomo possa vivere, cioè quella del ragazzino di 10 anni, avendo però il corpo di un quarantenne. La scelta su chi potesse interpretare il ruolo ricade, quasi naturalmente, sull’ eterno Peter Pan del Cinema, ovvero quel Robin Williams che tanto ci ha fatto ridere e commuovere in tante pellicole interpretate secondo uno stile collaudato ma al contempo spontaneo. Ma è da questo che inizia la mia personale ed umile analisi: questa volta Robin sembra quasi svogliato, distratto. Non è certamente il suo film migliore e non è riuscito, almeno nel mio caso, a trasmettermi quelle sensazioni provate in numerosi casi, come in La leggenda del re pescatore, L’ attimo fuggente, Risvegli, Patch Adams, Will Hunting e potrei citarne almeno altri 10. Tale opera sembra quasi voler parlare di un argomento sociale di forte drammaticità, senza per questo volerne approfondire la psicologia del protagonista. Jack, ovviamente, vuole solo divertirsi e giocare con i suoi ‘coetanei’, i quali inizialmente lo vedono come un gigante o peggio ancora come un mostro e su questo faccio la mia seconda considerazione: può una madre, seppur premurosa, volere che suo figlio, in condizioni estremamente particolari, resti in casa tutto il giorno? Può un insegnante a domicilio assecondare la mancanza di voglia di studio di un giovane? Tralasciando la scarsa vena di Cosby (mai a suo agio al di fuori dei panni di Cliff Robinson) e sottolineando, invece, la buona prova della bella Lane, io c’ avrei messo più impeto, fossi stato il regista, nell’ affrontare un tema così potente. Avrei avuto una verve maggiore ma si sa, facile discuterne a bocce ferme e a volte occorrerebbe conoscere anche le dinamiche sul set, la sinergia che si crea tra gli attori e via dicendo, ma proprio non mi è piaciuto lo sfilacciamento tra reparti, se mi si concede un paragone calcistico. Non mi hanno convinto nemmeno la Lopez (va bene che il sottoscritto non ha una buona opinione della cantante attrice produttrice ballerina di origine latina), risultata fuori contesto, e la Drescher che, a mio avviso, riesce a stento a vestire i panni della tata televisiva.
La vita di Jack è quella di una crisalide ed infatti nel film spesso il ragazzo le incontra sul suo cammino e lo fa nei vari stadi della breve vita dell’ insetto: il passaggio da bruco a farfalla, il volo, la morte, rapida ed impietosa. Il suo è un passaggio rapido su questa terra, un po’ come succede per una stella cadente: fulminea, ma che illumina tutto il firmamento. E questo era forse lo scopo di Coppola, riuscire a far brillare il talento di Williams su tutti gli altri. Purtroppo, non sempre le ciambelle riescono col bruco.
Concludo, però, con un ringraziamento speciale ad un attore che ha dato tantissimo alla cinematografia degli ultimi 30 anni e al sottoscritto in particolare. Scrivo queste righe a pochi mesi dalla scomparsa di un uomo gentile, divertente, triste, comico, forse depresso, certamente unico e quegli occhi azzurri da eterno ragazzino rimarranno sempre impressi nello sguardo di chi ha saputo apprezzarne il talento e la spontaneità che l’ hanno sempre contraddistinto.
Grazie Robin.
Voto al film: 6+
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