paride86
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martedì 12 ottobre 2010
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originale e acuto
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Un risultato davvero notevole quello raggiunto da Jarman nel biopic - se così vogliamo chiamarlo - sul famoso filosofo viennese. "Wittgenstein" è un piacevole film sperimentale, ricco di humour ma anche di sostanza: con molta intelligenza stimola e spinge lo spettatore ad approfondire uno dei pensieri che è tra i più rivoluzionari e controversi del '900, sempre con un occhio di riguardo, però, alla tematica omosessuale, cardine dell'opera del regista.
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great steven
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sabato 11 maggio 2019
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teatro e filosofia conditi insieme con acume.
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WITTGENSTEIN (UK, 1993) diretto da Derek Jarman. Interpretato da Karl Johnson, Michael Gough, Tilda Swinton, Clancy Chassay, Sally Dexter, Jill Balcon, Gina Marsh, Vanya Del Borgo.
Visionario fino al midollo spinale, D. Jarman ha diretto un altro film significativo. Un’opera a bassissimo costo, settecentocinquanta milioni di lire dei primi anni Novanta, di impianto teatrale. Ma, come già accaduto in Edoardo II, si tratta di teatro al servizio del cinema. Ludwig Wittgenstein è stato il famoso filosofo austriaco autore del Tractatus logico-philosophicus. Di famiglia largamente benestante, ha deciso a un certo punto della sua vita di vivere in povertà. Passato attraverso molte disgrazie famigliari, suicidi e pazzie, Ludwig si era guadagnato la notevole stima di Bertrand Russell, luminare di Cambridge.
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WITTGENSTEIN (UK, 1993) diretto da Derek Jarman. Interpretato da Karl Johnson, Michael Gough, Tilda Swinton, Clancy Chassay, Sally Dexter, Jill Balcon, Gina Marsh, Vanya Del Borgo.
Visionario fino al midollo spinale, D. Jarman ha diretto un altro film significativo. Un’opera a bassissimo costo, settecentocinquanta milioni di lire dei primi anni Novanta, di impianto teatrale. Ma, come già accaduto in Edoardo II, si tratta di teatro al servizio del cinema. Ludwig Wittgenstein è stato il famoso filosofo austriaco autore del Tractatus logico-philosophicus. Di famiglia largamente benestante, ha deciso a un certo punto della sua vita di vivere in povertà. Passato attraverso molte disgrazie famigliari, suicidi e pazzie, Ludwig si era guadagnato la notevole stima di Bertrand Russell, luminare di Cambridge. Storia e poesia nello sguardo crepuscolare dell’autore. Alla sua penultima fatica dopo la prematura morte, Jarman ritrae un quadro che ripercorre le traversie di Wittgenstein dall’infanzia all’età adulta: il rapporto complesso coi numerosi parenti, i forsennati studi giovanili a Cambridge, le ostinate ricerche di un significato nella vita umana in bilico perpetuo fra empirica e logistica, l’arruolamento al fronte nella Prima Guerra Mondiale, l’incontro/scontro con Russell, dapprima maestro che gli offrì un indirizzo di pensiero e poi arduo avversario di cui combattere l’acidità, le civetterie arruffiananti di Lady Ottoline Morrell, il tentativo di spiegare la sua filosofia a studenti universitari poco convinti e che non credevano in lui, il viaggio infruttuoso in Unione Sovietica per accantonare l’insegnamento e cercare un lavoro da operaio per sé e per un amico cui s’era particolarmente affezionato, le fughe in più Stati e la definitiva sistemazione in Irlanda. Non passa uno dei sessantanove minuti di durata in cui l’antimaterialismo wittgensteiniano non emerga preponderante, cifra narrativa che pone il dubbio come unico mezzo di conoscenza del mondo. Le illustrazioni di un pensiero fra i più astrusi e nobili del ‘900 europeo in ambito filosofico appartengono a un sistema di sceneggiatura che il copione adotta per rendere credibili i dialoghi, non fare del semplicismo, caricare di dignità morale i personaggi e affrontare temi oramai già scottanti in un contesto storico (la prima metà del XX secolo) dove la parola rivoluzione poteva tranquillamente sostare su ogni bocca, così come il concetto di cambiamento è esplicato con straordinari riferimenti a una realtà in perenne sospensione. Sospensione di significati, soprattutto: Wittgenstein osservò, dapprima da Vienna, poi da Mosca e da altre capitali del suo continente di provenienza, la società occidentale brutalizzarsi fino a schiacciare la filosofia rendendola un emblema di tempi andati che una "modernità" (per dire di allora) velocizzata e industrializzata non poteva tollerare. L’incarnazione che ne dà K. Johnson permette di analizzare il protagonista, grazie alla recitazione sopra alle righe ma pur sempre funzionale dell’attore, dalla prospettiva di chi vede la caduta a discesa libera (e lo schianto) di un pensatore a cui nessuno riconosce il dovuto merito. Eppure, v’era in quella mente tanta immaginazione e tanto spirito dialettico da fare impressione alle menti meno evolute di coloro che, nella medesima epoca, muovevano verso la violenza del nazifascismo e, ancor prima, all’ipocrisia celata e maleodorante della belle époque. Un individuo completamente fuori da un mondo che tentava di irretirlo e ciononostante trovò un medium espressivo nell’autostima che mai gli venne a mancare. Di gigantesco e fantasioso pregio la scenografia - siparetti con sfondo nero privi di orpelli, per scandire una riproduzione brechtiana per immagini gioiosa, libera e grottesca -, che mette in scena costumi sgargianti e coloratissimi, come le toghe che indossa Bertrand Russell (un imponente Gough al vetriolo), i pomposi ornamenti di Lady Ottoline (Swinton ineccepibile come sempre), il marziano che intrattiene un’interessante conversazione davanti a una cassetta della posta col Ludwig bambino, la trincea dove il Ludwig adulto, combattendo con baionetta alla mano, teme d’aver smarrito la ragione, e l’introduzione con ninnoli luccicanti dove si può notare come il pianoforte, che in seguito ricompare spesso, ricopra un ruolo coadiuvante nel tenere insieme la profondità del racconto filmico. Un eccellente commistione di estetica, arguzia, silenzio musicale (non v’è colonna sonora), raffinatezza immaginifica ed educazione intellettuale. La non-storia, per interesse stesso degli sceneggiatori (il regista, Terry Eagleton, Ken Butler), è stata imperniata su una forma d'inchiesta che, dallo spazio, gli extraterrestri, inviando sul pianeta Mr. Green (null'altro che l'alter ego del filosofo, il suo interlocutore immaginario), intendono condurre. Cosa importante da sottolineare: il film non è una biografia di Ludwig Wittgenstein (1889-1951), bensì una messa in scena del suo raziocinare imperituro, inserito all'interno della sua vita. Presentato a Berlino 1993 in concorso e giunto nell'edizione home video in Italia l'anno successivo.
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giulio andreetta
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giovedì 10 settembre 2020
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il tormento segreto di wittgenstein
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Capolavoro assoluto di Derek Jarman, che sforna un film visionario, in cui la biografia di Ludwig Wittgenstein non è che mero pretesto per presentare le idee del filosofo in un contesto estetico assolutamente originale. Di fronte a tale originalità nelle scelte registiche c'è solo da rimanere ammirati, anche per l'arguta decisione di rappresentare l'intera vicenda umana e intellettuale di uno dei più grandi filosofi del xx secolo, interamente in un teatro spoglio e disadorno. Pochi oggetti consentono però allo spettatore di immaginare tanti mondi possibili.
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Capolavoro assoluto di Derek Jarman, che sforna un film visionario, in cui la biografia di Ludwig Wittgenstein non è che mero pretesto per presentare le idee del filosofo in un contesto estetico assolutamente originale. Di fronte a tale originalità nelle scelte registiche c'è solo da rimanere ammirati, anche per l'arguta decisione di rappresentare l'intera vicenda umana e intellettuale di uno dei più grandi filosofi del xx secolo, interamente in un teatro spoglio e disadorno. Pochi oggetti consentono però allo spettatore di immaginare tanti mondi possibili. Recitazione sempre ad un livello professionale, e l'attore che interpreta Wittgenstein, Karl Johnson, risulta essere somigliantissimo al filosofo. Bellissimo il monologo finale con la favola del ghiaccio che esemplifica perfettamente le due fasi dell'opera di Wittgenstein. Oltre a ciò va lodato lo sforzo, in una simile operazione, di divulgare la filosofia in modo divertente e mai banale. Forse uno dei migliori film biografici che siano mai stati prodotti, per originalità delle scelte estetiche e per la profondità dei temi trattati. 5 stelline.
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