Lietta Tornabuoni
La Stampa
Occhi di serpente è in gergo il tiro 1 e 1 al gioco dei dadi: che può essere un risultato minimo, perdente, ma può anche non esserlo, e che simbolicamente indica un confronto alla pari tra due persone, con in più una sfumatura tossico esotica nel suono. Il terzo film dell’americano Abel Ferrara visto quest’anno (gli altri due erano Il cattivo tenente e Il ritorno degli ultracorpi), è insieme brutale e raffinato, turpe e cinematograficamente sensazionale, violento e ridicolo: la bravura del regista è grande, il sospetto di venir presi in giro e tirati in trappola è costante. [...]
di Lietta Tornabuoni, articolo completo (2530 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 20 Novembre 1993