maria
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domenica 25 novembre 2007
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bellissimo film!
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Emozionante, a tratti angosciante, lascia un messaggio d'amore universale che non è mai banale.
Gli attori sono strepitosi. Da vedere assolutamente.
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(di patrickbateman47)
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elgatoloco
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martedì 26 marzo 2019
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cameron come sempre interessante, autore e regista
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Questo"The Abyss"(1989)di Cameron è da intendere in senso proprio come anche, forse è persino inutile sottolinearlo. metaforico, dove i due livelli nel film in questione si intrecciano e sin fondono pienamente. James Cameron, da sempre grande specialista di effetti speciali, ma anche autore di cinema quale sceneggiatore, qui va in qualhce modo oltre sé stesso, unendo avventura, azione, spettacolarità (la vicenda del sommerigibile che deve recuperare un suo"collega"nucleare, glii amori, i "disastri", i pericoli, resi con mezzi tecnici nuovissimi, tanto che anche le sequenze subacquee-o subaquee, ormai entrambe le forme sono"omologate"-sono particolarmente convincent, il che non avviene in realtà sempre, anzi)e poesia, con l'apparizione di queste"farfalle"colorate in modo estremamente avvincente-con tonalità tendenti al rosa e al violetto, di per sè evocative-che sono in realtà specie aliene in fondo al mare.
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Questo"The Abyss"(1989)di Cameron è da intendere in senso proprio come anche, forse è persino inutile sottolinearlo. metaforico, dove i due livelli nel film in questione si intrecciano e sin fondono pienamente. James Cameron, da sempre grande specialista di effetti speciali, ma anche autore di cinema quale sceneggiatore, qui va in qualhce modo oltre sé stesso, unendo avventura, azione, spettacolarità (la vicenda del sommerigibile che deve recuperare un suo"collega"nucleare, glii amori, i "disastri", i pericoli, resi con mezzi tecnici nuovissimi, tanto che anche le sequenze subacquee-o subaquee, ormai entrambe le forme sono"omologate"-sono particolarmente convincent, il che non avviene in realtà sempre, anzi)e poesia, con l'apparizione di queste"farfalle"colorate in modo estremamente avvincente-con tonalità tendenti al rosa e al violetto, di per sè evocative-che sono in realtà specie aliene in fondo al mare. Senza particolari determinazioni geografiche o oceanografiche(anni dopo Cameron avrebbe firmato il non memorabile"Titanic", "trainato"dall'allora poco più che ventenne Di Caprio...), senza l'insistenza sul pericolo delle armi nucleari-il riferimento c'è, ma è abbastanza vago-l'autore crea qui dunque un film particolare, evocativo, in qualche modo anche"nuovo"(diffi cile, ormai, parlare di" novità"tout court....), e quindi tocca sensibilità da riscoprire, senza voler peraltro inauguare un genere cinematografico"nuovo". Ed Harris e Mary Elisabeth Mastantonio, attori in qualche modo"classici"di Cameron, svolgono i rispettivi ruoli con professionalità esemplare, come anche Michael Bien. Regia, sceneggiatura, fotografia"concorrono"Un a volta tanto pienamente e in modo congruente alla creazione di un'opera. El Gato
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nicolas bilchi
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lunedì 5 settembre 2011
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the abyss.
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Dei 140 minuti (o 170 nella Director's Cut, che è ancora più straziante...) di cui il film The Abyss è composto, solamente la scena della discesa di Brigman verso il fondale marino e quella del suo incontro con gli alieni possono essere veramente definite come pagine di buon cinema; esse ci indicano tristemente ciò che questo film avrebbe dovuto essere e non è stato affatto. Probabilmente seguendo il vecchio adagio "caval che vince non si cambia", Cameron, forte del successo del suo film precedente, Aliens - Scontro finale, ripropone la stessa impostazione del film, solo cambiando la cornice entro cui si sviluppano gli eventi.
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Dei 140 minuti (o 170 nella Director's Cut, che è ancora più straziante...) di cui il film The Abyss è composto, solamente la scena della discesa di Brigman verso il fondale marino e quella del suo incontro con gli alieni possono essere veramente definite come pagine di buon cinema; esse ci indicano tristemente ciò che questo film avrebbe dovuto essere e non è stato affatto. Probabilmente seguendo il vecchio adagio "caval che vince non si cambia", Cameron, forte del successo del suo film precedente, Aliens - Scontro finale, ripropone la stessa impostazione del film, solo cambiando la cornice entro cui si sviluppano gli eventi... e neanche troppo, in fin dei conti: come nel sequel del film di Ridley Scott un corpo di baldanzosi marines veniva spedito nello spazio siderale con la missione segreta (anche per molti di loro) di sterminare la proliferante stirpe extratterestre, così i tecnici di The Abyss vengono spediti in un altro "spazio", stavolta sottomarino, calandosi in un universo sconosciuto e oscuro. Per il resto, la trama si sviluppa secondo la struttura trita e ritrita di tanti action-movies di serie B: c'è la coppia in crisi che, bloccata in una situazione di estremo pericolo, è costretta a riavvicinarsi e a scoprire sentimenti ancora vivi, solo sottesi all'orgoglio degli ex coniugi (a tal proposito, va menzionata per la sua insopportabile sdolcineria la scena finale, con Bud e Lindsey che si baciano sopra la gigantesca astronave emersa dalle acque, in un contrasto visivo difficilmente digeribile); c'è il classico cattivone interno alla squadra col suo fido scagnozzo, c'è l'immancabile scazzottata risolutiva e - perchè no? - anche qualche ordigno nucleare qua e là, che mette sempre una certa angoscia. Il tono ironico è inevitabile di fronte ad un film così malriuscito, frutto di una base di partenza errata, cioè credere che l'atmosfera d'azione di Aliens potesse essere riproposta anche negli abissi, e che delude fortemente tenendo conto delle opere precedentemente realizzate da James Cameron, che qui realizza il primo (e certo non l'ultimo) di una serie di più o meno gravi passi falsi che costelleranno la sua carriera, minandone il valore come regista nella riflessione su quale posto egli debba occupare nella storia del cinema. L'idea di fondo del contatto con entità più sviluppate di quella umana, che ci mettono in guardia dal nostro stesso potere tecnico-scientifico, diretto in senso autodistruttivo, ha un sapore vagamente kubrickiano e riecheggia con una certa forza l'atmosfera di allarmismo ed indignazione etica propria di grandi capolavori del passato come Ultimatun alla Terra di Wise; ma in quelle pellicole prevaleva, come era doveroso che fosse, l'aspetto riflessivo e contemplativo, con la conseguenza visiva di una maggiore lentezza dell'opera rispetto a tanti altri film di genere. Cameron invece, compiendo un errore tanto clamoroso quanto grossolano, dimostra di non avere abbastanza acutezza intellettual-cinematografica da rendersi conto dell'impossibilità di conciliare un messaggio morale di questo tipo con il ritmo forsennato e con tutti gli stereotipi d'obbligo nel cinema d'azione, creando una contrapposizione che gioca a svantaggio di ambedue gli elementi: da un lato tutta la parte avventerusa risulta secondaria e priva di mordente per l'osservatore, dall'altro il "cuore" del film viene raggiunto solo nel finale, cioè dopo 120 o 150 minuti di pura spossatezza psicologica per il povero pubblico, costretto a sorbirsi una valanga interminabile di situazioni banali e stridenti con l'atmosfera "sacra" del mondo sconosciuto del mare.
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(di eraserhead89)
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