ilaskywalker
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lunedì 29 agosto 2011
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intimità attraverso il video
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Il titolo è un buon riassunto del film: una coppia di coniugi dove lui (bello e in carriera) tradisce lei (pudica ed in terapia) con la sorella di lei (più giovane e disinibita). Arriva un lontano amico di lui (misterioso e laconico) ospite per qualche giorno in casa, che cambierà questi equilibri.
James Spader ha quel suo modo inesplicabile di calamitare l'attenzione così che ogni frase che recita diventa oro, o forse sono io ad esserne troppo innamorata.
Il personaggio che qui interpreta è silenzioso, tranquillo, sobrio, anche se agli altri appare al limite del pericoloso e con una nascosta (non più di tanto) perversione: colleziona videoregistrazioni di interviste a donne che gli raccontano il loro rapporto con il sesso.
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Il titolo è un buon riassunto del film: una coppia di coniugi dove lui (bello e in carriera) tradisce lei (pudica ed in terapia) con la sorella di lei (più giovane e disinibita). Arriva un lontano amico di lui (misterioso e laconico) ospite per qualche giorno in casa, che cambierà questi equilibri.
James Spader ha quel suo modo inesplicabile di calamitare l'attenzione così che ogni frase che recita diventa oro, o forse sono io ad esserne troppo innamorata.
Il personaggio che qui interpreta è silenzioso, tranquillo, sobrio, anche se agli altri appare al limite del pericoloso e con una nascosta (non più di tanto) perversione: colleziona videoregistrazioni di interviste a donne che gli raccontano il loro rapporto con il sesso. Confessioni che Graham, impotente, tiene per sé ed utilizza per avvicinarsi e "conoscere" di più le interlocutrici in modo da poter e potersi liberare sessualmente.
Il buono del film fa perno sulle teorie dei due personaggi sinceri e puri, ossia Spader e la McDowell, che le espongono in una chiacchierata al bar all'inizio e in una scenata alla fine, e che aleggiano durante il resto della storia tra tradimenti scoperti, crisi di coppia, innamoramento presunto o profondo, fino alla scoperta (o forse continua ricerca?) del vero valore del rapporto sessuale, più facile a dirsi attraverso lo schermo video che faccia a faccia.
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andyflash77
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sabato 11 agosto 2012
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gli anni '80 visti da soderbergh
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Guardando questo film all'epoca, avresti mai detto che lo stesso regista sarebbe stato in grado di girare in futuro 'Traffic' e 'Solaris?'".
Steven Soderbergh esordisce con questa pellicola nel lontano 1989, utilizzando la fine di un discusso decennio come base del suo film, mirato ad introdurre una velata e sottile critica sociale. Ma se è piuttosto facile dare una fredda analisi su quella che è (era) lo stile di vita rampante degli yuppie, mettendone in luce gli aspetti più meschini (non farsi scrupoli nel colpire alle spalle le persone, per esempio), 'Sesso, bugie e videotape' dopo questa introduzione si dimostra molto più di quello che sembra.
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Guardando questo film all'epoca, avresti mai detto che lo stesso regista sarebbe stato in grado di girare in futuro 'Traffic' e 'Solaris?'".
Steven Soderbergh esordisce con questa pellicola nel lontano 1989, utilizzando la fine di un discusso decennio come base del suo film, mirato ad introdurre una velata e sottile critica sociale. Ma se è piuttosto facile dare una fredda analisi su quella che è (era) lo stile di vita rampante degli yuppie, mettendone in luce gli aspetti più meschini (non farsi scrupoli nel colpire alle spalle le persone, per esempio), 'Sesso, bugie e videotape' dopo questa introduzione si dimostra molto più di quello che sembra.
"Tutti abbiamo problemi" è una delle frasi su cui poggia il cuore del film, intenzionato - attraverso le vite dei protagonisti - a spaziare tra quelle che possono essere delle filosofie di comportamento relative alla sfera sentimentale e sessuale. C'è John (Peter Gallagher), appartenente alla schiera di quelli che sono gli ipocriti ; Ann (Andie Mc Dowell), tendente a tenersi dentro i pensieri, non esprimendoli se non tramite l'aiuto di una terapia, e Graham (James Spader), il più volenteroso nel trovare una maniera per tornare con la sua ex.Nel tentativo di riuscirci, Graham si impegna a fondo per cambiare rispetto alla persona - tanto simile a John - che era in gioventù e che ora tanto disprezza. Eppure, l'unico risultato che ha ottenuto è stato quello di passare il suo tempo masturbandosi guardando registrazioni di donne intervistate da lui a proposito delle loro più disparate esperienze sessuali.
Il compiacimento dei propri comportamenti ed azioni deve essere dettato prima di tutto dal sano equilibrio interiore, perché se non si sta bene con se stessi, è impensabile riuscire a star bene con gli altri. Perché l'esatto contrario non è altro che guardare e stare attenti insistentemente, come attraverso l'immobile occhio di una handycam, il mutamento della realtà che ci circonda senza badare al proprio; la conseguenza di una visione del genere è che qualsiasi buona intenzione o anche il sentimento più puro del mondo, cessa di essere tale per diventare ossessivo, morboso, sinonimo insomma di "malato", risucchiando la persona in una spirale d'insoddisfazione apparentemente inspiegabile.
La sceneggiatura, farcita continuamente di pause, controcampi ed espressioni d'imbarazzo, è di grande aiuto in questo complicato discorso, così come una grande Andie Mac Dowell, in questo film un po' imbruttita nel ruolo di repressa castigata, ma basta osservare soltanto la scena in cui si alza durante la notte e viene ripresa in piedi mentre fissa Graham nel sonno: ci si rende conto di come sia stata considerata tra le cinquanta donne più belle del mondo a quarantacinque anni suonati.
"Sesso, bugie e videotape" ha la peculiarità di non essere asfissiante nelle sue introspezioni e analisi, percorrendo con furbizia quei due binari paralleli del rapporto intimo tra due persone e che si chiamano amore e sesso. Soltanto in un altra occasione avevamo visto trattare i due argomenti in maniera così impeccabile, semplice e lineare, e si tratta di "American Beauty". Un paragone del tutto legittimo, perché entrambi i film vanno ad analizzare un disfacimento familiare in corso non banalizzandolo e coinvolgendo emotivamente lo spettatore con una delicatezza squisita. Ma se si pensa che "Sesso, bugie e videotape" sia stato girato una decina d'anni prima, è facile capire come possa essere stato premiato con la Palma d'oro al Festival di Cannes.
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francesco2
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venerdì 11 febbraio 2011
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sopravvalutato?dipende.
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Nell'affrontare questa recensione, dovrei valutare perché nei confronti di quest'opera, che pure a tratti non considero così profonda ma anzi ripetitiva e persino un pò superficiale, non considero un'esagerazione la Palma d'Oro a Cannes
e perché non la considero il "Classico” esempio di c nema medio indipendente, appropriato -Sia detto senza offesa- ad occasioni come il Sundance Film Festival, e poi a scomparire pressoché nel nulla, quando -E se- trova una distribuzione. Intanto: Sodersbergh ha già un suo stile, quello che dimostrerà nel geniale "Bubble" e persino nel commerciale ma incisivo "Ocean's Eleven?" E se ce l'ha, è uno stile fine a sé stesso o amalgama di una vera sostanza?
Tanto per cominciare, trovo che sbaglierebbe chi non considerasse che, nel risultato se non nelle intenzioni, il regista- Qui alla sua prima opera: è un caso?- si identifichi col "Collega" più di quanto non sembri.
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Nell'affrontare questa recensione, dovrei valutare perché nei confronti di quest'opera, che pure a tratti non considero così profonda ma anzi ripetitiva e persino un pò superficiale, non considero un'esagerazione la Palma d'Oro a Cannes
e perché non la considero il "Classico” esempio di c nema medio indipendente, appropriato -Sia detto senza offesa- ad occasioni come il Sundance Film Festival, e poi a scomparire pressoché nel nulla, quando -E se- trova una distribuzione. Intanto: Sodersbergh ha già un suo stile, quello che dimostrerà nel geniale "Bubble" e persino nel commerciale ma incisivo "Ocean's Eleven?" E se ce l'ha, è uno stile fine a sé stesso o amalgama di una vera sostanza?
Tanto per cominciare, trovo che sbaglierebbe chi non considerasse che, nel risultato se non nelle intenzioni, il regista- Qui alla sua prima opera: è un caso?- si identifichi col "Collega" più di quanto non sembri. Nel senso che certe scene del film paiono veramente carpite ad una fiction anche se situate nella realtà. Si prenda per esempio quella in cui il protagonista è a tavola con la Mac Dowell, ed ha luogo quella (Ma davvero?) troppo lunga e dilatata conversazione. Osservatela meglio -Se non l'avete fatto- e ditemi se non (ap) pare degna di un film, come tecniche di ripresa ed impostazione del dialogo. Come se in realtà, al di là di qualsiasi banale, banalissima, autoidentificazione col protagonista, quest'ultimo fosse un alter-ego di Sodersbergh -Con connotati, sicuramente, più specifici-, nel senso che la realtà quotidiana si mescolasse di continuo con la finzione, un gioco di disvelamenti nel quale la sincerità ed una punta di bugia si incrociano di continuo. Del resto la sorella "Buona", prima che un'attrice per il cognato (Ma forse anche per il marito, in un altro senso) è una PAZIENTE di uno psicoanalista. Quindi il suo disvelamento ha prima di tuttouna valenza medica: ma allora, tutto il film va letto sotto questa chiave, o perlomeno in molti momenti c'è una recita in atto o prossima alla conclusione (Ci si augura che uno psicologo abbia questo compito, quellod i scardinare certi meccanismi).
Quanti sono i momenti di sincerità in questo film? Forse, ma non è detto, quelli tra le sorelle; ma considerati gli argomenti e l'atteggiamento, più che di sincerità si può parlare di empatia, e neanche sino in fondo, se leviamo la scena pre-finale (Perché quella finale per davvero anticipa la pioggia). Forse è più autentico il marito quando dice :" Non è non facendo psicoterapia che i bambini africani guariscono. Ma è una sincerità che tradisce solo un po’ di cinismo o di crudo realismo.
Piuttosto, la vera sincerità è quella della sorella "Ribelle", quando si autoconsegna a Spader mentre la riprende. Ecco per due volte una doppia valenza; la San Giacomo è contemporaneamente ripresa(PASSIVAMENTE9, ma quella scena può essere considerata come uno stimolo attivo per chi la registri; ed in più, per come è girata, la ripresa assume al contempo valore documentaristico ed artistico. Nel confessarsi, ilSpader diventa lui il “Ripreso2, più traumatizzato degli altri nel fare quel lavoro: se è vero che ha smascherato certe situazioni, è riuscito afarlo anche con sé stesso. Del resto, era questo il senso di un hobby così strano.
Se dunque tutto (O molto) è una grande bugia, il giovanissimo Sodersbergh evita prediche sull'ipocrisia borghese, e si affida ad uno stile che smonta piano piano tutte le nostre certezze,lasciandoci nella mente e nel cuore un'acuta riflessione sul valore della "Finzione" che lo stesso Wenders, due o tre anni dopo, parzialmente riprenderà nel suo discusso "Fino alla fine del mondo", come anche sei anni dopo la Bigelow in "Strange Days". Di Sodersbergh si può dire tutto ed il contrario del tutto, data al vera o presunta etrogeneità della sua cinematografia; ma secondo chi scrive tale eterogeneità non lo identifica come un superficiale opportunista, ma anche e soprattutto come artista postmoderno, che
con "Out of Sight” sembrava avere imboccato definitivamente il viale del tramonto
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