spalla
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sabato 3 aprile 2010
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sequel inferiore all'originale, ma passabile
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Il primo dei quattro sequel della saga del giustiziere Kersey, nessuno dei quali all'altezza dell'originale, neanche lontanamente. Tuttavia, almeno questo primo sequel mi sembra guardabile o, quanto meno, non è così brutto come i successivi. E' vero che questo film non ha quel piccolo tocco di fascino che contraddistingueva il capostipite della serie e scade ben presto nella violenza fine a sè stessa. Però, come semplice storia di vendetta, il film non è nemmeno orribile. Intanto il protagonista è sempre lui: coriaceo, inarrestabile, spietato coi malviventi ma galante con le belle donne. Bravo Charles Bronson come nel primo film, che, per quanto un po' ingrigito, per ora sembra cavarsela ancora bene nel ruolo del giustiziere.
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Il primo dei quattro sequel della saga del giustiziere Kersey, nessuno dei quali all'altezza dell'originale, neanche lontanamente. Tuttavia, almeno questo primo sequel mi sembra guardabile o, quanto meno, non è così brutto come i successivi. E' vero che questo film non ha quel piccolo tocco di fascino che contraddistingueva il capostipite della serie e scade ben presto nella violenza fine a sè stessa. Però, come semplice storia di vendetta, il film non è nemmeno orribile. Intanto il protagonista è sempre lui: coriaceo, inarrestabile, spietato coi malviventi ma galante con le belle donne. Bravo Charles Bronson come nel primo film, che, per quanto un po' ingrigito, per ora sembra cavarsela ancora bene nel ruolo del giustiziere. Convincente anche nei suoi trasformismi in barbone e in dottore. C'è poi ancora il simpatico detective perennemente raffeddato del primo film, interpretat da un bravo Vincent Gardenia. Anche le atmosfere metropolitane sono cupe come nel capostipite e inquadrano bene la vicenda. Una cosa che può far storcere il naso è invece il fatto che il tasso di violenza viene qui notevolmente alzato e senza grandi motivazioni. Le truculente scene di vendetta sono poi evidentemente compiaciute e spesso sottilineate da sadiche battutine da parte del giustiziere. Il maggior difetto di questo film sta comunque a mio parere nella sua grande ripetitività. La storia è infatti molto prevedibile, poco diversa da quella del film precedente e ne ricalca quasi tutte le tappe senza alcuna vera sorpresa. Nonostante siano passati otto anni dal primo film, sembra che non sia nata nessuna nuova idea nel frattempo. Chi cerca un film anche solo moderatamente raffinato è meglio quindi che lasci perdere questo sequel e anche tutti i successivi, perchè questo prodotto è destinato evidentemente a chi cerca una storia di vendetta sanguinosa e senza grandi pretese. O, più in generale, il film può essere dedicato a coloro che vogliono vedere il giustiziere vendicarsi contro i diretti responsabili delle ingiustizie a suo danno, cosa che nel capostipite non avveniva. E, come il primo film ovviamente, questo prodotto è consigliato solo a stomaci forti vista la particolare crudezza di alcune scene.
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toty bottalla
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mercoledì 16 febbraio 2011
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vendetta comprensibile
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Il secondo capitolo della serie, a mio avviso , risulta credibile perchè le motivazioni in qualche modo lo sono, la forza emotiva che spinge KERSEY verso la vendetta è forte e comprensibile, BRONSON regge il personaggio anche in questa occasione, mi sono sempre chiesto però, come mai lento com'era nessuno riusciva mai a prenderlo! Saluti.
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fedeleto
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mercoledì 19 aprile 2017
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il ritorno del giustiziere
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Dopo i tragici eventi di New York, Paul ora vive a Los Angeles e sembra felice insieme alla sua donna e al miglioramento terapeutico della figlia. Purtroppo le cose si stravolgono quando dei teppisti gli violentano e uccidono la figlia, e lui si veste da giustiziere per portare vendetta e cercare i responsabili. Michael Winner dirige il seguito del giustiziere Broson, nonostante ci sia sempre lui alla macchina da presa le cose non cambiano, a parte un cambio di città (nel primo New York e nel secondo Los Angeles) sembra tutto troppo ripetitivo e monotono, le ambientazioni squallide dei ghetti rimangono testimonianza di germi delinquenziali annidati in un America "in guerra" proprio come viene detto alla radio nell'inizio del film, ma la trama non riesce a raccontare nulla di nuovo, e il tema della vendetta sembra ormai troppo usato e consumato.
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Dopo i tragici eventi di New York, Paul ora vive a Los Angeles e sembra felice insieme alla sua donna e al miglioramento terapeutico della figlia. Purtroppo le cose si stravolgono quando dei teppisti gli violentano e uccidono la figlia, e lui si veste da giustiziere per portare vendetta e cercare i responsabili. Michael Winner dirige il seguito del giustiziere Broson, nonostante ci sia sempre lui alla macchina da presa le cose non cambiano, a parte un cambio di città (nel primo New York e nel secondo Los Angeles) sembra tutto troppo ripetitivo e monotono, le ambientazioni squallide dei ghetti rimangono testimonianza di germi delinquenziali annidati in un America "in guerra" proprio come viene detto alla radio nell'inizio del film, ma la trama non riesce a raccontare nulla di nuovo, e il tema della vendetta sembra ormai troppo usato e consumato.Bravo Broson.
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hulk1
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domenica 31 luglio 2011
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il cittadino si ribella
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Dopo il planetario succeso del primo episodio, gli epigoni italici si sprecano, Winner aveva colto nel segno. mentre Alex di arancia era una riflessione a mio avviso confusa, senza un centro, afidata completamente a Malcom Mc Dowel, non è mistero ma cronaca, Kubric come molti registi non sapeva dirigere gli attori, dopo if si affidò completamente a M.D, tanto che nacquero e persistono polemiche riguardo di chi fu realmente la paternità del film. Ma centrò il bersaglio, la violenza diffusa della mala, il gangsterismo, in europa unito alla violenza politica, decretarono il successo del primo e lo smontaggio, con ritiro dalle sale del secondo. Comunque Winner non era un fascista, nemmeno Bronson, come i la maggior parte degli epigoni italici, Kubric era un tuonato , un vampiro peggio di De Palma.
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Dopo il planetario succeso del primo episodio, gli epigoni italici si sprecano, Winner aveva colto nel segno. mentre Alex di arancia era una riflessione a mio avviso confusa, senza un centro, afidata completamente a Malcom Mc Dowel, non è mistero ma cronaca, Kubric come molti registi non sapeva dirigere gli attori, dopo if si affidò completamente a M.D, tanto che nacquero e persistono polemiche riguardo di chi fu realmente la paternità del film. Ma centrò il bersaglio, la violenza diffusa della mala, il gangsterismo, in europa unito alla violenza politica, decretarono il successo del primo e lo smontaggio, con ritiro dalle sale del secondo. Comunque Winner non era un fascista, nemmeno Bronson, come i la maggior parte degli epigoni italici, Kubric era un tuonato , un vampiro peggio di De Palma. Spostano da Chigago a Los Angeles il secondo episodio, La gigantesca Hollywood campeggia, viene inquadrata molto spesso nel film, 'Come a dire, stiamo facendo del cinema'. Al solito viene affiancata una gnocca, ma i 60 iniziano a pesare, alcune sequenze dove il giustiziere usa solo le mani, rasentano il grottecso, l'avversario lo spaccherebbe in due senza molta fatica. Poi la saga sbracherà totalmente, altri giustizieri si affaciano agli 80.
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