Christiane F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino

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Un film di Uli Edel. Con Natja Brunckhorst, Thomas Haustein, Jens Kuphal, David Bowie.
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Titolo originale Christiane F. wir Kinder von Bahnhof Zoo. Drammatico, durata 138 min. - Germania 1981. - VM 14 - MYMONETRO Christiane F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino * * * - - valutazione media: 3,46 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Tematica scottante Valutazione 3 stelle su cinque

di Flegiàs TN


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giovedì 27 marzo 2008

È una città lugubre e fredda quella che viene presentata fin dalle prime sequenze del film, con i casermoni della periferia di Berlino che connotano subito un luogo non ospitale in cui i rapporti umani non sembrano certo facilitati. Lo squallore urbano è confermato lungo tutto il film, che si svolge spesso per strada e in luoghi degradati, in particolare la stazione ferroviaria e le sue toilette o la metropolitana. Le uniche eccezioni sono i luoghi in cui i giovani protagonisti cercano il divertimento o l'evasione, soprattutto all'inizio del film: il Sound brulicante di suoni e di eccitazione, il grattacielo notturno che diventa una sorta di luogo magico prima della corsa a perdifiato sulle note di Heroes di Bowie: letteralmente, eroi almeno per una notte. Il degrado fisico si riflette anche sui rapporti umani, in particolare se osservato dal punto di vista privilegiato della protagonista tredicenne. La famiglia appare un nucleo destrutturato. Nonostante le apparenze, Christiane sembra soffrire molto la distanza nel rapporto con la madre, che di fatto è indifferente alla vita della figlia, e non coglie il suo progressivo cammino verso la disperazione. È emblematico il confronto con la madre della sua amica Kessi, che vedendo la figlia addormentata sulla banchina della metropolitana, l'apostrofa duramente e la riporta a casa, mentre Christiane rimane sola. In questo panorama desolato, si staglia il tema principale del film, ovvero il rapporto con la droga. In un vero e proprio processo formativo, seppur degenerativo, Christiane passa dalla semplice curiosità al coinvolgimento diretto, nonostante l'iniziale rifiuto. Convinta di poter gestire le sostanze assunte, si ritrova presto in un vortice che non controlla. Il film, con l'alibi del realismo, utilizza in modo spesso spettacolare i vari buchi che disseminano il percorso di Christiane e dei suoi amici, spesso con uno stile derivato direttamente dall'horror. Non appare un caso che il film proiettato nella saletta del Sound, quando per la prima volta viene offerta droga alla protagonista, sia La notte dei morti viventi, e che la metafora tra zombie e personaggi sia spesso utilizzata. L'uso della droga, soprattutto all'inizio, appare per Christiane come una sorta di iniziazione, necessaria per sentirsi simile al gruppo che ha intorno e per affrancarsi dalla fanciullezza - il suo primo vero buco è il "regalo" per i suoi quattordici anni - con l'illusione di poter scoprire una propria nuova dimensione interiore. In questo senso, il film offre molti spunti relativi alle dinamiche di gruppo, con un rovesciamento costante dei valori. Il gruppo non appare mai come entità positiva, utile per un confronto o per uno stimolo reciproco, ma piuttosto come rifugio in cui far assopire la propria fragilità a fianco di altre debolezze, accettando lo sballo come soluzione temporanea all'incapacità di far fronte alle difficoltà del quotidiano. Tale deriva influenza anche i rapporti personali che sembrano più intensi e sinceri. L'amore tra Christiane e Detlef vive momenti di tenerezza e di dolcezza e tra i due c'è una reale condivisione affettiva. Ma anche in questa dimensione la dipendenza dalla droga crea una barriera di incomprensione, sia per l'incapacità di Detlef di disintossicarsi - che lo porta a prostituirsi per avere i soldi della dose - sia per la voglia di emulazione da parte della protagonista, che a un certo punto vuole sentirsi più vicina al suo compagno anche attraverso la tossicodipendenza.

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sergio venerdì 28 marzo 2008
ben scritta ma....
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bella recensione, peccato che l'hai copiata pari pari! non ricordo dove ma l'ho letta in rete, e la ricordo perchè mi era piaciuta, parole tue no....

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cronix1981 martedì 1 giugno 2010
davvero poca fantasia...
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La fonte, per così dire, dell'ottimo articolo è Michele Marangi, professore di Didattica del Cinema all'Università di Torino e membro del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Per la precisione l'articolo è copiato (ops... mi è scappato) dall’Aiace di Torino.Ma se non hai niente da dire, perchè copiare spudoratamente da altri?

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