Paura nella città dei morti viventi

Un film di Lucio Fulci. Con Catriona MacColl, Carlo De Mejo, Christopher George, Venantino Venantini, Fabrizio Jovine.
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Horror, durata 91 min. - Italia 1980. - VM 18 - MYMONETRO Paura nella città dei morti viventi * * 1/2 - - valutazione media: 2,75 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Occasione perduta Valutazione 0 stelle su cinque

di Pablito


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martedì 31 luglio 2007

Cerchiamo di capirci e di essere obiettivi. Senza fare gli schizzinosi e i prevenuti sui film di serie b, c, d; senza il semplicismo dell'horror-fan che vuole solo vedere chili di frattaglie e se ne infischia allegramente di come un film è costruito. Zombi invincibili che appaiono e scompaiono a loro piacimento, non deboli e lenti come nell'archetipo di Romero, ma addirittura che fracassano un cranio stringendolo con le dita: poi basta una crocettina conficcata con poca convinzione nella pancia del prete e bruciano tutti (E qui non si parli di simbolismo, per pietà). Il bambino scappa divincolandosi dalla stretta, omoni grandi e grossi vengono stritolati. Quelli che dovrebbero combattere la maledizione sono un branco di fessi totali. Ad esempio, devono arrivare entro mezzanotte alla tomba del prete e stanno lì a passeggiare e a dire scemenze invece di sbrigarsi. Poi ci vanno e non si portano dietro niente, nemmeno qualcosa per divellere la lapide (trovano un ferraccio lì "per caso" e adoperano quello). Fra l'altro prima dicono che dopo mezzanotte non c'è più niente da fare e invece avviene il contrario. I dialoghi e le situazioni sono di una puerilità e inconcludenza rare, sembrano scritti da un bambino di otto anni(siamo al livello di Plan 9 from outer space). la più grossa è come tutti gli imbecilli stiano sempre lì ad aspettare di essere squartati (sono loro i veri zombi). Sceneggiatura che salta di palo in frasca, attori che brancolano a casaccio e non sanno mai cosa fare o dire (o baciare, o lettere o testamento). La polizia che offre aiuto e quello che dice "no, vado da solo". Gran peccato, perché le atmosfere nebbiose, la sequenza del "risveglio nella bara", la terrificante escursione sotterranea nel cimitero sono efficaci e ben realizzate. Con un po' di attenzione e un vero sceneggiatore poteva uscirne un signor film. Anche se è pieno di buchi è un lungometraggio che riesce a coinvolgere e a mantenerti in attesa di uno scioglimento... che poi non arriva. Nulla viene spiegato, la storia del libro di quattromila anni è fumo negli occhi. E un cenno seppur minimo sulla storia del prete e sui motivi del suo suicidio? Non sia mai. Se poi il film voleva assumere le sembianze di un incubo doveva puntare ben oltre, in termini di astrazione: come visionarietà siamo all'asilo infantile, rispetto alle pellicole veramente surreali e/o oniriche. La chiusa poi è davvero puerile, più che oscura. Se Fulci è un maestro, Mario Bava e Roger Corman sono Leonardo Da Vinci e Omero, e Orson Welles è Dio?

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mister c. sabato 25 agosto 2007
non scherziamo
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Fare le tare alle sceneggiature degli horror di Fulci è operazione indebita. Lui stesso ha più volte dichiarato che suoi modelli ispiratori, per così dire, erano il surrealismo e il dadaismo. Inoltre, basti pensare non solo al suo diploma all'Accademia, ma soprattutto al fatto che, considerati gli altri suoi film, era uno che sapeva scrivere molto bene.Il ricorso alla struttura onirica non è una scusante per infilare qualsiasi vaccata venga in mente: si nota che dietro c'è un progetto ben preciso, così come determinati ricorrenti stilemi.E poi, basterebbe solamente la sua maestria nel girare certe scene splatter, specie quelle con insetti ecc., a fare apprezzare qualsiasi suo film.In sostanza, per valutare questo film, come tutto il Fulci horror, per me occorrono tutt'altri parametri estetici rispetto a quelli utilizzati da Pablito. [+]

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ergo mercoledì 11 marzo 2009
molta paura (?) poca sostanza
100%
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0%

Eh, sì... si può accettare tutto, ma qualunque soluzione un film adotti, deve poi avere una sua coerenza interna. Se no è troppo comodo.

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