Un mercoledì da leoni |
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Un film di John Milius.
Con Gary Busey, William Katt, Patti D'Arbanville, Jan-Michael Vincent, Stacy Keach Sr..
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Titolo originale Big Wednesday.
Drammatico,
durata 120 min.
- USA 1978.
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Il grande mercoledi di Milius.
di ultimoboyscoutFeedback: 89733 | altri commenti e recensioni di ultimoboyscout |
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sabato 28 aprile 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non mi ha fatto impazzire anche se ha intenti e motivazioni validissime, va detto che è il film più importante del regista e quello più importante (assieme a "Point break") riguardante questo sport e la filosofia di vita da esso generata e che oltre al valore tecnico ne ha altri, ancora più importanti, a livello sociale ed esistenziale. Rappresenta la prima generazione di surfisti, quella degli anni '60 e '70, quella del passaggio dalle tavolone alle più moderne tavolette, quella dei falò in spiaggia tra birre in bottiglia e chitarre e quella di Gerry Lopez che lanciava mode e stili di surfata: la vita era semplice e a contatto con la natura. Il surf non era diventato ancora (succederà negli anni '80, e il passaggio sarà chiarissimo nello stesso "Point break") così modaiolo, non era un fenomeno commerciale influenzato dalla cultura hip hop: la pellicola rappresenta la vera essenza del surf e di chi lo praticava. Narra di tre grandi amici che fanno furore nella California degli anni '60, col tempo che passa e la vita che pian piano li allontana. Incombe il Vietnam e uno partirà, quando si ritroveranno il surf è in declino ma la loro ultima esibizione sarà un trionfo. Scandito su 4 tempi che equivalgono a 4 periodi e altrettante celebri mareggiate (estate '62, autunno '65, inverno '68, primavera '74) che corrispondo anche a diversi momenti cruciali della storia recente americana (dall'omicidio di Kennedy a Watergate) non è un semplice film sul surf e sul mito che rappresentava allora. E' piuttosto un viaggio all'interno di una generazione fortemente segnata da un malessere evidente e dalla stessa guerra, forse principale causa di quel malessere. Ha i suoi momenti tragicomici, quando i tre amici cercano di farsi riformare, ma la parte migliore è senza dubbio l'epilogo, quel Big Wednesday del titolo originale, che rappresenta il passaggio all'età adulta col suo carico di responsabilità ma anche di ricordi e disillusioni. Ma quella grande onda rappresenta anche l'ultima sfida di una generazione giunta al capolinea. Commovente ed emozionante grazie allo sguardo dall'interno del regista, che ha sfruttato le sue esperienze di surfista, è uno dei baluardi dell'amicizia, dei sogni infranti e dell'amore. E di una guerra che non si vede mai, ma aleggia pesantemente tra silenzi e dialoghi e che con la sua follia riesce a trasmettere tutto il suo malessere. Crepuscolare e reazionario, pieno di nostalgia per quel periodo e quella generazione (forse) da rimpiangere, manca di un pizzico di ritmo che assieme alle fantastiche riprese in acqua l'avrebbero reso immortale. Da vedere e da capire, la struggente malinconia di fondo che lascia è una vera apoteosi.
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