Pellicola dalle ottime atmosfere gotiche con una trama che richiama i classici gialli di Agatha Christie, il tutto accompagnato da elementi più innovativi ed emozionanti (il maniaco serial-killer), riconducibili ai thriller d’azione.
La sceneggiatura sebbene sia ben poco originale funziona bene: il collaudato impianto riesce sempre a creare la giusta dose di mistero ed incertezza, che cattura lo spettatore e lo tiene avvinto, interessandolo a conoscere gli sviluppi della storia.
La stessa buona riuscita non si ha invece con riferimento all’altra finalità della pellicola, quella di creare l’effetto suspense proprio del thriller. Sebbene l’opera contempli varie sequenze che vogliono risultare inquietanti, tale obiettivo non viene centrato principalmente perché si segue una narrazione troppo artefatta ed ingessata per riuscire davvero a spaventare lo spettatore.
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Pellicola dalle ottime atmosfere gotiche con una trama che richiama i classici gialli di Agatha Christie, il tutto accompagnato da elementi più innovativi ed emozionanti (il maniaco serial-killer), riconducibili ai thriller d’azione.
La sceneggiatura sebbene sia ben poco originale funziona bene: il collaudato impianto riesce sempre a creare la giusta dose di mistero ed incertezza, che cattura lo spettatore e lo tiene avvinto, interessandolo a conoscere gli sviluppi della storia.
La stessa buona riuscita non si ha invece con riferimento all’altra finalità della pellicola, quella di creare l’effetto suspense proprio del thriller. Sebbene l’opera contempli varie sequenze che vogliono risultare inquietanti, tale obiettivo non viene centrato principalmente perché si segue una narrazione troppo artefatta ed ingessata per riuscire davvero a spaventare lo spettatore. In questo senso non sono sufficienti neppure gli ambienti tetri e cupi, questi sì molto ben realizzati ed efficacemente messi in scena.
La regia dell’americano Radley Metzger è troppo poco incisiva; la sua principale pecca è quella di non riuscire a valorizzare al meglio la storia e le situazioni potenzialmente suscettibili di essere rappresentate in modo molto più forte e suggestivo.
Si tratta di un film corale dove tutti gli attori del cast hanno un ruolo da coprotagonisti: la migliore in scena è decisamente Wendy Hiller, autrice di una performance di alta scuola, molto misurata e straordinariamente convincente; del resto del cast si citano Carol Lynley e Michael Callan, a cui sono affidati i due ruoli un po’ più importanti, ma che non riescono a lasciare il segno; Olivia Hussey e Honor Blackman che si distinguono per la loro presenza scenica, con la seconda certamente più in là con gli anni, ma nonostante questo sempre particolarmente sensuale ed intrigante; ed infine Edward Fox, che suo malgrado interpreta la parte peggiore di tutta la sceneggiatura.
Molto azzeccata la trovata del testamento che viene aperto a 20 anni dalla scomparsa del de cuius, con le disposizioni testamentarie che vengono lette dallo stesso defunto filmatosi prima di morire.
C’è qualche colpo di scena, immancabile in pellicole del genere.
Particolarmente significativa e rivelatrice la scena iniziale, prima dei titoli di testa … ma se ne scoprirà il reale significato solo alla fine.
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