luca g
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venerdì 22 novembre 2024
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e il west degli spaghetti chiuse alla grande
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Era un sabato di dicembre del 76 quando lo vidi al Manzoni di Bologna ed ebbe un ottimo successo, il Manzoni era strapieno;
lo tornai poi a vedere in 2^ allo Smeraldo,
è un bellissimo western, Castellari era un grande regista, perché un F, un V, un A, non avrebbero neanche saputo da che parte cominciare a dirigere un film western, ch'è una cosa - a quanto ne so - molto difficile, per le scene d'azione, di massa, le sparatorie, le scene di pugni, i cavalli...
tecnicamente il western raggiungeva il livello di sofisticatezza di un film americano proprio quando il genere era finito, quel natale del 70, allorché usci lo sciagurato, abominevole Trinità,
l'ultimo western italiano fu Trinità, non Keoma, fu il demenziale film di Barboni_Clucher ad assassinare alla schiena il western che fu di Leone, Lupo, Tessari, Valerii, Colizzi, Jackson-Padget, Petroni, .
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Era un sabato di dicembre del 76 quando lo vidi al Manzoni di Bologna ed ebbe un ottimo successo, il Manzoni era strapieno;
lo tornai poi a vedere in 2^ allo Smeraldo,
è un bellissimo western, Castellari era un grande regista, perché un F, un V, un A, non avrebbero neanche saputo da che parte cominciare a dirigere un film western, ch'è una cosa - a quanto ne so - molto difficile, per le scene d'azione, di massa, le sparatorie, le scene di pugni, i cavalli...
tecnicamente il western raggiungeva il livello di sofisticatezza di un film americano proprio quando il genere era finito, quel natale del 70, allorché usci lo sciagurato, abominevole Trinità,
l'ultimo western italiano fu Trinità, non Keoma, fu il demenziale film di Barboni_Clucher ad assassinare alla schiena il western che fu di Leone, Lupo, Tessari, Valerii, Colizzi, Jackson-Padget, Petroni, ..., e lui Castellari, magistrale autore, tra gli altri, del violentissimo magistrale 'Ammazzali tutti e torna solo',
mano sicurissima, eccellente direttore di scena, capace di realizzare fim spettacolari come nessun altro,
l'inseguimento in ... caspita il poliziesco con Franco Nero e James Whitmore ...a Genova ... era da urlo, forse 'la polizia li arresta la magistratura li mette fuori', come oggi,
quel pomeriggio uscii dal Manzoni più triste che mai, i film che eran stati i sogni della mia infanzia erano finiti,
la tristezza di vedere invecchiato William Berger, che aveva terminato di scontare la pena a Rebibbia, in esito all'incriminazione nel 70 per la vicenda di droga che coinvolse anche altri nomi del cinema, icona del west italiano, il co-protagonista del primo Sartana, di Sabata, l'agente della Pinkerton del peraltro insulso 'faccia a faccia', un grande attore, ...
Keoma non è più un western all'italiana, è un western italiano non perché ci s'illudesse di rivitalizzare il west italiano, ma perché il cinema italiano era a un passo dal fallimento, dichiarato nell'81 col disastro di cinecittà, e i produttori italiani stavano raschiando il fondo del barile dei generi;
ma il film è molto ben fatto, l'ambientazione è ottima, parimenti la struttura drammatica, fantastica ritmica dell'azione presente e dei flash-back, ottimi attori,
stupenda Olga Karlatos, la ragazza cui il gangster palpa le mammelle nella sequenza iniziale di 'C'era una volta in america', una grande attrice per bellezza, intensità di volto,
grandiosi i tre fratelli tra cui so ricordare solo Orso Maria Guerrini,
uso spettacoloso del rallentatore, alla pari del mitico Sam,
chi dice che il film è spesso sull'orlo del ridicolo non capisce niente ed è inutile spiegare perché;
Castellari fu un grande regista del cinema, i suoi film erano veramente spettacolari, entusiasmanti per chi come me ed altri ne era innamorato,
solo chi s'innamorava dei film di Castellari, invece di una ragazza, può capire questo cinema.
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gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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keoma ha compassione della morte
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Alla metà degli anni Settanta in molti hanno già suonato le campane a morto del western all’italiana, compresi gran parte dei suoi fondatori che o l’hanno abbandonato o se ne fanno beffe mettendolo in satira. Enzo G. Castellari va in controtendenza. Vuole affascinare per l’ultima volta il pubblico e ci riesce innestando con mano geniale sui codici originari del western all’italiana gran parte delle innovazioni stilistiche e tematiche successive. Sul piano stilistico modifica la scansione della narrazione dilatandola o restringendola alla maniera di Peckinpah ed esaspera lo scambio dei piani temporali utilizzato da Sergio Leone fino a confondere realtà con immaginazione e flashback con presente.
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Alla metà degli anni Settanta in molti hanno già suonato le campane a morto del western all’italiana, compresi gran parte dei suoi fondatori che o l’hanno abbandonato o se ne fanno beffe mettendolo in satira. Enzo G. Castellari va in controtendenza. Vuole affascinare per l’ultima volta il pubblico e ci riesce innestando con mano geniale sui codici originari del western all’italiana gran parte delle innovazioni stilistiche e tematiche successive. Sul piano stilistico modifica la scansione della narrazione dilatandola o restringendola alla maniera di Peckinpah ed esaspera lo scambio dei piani temporali utilizzato da Sergio Leone fino a confondere realtà con immaginazione e flashback con presente. Keoma non immagina il passato, lo rivive direttamente. Su di lui la morte non si limita a incombere, ma lo accompagna. Si materializza fin dalle prime scene, è una donna in carne e ossa che gli dispensa consigli («questa non è mai stata la tua gente, non ti ha mai amato…») e alla fine fa da levatrice al bimbo di Lisa che nasce nella violenza di un duello finale senza altro suono che le urla della partoriente. Enzo G. Castellari non si spaventa della carica messianica del suo protagonista, la lascia scorrere con misura, la governa e l’indirizza con mano felice sfuggendo alla trappola del grottesco anche nei passaggi più difficili come quello della “crocefissione”.. L’ultimo grande antieroe del western all’italiana è spietato come Django ma ha perso per strada il cinismo e tratta anche la morte con compassione
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gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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l’ultimo ruggito del western all’italiana
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Keoma viene in genere considerato come il film che alla metà degli anni Settanta chiude l’epopea del western all’italiana. L’osservazione andrebbe precisata meglio perché dal punto di vista strettamente temporale non è vera. Dopo Keoma, infatti, si registra ancora qualche nobile anche se non troppo fortunato tentativo di rivitalizzare il genere sia attraverso un’esasperazione ulteriore della violenza, come in Una donna chiamata apache del 1976 o in Mannaja e California del 1977, sia tentando la strada della “versione per famiglie” come in Sella d’argento nel 1978. Nonostante tutto, però, Keoma resta sia per la critica che per l’immaginario popolare il film che porta per l’ultima volta sullo schermo con puntigliosa e quasi didascalica precisione tutti codici fondanti del western all’italiana.
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Keoma viene in genere considerato come il film che alla metà degli anni Settanta chiude l’epopea del western all’italiana. L’osservazione andrebbe precisata meglio perché dal punto di vista strettamente temporale non è vera. Dopo Keoma, infatti, si registra ancora qualche nobile anche se non troppo fortunato tentativo di rivitalizzare il genere sia attraverso un’esasperazione ulteriore della violenza, come in Una donna chiamata apache del 1976 o in Mannaja e California del 1977, sia tentando la strada della “versione per famiglie” come in Sella d’argento nel 1978. Nonostante tutto, però, Keoma resta sia per la critica che per l’immaginario popolare il film che porta per l’ultima volta sullo schermo con puntigliosa e quasi didascalica precisione tutti codici fondanti del western all’italiana. Lo fa quasi con la consapevolezza della imminente fine e con una storia intrisa da una disperata violenza che si svolge in uno scenario da incubo simile a quello nel quale dieci anni prima si muoveva il Django del film omonimo di Sergio Corbucci. Non è un caso che l’attore impegnato a dare anima e corpo al personaggio tormentato e visionario di Keoma sia lo stesso Franco Nero che per primo aveva portato sullo schermo il triste e solitario pistolero con la bara. Il film è l’ultimo ruggito di grande qualità del western all’italiana in un periodo in cui il genere sta ormai agonizzando tra satira e stanca ripetizione. Registi di culto come Sam Raimi lo considerano un grande capolavoro
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kronos
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mercoledì 13 luglio 2011
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visionario ma sgangherato
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Grazie allo 'sponsor' Quentin Tarantino, Keoma ha guadagnato un culto crescente nel corso degli anni, questo è indiscutibile.
Così come non si discute il fascino delle locations, dell'apparato scenografico e dell'intensa colonna sonora scritta dai fratelli De Angelis: elementi che rafforzano la bellezza visionaria di molte sequenze.
Ma la sceneggiatura nel complesso è faraginosa, improvvisata, a tratti involontariamente ridicola. E anche la regia di Castellari convince poco quando cita insistentemente Peckinpah (e in questo non lo aiutano i 'cascatori' di Cinecittà).
Un film interessante per gli amanti dello spaghetti western di serie b, evitabile per tutti gli altri.
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dandy
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martedì 16 novembre 2010
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sopravvalutato,è kult solo in parte.
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Tentativo riuscito solo in parte (e senza seguito)di ridare un pò di inventiva e spessore a un genere che ormai stava esalando l'ultimo respiro(c'è chi ne parla proprio come l'ultimo western nostrano degno di nota).Castellari dimostra fin troppo bene di aver imparato le lezioni di maestri come Leone o Peckinpah(i rallenty si sprecano),e tende ad andare volutamente sopra le righe.Nero dal canto suo,è un perfetto eroe cristlogico(infatti subisce una sorta di crocefissione) e fumettistico assieme.Il risultato ha un chè di visionario e quasi pop(originale la messa in scena dei flashback),ma alla fine l'insieme non risparmia i soliti clichè di genere,e si ha l'impressione che manchi qualcosa che ne avrebbe potuto fare un vero film di culto(infatti,nei contenuti speciali del dvd,un poco entusiasta Luigi Montefiori[alias George Eastman,qui sceneggiatore] afferma che la sua sceneggiatura era in origine molto più tendente al cupo e al fantastico,e che poi fù pesantemente ridimensionata).
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Tentativo riuscito solo in parte (e senza seguito)di ridare un pò di inventiva e spessore a un genere che ormai stava esalando l'ultimo respiro(c'è chi ne parla proprio come l'ultimo western nostrano degno di nota).Castellari dimostra fin troppo bene di aver imparato le lezioni di maestri come Leone o Peckinpah(i rallenty si sprecano),e tende ad andare volutamente sopra le righe.Nero dal canto suo,è un perfetto eroe cristlogico(infatti subisce una sorta di crocefissione) e fumettistico assieme.Il risultato ha un chè di visionario e quasi pop(originale la messa in scena dei flashback),ma alla fine l'insieme non risparmia i soliti clichè di genere,e si ha l'impressione che manchi qualcosa che ne avrebbe potuto fare un vero film di culto(infatti,nei contenuti speciali del dvd,un poco entusiasta Luigi Montefiori[alias George Eastman,qui sceneggiatore] afferma che la sua sceneggiatura era in origine molto più tendente al cupo e al fantastico,e che poi fù pesantemente ridimensionata).Fastidiose le musiche di Guido e Maurizio De Angelis.Insomma non meritra proprio del tutto la fama che ha conquistato.Peccato.
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alex.1
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giovedì 16 ottobre 2008
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un film senza tempo
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Ormai sono passati più di trent'anni da quando è stato girato ed è attuale più che mai, forse proprio perchè non si è mai interessato di seguire una moda o appartenere ad un filone cinematografico.
Implacabile ma allo stesso tempo triste, nostalgico e a suo modo romantico, perennemente in cerca di sé stesso, questo è "KEOMA" e forse questo è anche il suo protagonista Franco Nero.
Un film bellissimo, accompagnato da una colonna sonora struggente.
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fabrizio
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giovedì 1 maggio 2008
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uno dei peggiori western di sempre
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KEOMA? E IL BUONO IL BRUTTO IL CATTIVO?
E PER QUALCHE DOLLARO IN PIU'?
ULTIMA NOTTE A WARLOCK?
OMBRE ROSSE?
MEZZOGIORNO DI FUOCO?
PENSO CHE A WESTERN SEI A ZERO...
[+] boh; perplessità
(di john wayne strumentalizza)
[ - ] boh; perplessità
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(di luca g)
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western junior
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sabato 26 aprile 2008
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al di là del bene e del male
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Film estremo, assolutamente smisurato nei suoi riferimenti e nelle sue ambizioni simboliche, con squarci di puro delirio tra la metafisica e il pop. Avere infilato in questo roboante fumetto dark-pulp un attore caro a John Ford è il massimo del godimento. "Keoma" pare perennemente sull'orlo del ridicolo. E invece, a conti fatti, è un piccolo capolavoro. Sicuramente stracult.
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ale72
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venerdì 2 novembre 2007
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uno dei migliori western di sempre
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Bellissimo, peccato che non sia ancora stato messo in DVD, lo comprerei subito!
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(di ale60)
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phoenix
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venerdì 5 ottobre 2007
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bellissimo
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nulla da dire...uno dei migliori film mai visti.son 10 anni che nn lo vedo e me lo ricordo come fosse ieri.bellissimo
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