riccardo-87
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martedì 24 marzo 2009
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il massimo di un genio
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questo film a mio avviso è il migliore della geniale opera cinematografica di woody allen-e non che non apprezzi capolavori come"manhattan","io e annie"o"hanna e le sue sorelle"-ma in questo film vi trovo una completezza strepitosamente unica:che allen sia molto interessato a temi filosofici sulla vita di stampo essenzialistico non è certo una novità,come del resto non è una novità che questi temi filosofici siano esposti con umorismo tagliente.ma in"provaci ancora sam"vi sono entrambe queste caratteristiche espresse al massimo grado,mentre in tutti gli altri prevale o il tema filosofico-come nei film prcedentemente citati-o l'umorismo-come in"prendi i soldi e scappa","misterioso omicidio a manhattan"e"lo scorpione di giada"ad esempio-.
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questo film a mio avviso è il migliore della geniale opera cinematografica di woody allen-e non che non apprezzi capolavori come"manhattan","io e annie"o"hanna e le sue sorelle"-ma in questo film vi trovo una completezza strepitosamente unica:che allen sia molto interessato a temi filosofici sulla vita di stampo essenzialistico non è certo una novità,come del resto non è una novità che questi temi filosofici siano esposti con umorismo tagliente.ma in"provaci ancora sam"vi sono entrambe queste caratteristiche espresse al massimo grado,mentre in tutti gli altri prevale o il tema filosofico-come nei film prcedentemente citati-o l'umorismo-come in"prendi i soldi e scappa","misterioso omicidio a manhattan"e"lo scorpione di giada"ad esempio-.per quanto sia pur vero che nessuna delle due caratteristiche tipiche dei film di allen sia mai abbandonata completamente.questo film in conclusione è non solo ironia allo stato puro e una parodia di casablanca,ma forse una delle più profonde analisi delle debolezze e delle incertezze umane-campi molto cari a un genio del cinema molto apprezzato da allen,ingmar bergman-la cui conclusione è esposta proprio nella scena finale,quando sam si conceda da bogart dicendo"il segreto(della vita)è nel non essere te ma me".questo argomento,il rischio di non riuscire a trovare una propria identità restando ancorati a dei miti,è uno dei temi filosofici più attuali che ha inizio con nietzsche nel libro"sull'utilità e il danno della storia per la vita",in particolare quando parla della"storia monumentale"e del pericolo che si rimanga troppo attaccati a dei miti e a degli eroi della storia,non riuscendo più a trovare una propria identità;ma è un tema affrontato anche da gaber,ad esempio,nella canzone"cerco un gesto naturale",dove sottolinea la tendenza che ha l'uomo di formarsi delle maschere-tema per altro molto pirandelliano-e la fatica che si incontra nel distaccarsene.merito ad allen per aver portato questo tema filosofico sullo schermo e per averlo trattato come solo lui sa fare,cioè con umorismo,nonostante la sua serietà e la sua tragicità.
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(di peter patti)
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sixy89
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martedì 3 maggio 2011
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divertente e piacevole
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Dopo anni di matrimonio, un uomo si ritrova improvvisamente abbandonato a sè stesso. Lunga sarà la strada per imparare a rimettersi in gioco e soprattutto capire che essere sè stessi è sempre meglio che puntare su alti stereotipi da film.
Un buon film, divertente e a tratti tragi-comico. Allen nei panni del protagonista icarna perfettamente l'uomo bruttino e impacciato, che vorrebbe essere chiunque tranne sè stesso.
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luca scialò
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sabato 18 giugno 2011
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woody comincia a trattare i disastri sentimentali
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Allan Felix è un imbranato critico cinematografico di San Francisco, appena mollato dalla moglie che in lui trova solo difetti. L'amica Christie, trascurata dal marito agente di borsa, si impegna per trovargli una nuova ragazza. Ma i risultati sono alquanto disastrosi. Il diavolo poi ci mette la coda, facendoli innamorare. Il povero Allan non sa cosa fare, tormentato dal fantasma di Humphrey Bogart che gli dà consigli sulle donne, e con l'ex moglie che di tanto in tanto appare ricordandogli cosa trova di sbagliato in lui.
Con questo film, Woody Allen comincia ad autopsicanalizzarsi e a proporre film sulla crisi di coppia, improbabili intrecci amorosi, inquietudini religiose, insicurezze umane.
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Allan Felix è un imbranato critico cinematografico di San Francisco, appena mollato dalla moglie che in lui trova solo difetti. L'amica Christie, trascurata dal marito agente di borsa, si impegna per trovargli una nuova ragazza. Ma i risultati sono alquanto disastrosi. Il diavolo poi ci mette la coda, facendoli innamorare. Il povero Allan non sa cosa fare, tormentato dal fantasma di Humphrey Bogart che gli dà consigli sulle donne, e con l'ex moglie che di tanto in tanto appare ricordandogli cosa trova di sbagliato in lui.
Con questo film, Woody Allen comincia ad autopsicanalizzarsi e a proporre film sulla crisi di coppia, improbabili intrecci amorosi, inquietudini religiose, insicurezze umane. Tematiche che Allen proporrà in quasi tutti i suoi film. Anzi si può dire che i primi due lungometraggi diverranno unici nel loro genere nella sua filmografia. Geniali i riferimenti, con tanto di estratti, del capolavoro Casablanca. Esilaranti i dialoghi immaginati con Humphrey Bogart.
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fedeleto
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domenica 15 aprile 2012
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provaci ancora allen
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Sam vive con il mito di Humprey Bogart in Casablanca,e con il suo lavoro di critico cinematografico.Appena divorzia si sente perduto e si rifugia nei psicofarmaci.I sui due amici Linda e Dick tentano di fargli conoscere una nuova ragazza ma senza buoni risultati.E se fosse Linda la sua donna perfetta?peccato che e' la moglie del suo migliore amico Dick.Chiedere consiglio al fantasma di Bogart?Woody Allen si occupa della sceneggiatura(come del resto aveva fatto anche preedentemente con CIAO PUSSYCAT)ma non della regia ,affidata a Herbert Ross(il gufo e la gattina),ed inoltre la commedia e' tratta da un testo teatrale dello stesso Allen.I temi toccati sono appunto la crisi del rapporto di coppia,e il tentativo di uscire da questa fobia della solitudine intesa come routine.
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Sam vive con il mito di Humprey Bogart in Casablanca,e con il suo lavoro di critico cinematografico.Appena divorzia si sente perduto e si rifugia nei psicofarmaci.I sui due amici Linda e Dick tentano di fargli conoscere una nuova ragazza ma senza buoni risultati.E se fosse Linda la sua donna perfetta?peccato che e' la moglie del suo migliore amico Dick.Chiedere consiglio al fantasma di Bogart?Woody Allen si occupa della sceneggiatura(come del resto aveva fatto anche preedentemente con CIAO PUSSYCAT)ma non della regia ,affidata a Herbert Ross(il gufo e la gattina),ed inoltre la commedia e' tratta da un testo teatrale dello stesso Allen.I temi toccati sono appunto la crisi del rapporto di coppia,e il tentativo di uscire da questa fobia della solitudine intesa come routine.Ma soprattutto il messaggio chiaro che vuol trasparire da questa pellicola e' Non devi essere un altro ma te stesso,come appunto nel finale viene detto,in stile casablanchiano.Si sorride ,si riflette e ci si diverte(buona la sequenza dei tic di Allen con Sharon e la scena dei motociclisti che rimorchiano la donna con cui esce Allen),ma soprattutto si conferma la bravura di Allen.
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marco petrini
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giovedì 8 ottobre 2015
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molto bello
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Per me rimarrà tra i migliori films di Allen in assoluto, insieme a Io e Annie, Manhattan e Broodway Danny Rose.
Questo, tra i citati, è forse il più divertente, magari anche quello più rivolto a fare cassetta, ma, di sicuro, si spendono volentieri un paio di orette in sua compagnia. Bello il doppio binario con Casablanca; molto buoni gli interpreti (la Keaton in testa). Ottima regia con tempi giusti di scorrimento della trama.
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danko188
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mercoledì 9 marzo 2016
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allen ci prova e ci riesce
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“Suonala ancora, Sam”, recitava la celebre frase del film Casablanca. Il film che ha consacrato Humphrey Bogart come divo e poi leggenda di Hollywood, figura della quale è rimasto poco altro che un banale clichè al quale un Woody Allen a “caccia di donne” nella pellicola cercherà di appellarsi ed imitare, suo malgrado, goffamente.
Il titolo italiano è una storpiatura della celebre frase che Bogart indirizza al suo pianista di colore del suo bar-ritrovo chiamato appunto Sam: “Play it again”, in italiano tramutata erroneamente in “Provaci ancora”.
E’ proprio con il finale epico del capolavoro del cinema classico di Curtiz infatti che ha inizio il tributo personale e semi-parodistico di un cineasta, Allen, ancora agli albori, autore di una brillante sceneggiatura teatrale diretta da Herbert Ross (Footloose, Fiori d’ acciaio).
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“Suonala ancora, Sam”, recitava la celebre frase del film Casablanca. Il film che ha consacrato Humphrey Bogart come divo e poi leggenda di Hollywood, figura della quale è rimasto poco altro che un banale clichè al quale un Woody Allen a “caccia di donne” nella pellicola cercherà di appellarsi ed imitare, suo malgrado, goffamente.
Il titolo italiano è una storpiatura della celebre frase che Bogart indirizza al suo pianista di colore del suo bar-ritrovo chiamato appunto Sam: “Play it again”, in italiano tramutata erroneamente in “Provaci ancora”.
E’ proprio con il finale epico del capolavoro del cinema classico di Curtiz infatti che ha inizio il tributo personale e semi-parodistico di un cineasta, Allen, ancora agli albori, autore di una brillante sceneggiatura teatrale diretta da Herbert Ross (Footloose, Fiori d’ acciaio).
Un critico cinematografico Allan (per noi italiani Sam interpretato da Allen) appena divorziato si appresta, seppur con qualche difficoltà, a conoscere altre donne per guardare avanti. Lo aiuteranno nell’ impresa i suoi due migliori amici Linda (Diane Keaton) e Dick (Tony Roberts).
Per la prima volta Woody Allen affronta e analizza con lente d’ ingrandimento rapporti di coppia e intrecci romantici in chiave prettamente grottesca ma mai irriverente piuttosto alla sua maniera, brillante.
Un artista poliedrico come lui non si è fatto mancare niente, riferimenti alle arti più disparate si fondono in una scenografia (l’ appartamento del protagonista) che racchiude la vita e il mondo di un uomo caduto in depressione, introverso, asociale e a disagio in fatto di rapporti umani ma sensibile e all’ occorrenza perspicace. Una regia attenta non manca a mettere in risalto infatti un ambiente disordinato, tipico di ogni genio che si rispetti e quindi tempio di cultura: pareti tappezzate di poster sul cinema, i quadri del salotto indicano la passione per la pittura, il giradischi per la musica classica…
La scrittura trova nell’ autoironia tipicamente Alleniana il suo punto di forza: da dialoghi (quelli sul sesso) frizzanti e mai volgari a battute irresistibili sul mondo della psichiatria e psicofarmaci, divertimento assicurato. Gag di comica genialità, dall’ onirico riferimento al cinema italiano ambientato in un forno a quella in cui Sam intraprende un monologo davanti allo specchio fumando una sigaretta con una donna (immaginaria) che lo massaggia.
Bravi tutti gli attori: meravigliosa Diane Keaton, allora solo venticinquenne ma già perfettamente a suo agio, trascurata da un Tony Roberts (Serpico) credibilissimo nella parte del marito troppo occupato. Jerry Lacy nella sua performance più famosa, quella un po’ caricaturale ma proprio per questo divertente del fantasma di Humphrey Bogart che dispensa consigli sulle donne, più fisico e manierista che espressivo perché sempre in penombra.
E’ un film che vuole farci capire di come talvolta, le persone di cui abbiamo realmente bisogno sono quelle che possiamo riscontrare nelle amicizie più strette, perché in quanto tali ci capiscono meglio di chiunque e perché con esse possiamo semplicemente essere noi stessi senza ricorrere a subdoli mascheramenti.
Consacrazione e demonizzazione degli idoli, degli stereotipi che la cultura di massa e i mèdia hanno creato. L’ importanza di sapersi creare una propria autentica personalità. Se la bassa statura non aveva impedito a "Bogie" di diventare una leggenda, a lui come a tanti altri: da Brando a Newman a James Dean… lo stesso possiamo dire del caro Woody anche perché in fondo Bogart lo siamo un po’ tutti.
Voto 9
Danko188
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elgatoloco
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mercoledì 24 agosto 2016
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sempre"attuale", in qualche modo"universale"
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Certe opere, letterarie, musicali, pittoriche, scultoree, teatrali, filmiche, sono certamente universali, in quanto incarnano caratteristiche umane di sempre: come in Skakespeare"King Lear"è esempio di certe modalità di dominio, come nell'"Avare"molièriano, così in Allen(non a caso anche autore teatrale e questo"Play It Again, Sam"è in origine una pièce teatrale e la regia-messa in scena di Herbert Ross si attiene notevolmente alla messa in scena teatrale, seguendo le indicazioni di Bazin nella sua"Ontologie du cinéma")il tipo nevrotico dell'intellettuale in difficoltà con le donne, appena lasciato da sua moglie e in imbarazzo con ogni nuova possibile"conquista"femminile, per cui "inventa"-si mette una corazza da"supermacho"assolutamente grottesca e ridicola, è anch'esso un"idealtipo", se non un archetipo.
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Certe opere, letterarie, musicali, pittoriche, scultoree, teatrali, filmiche, sono certamente universali, in quanto incarnano caratteristiche umane di sempre: come in Skakespeare"King Lear"è esempio di certe modalità di dominio, come nell'"Avare"molièriano, così in Allen(non a caso anche autore teatrale e questo"Play It Again, Sam"è in origine una pièce teatrale e la regia-messa in scena di Herbert Ross si attiene notevolmente alla messa in scena teatrale, seguendo le indicazioni di Bazin nella sua"Ontologie du cinéma")il tipo nevrotico dell'intellettuale in difficoltà con le donne, appena lasciato da sua moglie e in imbarazzo con ogni nuova possibile"conquista"femminile, per cui "inventa"-si mette una corazza da"supermacho"assolutamente grottesca e ridicola, è anch'esso un"idealtipo", se non un archetipo. Ottimo il duetto(talora un cinguettio o quasi)tra Allen e la Keaton, ottimo tutto il resto, ma anche l'inserzione di brani di"Casablanca", con l'eroe di Woody-Sam "Bogy", alias Humphrey Bogart, ma il personaggio viene reduplicato come ghost-actor(o player) nel film e il "play"quindi è particolarmente interessante, in un film altrimenti volutamente poverissimo di scenografie, "esterni", abbellimenti, altro ancora, quindi particolarmente"duro"per un pubblico non particolarmente avvezzo al cinema, ma interessato al mero"spettacolo"(show).>Ben prima dei tentativi(anche riusciti, bisogna dirlo)di commistione-"Stilmischung"tra cinema d'attori e cartoons, quest'opera di Allen è particolarmente interessante, particolarmente importante per un cinema ancora ante-mezzi informatici e telematici, quasi"archeologico", molto"anticipatore", diremmo, rispetto a quanto avviene dopo, a quanto si realizza successivamente, in opere più o meno efficaci e convincenti.C'è la mano"onnipervasiva"di Woody, certo, appunto non solo come attore-autore del soggetto(commedia, nella fattispecie), quindi si creano antipatie o simpatie(Allen ha da sempre aficionados come persone che"non lo possono soffrire), ma credo sia impossibile affermare che quest'opera, particolarmente significativa della prima fase della sua produzione("comica", ma la definizione apppare francamente riduttiva, limitativa, in quanto non c'è solo questo aspetto, come non c'è in Molière o Goldoni, per dire...), sia banale o di scarso rilievo, proprio per quanto si è cercato di dire. El Gato
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