parsifal
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lunedì 12 febbraio 2018
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delitto e castigo
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Lizzani , uno dei maestri del cinema italiano del '900, graffiante e politicamente impegnato, ispirandosi alla piece di Nicola Badaluccio ( che curò la sceneggiatura) " Le mani aperte" , da vita ad un affresco riguardante la Roma Aristocratica e borghese degli anni '70. Ne scaturisce un ritratto intriso di ironia ed humor nero, senza esclusione di colpi e benchè le situazioni comiche non manchino, ciò che emerge è tutt'altro che lusinghiero e a tratti impietoso. Un cast di tutto rispetto completa in maniera degna , il lavoro di sceneggiatura e regia. IL commissario Quintilio Tartamella ( Nino MAnfredi), solerte , acuto e senza macchia, si trova ad indagare su un banale caso di furto ,avvenuto durante un ricevimento in una splendida villa romana, affollata da ospiti illustri e molto ricchi.
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Lizzani , uno dei maestri del cinema italiano del '900, graffiante e politicamente impegnato, ispirandosi alla piece di Nicola Badaluccio ( che curò la sceneggiatura) " Le mani aperte" , da vita ad un affresco riguardante la Roma Aristocratica e borghese degli anni '70. Ne scaturisce un ritratto intriso di ironia ed humor nero, senza esclusione di colpi e benchè le situazioni comiche non manchino, ciò che emerge è tutt'altro che lusinghiero e a tratti impietoso. Un cast di tutto rispetto completa in maniera degna , il lavoro di sceneggiatura e regia. IL commissario Quintilio Tartamella ( Nino MAnfredi), solerte , acuto e senza macchia, si trova ad indagare su un banale caso di furto ,avvenuto durante un ricevimento in una splendida villa romana, affollata da ospiti illustri e molto ricchi. Poichè non è suo costume procedere dando peso alle apparenze , arriverà presto al bandolo della matassa, scoprendo altarini tutt' altro che lusinghieri. Corruzione, prostituzione d'alto bordo, tangenti, falsi rapimenti per estorcere riscatti da spendere in passatempi edonistici molto costosi, coppie solo in apparenza che si mostrano falsamente affiatate, per poi tradirsi vicendevolmente. Vi è anche un alto prelato , un vero e proprio principe della chiesa, scaltro , rivo di scrupoli ed avido, interessato agli affari e tombeur de fammes, interpretato magistralmente da un ottimo Gastone Moschin. Ma questo è solo l'inizio; si arriverà ad uno strano caso di morte accidentale, che secondo il commissario è del tutto indotta, indagherà finchè potrà , ma non porterà a termine le indagini, perchè la promozione repentina ( e non casuale) lo destinerà ad altro incarico. IL finale spiazza notevolmente lo spettatore e può essere interpretato come la legge del contrappasso. Almeno nella fantasia degli scrittori e dei cineasti , imalvagi vengono puniti.
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gianni lucini
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lunedì 4 febbraio 2013
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humor nero e satira sociale
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Il film è liberamente ispirato alla piéce “Mani aperte sull'acqua” di Luigi Bruno Di Belmonte, la stessa che ha ispirato alcuni dei temi ispiratori de La dolce vita di Fellini. I critici sono estremamente divisi nel giudizio tanto che se Farinotti lo esalta, il Morandini non va più in là di un risicato punto e mezzo. Visto oggi possiede un certo fascino anche se probabilmente poteva essere sviluppato meglio. Dopo un eccellente inizio finisce per perdersi un po’ nel groviglio dei personaggi, ma conserva le caratteristiche grottesche di una satira feroce sull’aristocrazia romana. A tessere i fili di una luna serie di sottotrame c’è un fantastico Nino Manfredi nei panni di un commissario amante di Dante Alighieri, coordinato dalla macchietta intelligente di un Cannavale dall’insolito accento veneto.
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Il film è liberamente ispirato alla piéce “Mani aperte sull'acqua” di Luigi Bruno Di Belmonte, la stessa che ha ispirato alcuni dei temi ispiratori de La dolce vita di Fellini. I critici sono estremamente divisi nel giudizio tanto che se Farinotti lo esalta, il Morandini non va più in là di un risicato punto e mezzo. Visto oggi possiede un certo fascino anche se probabilmente poteva essere sviluppato meglio. Dopo un eccellente inizio finisce per perdersi un po’ nel groviglio dei personaggi, ma conserva le caratteristiche grottesche di una satira feroce sull’aristocrazia romana. A tessere i fili di una luna serie di sottotrame c’è un fantastico Nino Manfredi nei panni di un commissario amante di Dante Alighieri, coordinato dalla macchietta intelligente di un Cannavale dall’insolito accento veneto. Lo humor nero la fa da padrone nei dialoghi e la narrazione trova il suo momento sublime nel finale, che verrà ripreso in film come Ore 10: calma piatta di Phillip Noyce nel 1989 e Alla deriva di Hans Horn nel 2006. Deliziosa la colonna sonora di Luis Enriquez Bacalov con le canzoni interpretate da un giovanissimo Riccardo Cocciante, annotato sui titoli di testa come Richard Cocciante, insieme ai Gofather.
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fedeleto
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domenica 27 marzo 2016
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roma male
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Un gruppo di alti borghesi si diverte a oziare e a corrompere i vertici,un commissario proverà a vederci chiaro,ma quando si vuol affrontare il potere le speranze non ci sono.Chissà che non esista una giustizia divina?Carlo Lizzani (il gobbo,un fiume di dollari) è attento a girare un film di denuncia sociale,ove si arriva a interrogarsi su una Roma sporca e corrotta ai vertici (persino il monsignore interpretato da Moschin) che si abbandona al potere.Tratto dal dramma di Luigi di Belmonte,e sceneggiato da Vincenzoni,Badalucco e lo stesso Lizzani,nel film non mancano scene a livello tecnico interessante (gli avvocati che aggrediscono il commissario inquadrati dall'alto a voler intendere il vertice),e gli attori sono ottimi (Caprioli, Manfredi,Moschin,Fabrizi,Virna Lisi),peccato che risulti a volte spezzato da varie vicende e perda una sua unità.
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Un gruppo di alti borghesi si diverte a oziare e a corrompere i vertici,un commissario proverà a vederci chiaro,ma quando si vuol affrontare il potere le speranze non ci sono.Chissà che non esista una giustizia divina?Carlo Lizzani (il gobbo,un fiume di dollari) è attento a girare un film di denuncia sociale,ove si arriva a interrogarsi su una Roma sporca e corrotta ai vertici (persino il monsignore interpretato da Moschin) che si abbandona al potere.Tratto dal dramma di Luigi di Belmonte,e sceneggiato da Vincenzoni,Badalucco e lo stesso Lizzani,nel film non mancano scene a livello tecnico interessante (gli avvocati che aggrediscono il commissario inquadrati dall'alto a voler intendere il vertice),e gli attori sono ottimi (Caprioli, Manfredi,Moschin,Fabrizi,Virna Lisi),peccato che risulti a volte spezzato da varie vicende e perda una sua unità.La bravura di Lizzani sta nel rendere la pellicola eterogenea,passando dal dramma alla satira,e il risultato viene raggiunto in maniera comoleta.Il finale rimane comunque il più cinico mai girato dal regista romano.Buone musiche di Bacalov.Una cosa e' certa,la dolce vita degli anni settanta non è più quella di Fellini.
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