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luca g
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lunedė 30 settembre 2024
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non era pių tempo di western-spaghetti
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Quel dicembre poco prima di Natale a Bologna uscirono contemporaneamente vamos a matar e lo chiamavano trinità,
'vamos' era l'ennesimo riciclo del soggetto-format di Solinas, il cinico filocapitalista volta per volta olandese, danese, norvegese, svedese, finlandese, polacco, insomma biondo, e il rivoluzionario 'in presa di coscienza' i quali un pò sono nemici un pò sono amici, in mezzo alla solita rivoluzione;
Eisenstein (se si scrive così) girò que viva mexico che sarebbe stato un ultra-capolavoro e da L. in poi lo saccheggiarono,
ma che differenza tra le stupende immagini del fim del genio assoluto del cinema e questi accattoni del cinema;
C.
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Quel dicembre poco prima di Natale a Bologna uscirono contemporaneamente vamos a matar e lo chiamavano trinità,
'vamos' era l'ennesimo riciclo del soggetto-format di Solinas, il cinico filocapitalista volta per volta olandese, danese, norvegese, svedese, finlandese, polacco, insomma biondo, e il rivoluzionario 'in presa di coscienza' i quali un pò sono nemici un pò sono amici, in mezzo alla solita rivoluzione;
Eisenstein (se si scrive così) girò que viva mexico che sarebbe stato un ultra-capolavoro e da L. in poi lo saccheggiarono,
ma che differenza tra le stupende immagini del fim del genio assoluto del cinema e questi accattoni del cinema;
C. oramai aveva veramente stancato, quando c'era da curare il film e fare la persona seria lo tirò via e realizzò django che al tempo suo non ebbe nemmeno successo, e adesso per l'ennesima volta c'erano Nero e Milian a fare le stesse cose viste e riviste,
il signor Franco Nero dopo django anziché interpretare Django 2 ultimo atto se ne andò in inghilterra a fare quella schifezza di camelot e sperava di diventare una star internazionale, si mise con la sig.na Vanessa Redgrave ed ebbero addirittura un figlio, e tutto per niente, dovette mestamente rientrare in Italia e mettersi a fare boiate politiche come un tranquillo posto in camporella e dropout e quel ch'è peggio (per lei) gli inglesi spedirono in esilio anche la malcapitata e un pò spiritata Vanessa;
ero appassionato di western-pomodoro fresco ma questo mi annoiò e non lo tornai nemmeno a rivedere, cosa che facevo sempre con i western italiani,
era veramente la solita storia, girata anche bene ma la solita storia;
ebbe successo ma hll&spencer sfondarono proprio a Bologna con trinità, e qualcosina doveva sapere anche C. perchè a un certo punto, senza alcuna ragione, Tomas fa un rutto, imitando hill nella posada che fa il ruttone (nella versione per l'america è un ben più accettabile ruttino, sempre volgarissimi gli italiani),
non pareva nemmeno più un western, mezzo drammatico, mezzo comico, senza quei momenti tipici del western,
i western italiani erano drammatici non comici ma nel dramma erano spiritosi, questa era la formula, mentre la nuova formula di trinità era la pagliacciata più impudente e insoppotabil.... django che dice 'a me piace la conversazione a voi no? eh sì state per morire' 'vado bene per tombstone devo consegnare questa bara a un cliente' e giù la raffica di colpii,
anche gli ambienti i costumi non sembravano più quelli ... che tristezza...
rimaneva la musica il genio ...di Morricone non di C.,
e Palance 'un grande attore finito sulle bancarelle' scrisse Kezich, 'vieni fuori ...(ah non ricordo il nome del personaggio) ...ho visto marshall e dove c'è lui ci sei anche tu' dice Franco e 'xxx e io ce la siamo vista brutta a cuba, xxx era rimasto impigliato a un chiodo ... già a proposito come hai fatto a liberarti?' 'è stato marshall' 'come? marshall è riuscito a staccare il chiodo?' 'no' risponde Palance 'è riuscito a staccare la mano' e mostra il moncherino e giù uno sganassone a Nero;
l'essenza del western italiano era in queste battute, in questi dialoghi, che mi mandavono in estasi 'luca con che cosa ti sei esaltato stavolta' mi chiedeva la mia cara sorellina;
prima o poi doveva finire, ... e anch'io finii le medie...e dovetti iniziare lo scientifico e cercare di diventare almeno un pò adulto, e non li rimpiango nemmeno, non erano seri.
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contrammiraglio
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domenica 1 maggio 2016
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vamonos
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Nel suo genere, ma anche in qualcun'altro, uno di quei films che ti restano dentro; e vogliamo ragionare della canzone?
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fedeleto
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giovedė 25 febbraio 2016
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vamos corbucci!
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Un rivoluzionario soprannominato Basco,e uno svedese,devono scortare un ideologo, capo di una rivoluzione pacifista,poiche solo egli è a conoscenza della combinazione per aprire una cassaforte.Peccato che il contenuto non è quello che ci si aspetta,o forse è quello il vero tesoro della vita.Sergio Corbucci (Django,il grande silenzio) continua implacabilmente con il western,e anche stavolta il risultato è ottimo.In un primo momento sembra di vedere una copia del "mercenario"(la coppia di un uomo che agisce per soldi e l altro per ideali) ma indubbiamente i risultati sono anche maggiori.La coppia Milian -Nero è divertente e funziona(simpatica la scena del cappio al collo di Nero che deve liberare Milian),e il personaggio di Xantos rappresenta un'ideologia pura in un mondo western dove vige solo la violenza(la metafora finale del contenuto della cassaforte è più profonda di quel che può sembrare).
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Un rivoluzionario soprannominato Basco,e uno svedese,devono scortare un ideologo, capo di una rivoluzione pacifista,poiche solo egli è a conoscenza della combinazione per aprire una cassaforte.Peccato che il contenuto non è quello che ci si aspetta,o forse è quello il vero tesoro della vita.Sergio Corbucci (Django,il grande silenzio) continua implacabilmente con il western,e anche stavolta il risultato è ottimo.In un primo momento sembra di vedere una copia del "mercenario"(la coppia di un uomo che agisce per soldi e l altro per ideali) ma indubbiamente i risultati sono anche maggiori.La coppia Milian -Nero è divertente e funziona(simpatica la scena del cappio al collo di Nero che deve liberare Milian),e il personaggio di Xantos rappresenta un'ideologia pura in un mondo western dove vige solo la violenza(la metafora finale del contenuto della cassaforte è più profonda di quel che può sembrare).Corbucci oramai rinuncia al sadismo e cerca una strada tra ironia e azione.Soggetto della stesso Sergio Corbucci,sceneggiatura di Mauri, Ebert,De Rita, Sergio Corbucci.Musiche di Morricone ottime come sempre.Forse il miglior western di Corbucci dopo il grande silenzio.Milian e Nero in forma.Palance nella parte del cattivo funziona sempre.
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fedeleto
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giovedė 25 febbraio 2016
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vamos corbucci!
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Un rivoluzionario soprannominato Basco,e uno svedese,devono scortare un ideologo, capo di una rivoluzione pacifista,poiche solo egli è a conoscenza della combinazione per aprire una cassaforte.Peccato che il contenuto non è quello che ci si aspetta,o forse è quello il vero tesoro della vita.Sergio Corbucci (Django,il grande silenzio) continua implacabilmente con il western,e anche stavolta il risultato è ottimo.In un primo momento sembra di vedere una copia del "mercenario"(la coppia di un uomo che agisce per soldi e l altro per ideali) ma indubbiamente i risultati sono anche maggiori.La coppia Milian -Nero è divertente e funziona(simpatica la scena del cappio al collo di Nero che deve liberare Milian),e il personaggio di Xantos rappresenta un'ideologia pura in un mondo western dove vige solo la violenza(la metafora finale del contenuto della cassaforte è più profonda di quel che può sembrare).
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Un rivoluzionario soprannominato Basco,e uno svedese,devono scortare un ideologo, capo di una rivoluzione pacifista,poiche solo egli è a conoscenza della combinazione per aprire una cassaforte.Peccato che il contenuto non è quello che ci si aspetta,o forse è quello il vero tesoro della vita.Sergio Corbucci (Django,il grande silenzio) continua implacabilmente con il western,e anche stavolta il risultato è ottimo.In un primo momento sembra di vedere una copia del "mercenario"(la coppia di un uomo che agisce per soldi e l altro per ideali) ma indubbiamente i risultati sono anche maggiori.La coppia Milian -Nero è divertente e funziona(simpatica la scena del cappio al collo di Nero che deve liberare Milian),e il personaggio di Xantos rappresenta un'ideologia pura in un mondo western dove vige solo la violenza(la metafora finale del contenuto della cassaforte è più profonda di quel che può sembrare).Corbucci oramai rinuncia al sadismo e cerca una strada tra ironia e azione.Soggetto della stesso Sergio Corbucci,sceneggiatura di Mauri, Ebert,De Rita, Sergio Corbucci.Musiche di Morricone ottime come sempre.Forse il miglior western di Corbucci dopo il grande silenzio.Milian e Nero in forma.Palance nella parte del cattivo funziona sempre.
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elgatoloco
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martedė 18 agosto 2015
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metafora di altro?
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Il film è del 1970, dunque di un'epoca "calda", più calda, decisamente, di quella in cui viviamo: Anche Sergio Corbucci, dunque, si era lasciato un po'contagiare dallo"spirito del tempo", non rinunciando a metaforizzare temi quali rivoluzione(qui è rappresentata quella messicana di Diaz, Madero, Zapata, ma ci si riferisce ad altro), lotta armata e/o nonviolenta, coereneza tra fini e mezzi, molto altro, in questo film, dove un cinico come il"pinguino"(Lo Svedese, che è invero Franco Nero, alias Sparanero, il suo vero nome poco adatto al cast e al set)si convertià, in modo un po'baldanzoso, alla rivoluzione, intonando l'inno del titolo.
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Il film è del 1970, dunque di un'epoca "calda", più calda, decisamente, di quella in cui viviamo: Anche Sergio Corbucci, dunque, si era lasciato un po'contagiare dallo"spirito del tempo", non rinunciando a metaforizzare temi quali rivoluzione(qui è rappresentata quella messicana di Diaz, Madero, Zapata, ma ci si riferisce ad altro), lotta armata e/o nonviolenta, coereneza tra fini e mezzi, molto altro, in questo film, dove un cinico come il"pinguino"(Lo Svedese, che è invero Franco Nero, alias Sparanero, il suo vero nome poco adatto al cast e al set)si convertià, in modo un po'baldanzoso, alla rivoluzione, intonando l'inno del titolo... senza cantarlo, Thomas Milian è un"Vasco"decisamente convincente(nel suo carnet non c'è solo il Monnezza), Fernando Rey è un rivoluzionario atipico e"altro", complessivamente nonviolento al massimo, anche nei confronti degli animali(una tematica, allora, poco sentita, non fosse stato per sparuti allievi di Gandhi e Capitini, di Luther King, per fare solo pochi nomi). NOn tutto convince, per troppe ellissi e allusioni poi"sprecate", ma il risultato non è indegno di un recupero, anzi. Presentare(come si è fatto)il film al festival di Venezia ha un senso, se
lo si contestualizza, associando ad altri film con Milian(ma non solo)"rivoluzionario"e con il film forse più efficace e precedente di qualche anno, "Requiescant"di Carlo Lizzani con Pier Paolo Pasolini interprete di un prete rivoluzionario(quasi un Camilo TOrres, un teologo della rivoluzione), capostipite degli"spaghetti-western politici". QUalche bella inquadratura, qualche momento effiace, nel film. Forse Milian, poco tenero con Corbucci, era stato un po'troppo duro. El Gato
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opidum
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sabato 9 febbraio 2013
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capolavoro
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condivido con chi dice che vamos a matar companeros rubacchia le idee a tanti film(primo fra tutti il mercenario)ma è talmente energico ben recitato e divertente che è un capolavoro.
da vedere e rivedere
la canzoncina ti entra in testa e non esce più
vamos a matar vamos a matar companeros
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gianni lucini
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giovedė 17 novembre 2011
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un lungo flashback
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All’inizio del film Sergio Corbucci fa un po’ il verso al suo amico Sergio Leone. Mette uno di fronte all’altro Tomas Milian e Franco Nero immobili in attesa dell’inevitabile sparatoria ma, al colmo della tensione, fa partire una tranquilla voce fuori campo che accompagna il racconto all’indietro nel tempo. Il film diventa così un lungo e ininterrotto flashback che si ricongiunge con il suo inizio soltanto nelle scene finali. Specialista nel ribaltamento degli stereotipi narrativi, il regista questa volta non calca la mano anche se in un genere solitamente parco nell’attribuire ruoli importanti alle donne s’inventa Lola, una guida rivoluzionaria di sesso femminile.
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All’inizio del film Sergio Corbucci fa un po’ il verso al suo amico Sergio Leone. Mette uno di fronte all’altro Tomas Milian e Franco Nero immobili in attesa dell’inevitabile sparatoria ma, al colmo della tensione, fa partire una tranquilla voce fuori campo che accompagna il racconto all’indietro nel tempo. Il film diventa così un lungo e ininterrotto flashback che si ricongiunge con il suo inizio soltanto nelle scene finali. Specialista nel ribaltamento degli stereotipi narrativi, il regista questa volta non calca la mano anche se in un genere solitamente parco nell’attribuire ruoli importanti alle donne s’inventa Lola, una guida rivoluzionaria di sesso femminile. Più scontato, invece il ruolo delle prostitute nella liberazione del professor Xantos dal carcere di Yuma, che richiama un po’ quello delle donne del bordello di Nataniele in Django. Sempre da Django a ben vedere è presa in prestito l’idea di nascondere il professore nella bara per attraversare la frontiera.
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gianni lucini
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sabato 17 settembre 2011
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la rivoluzione incassa un miliardo
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Vamos a matar, compañeros è il film di mezzo della trilogia corbucciana “revolucionaria” iniziata nel 1968 con Il mercenario e destinata a concludersi nel 1972 con Che c’entriamo noi con la rivoluzione? Il regista, che è anche autore del soggetto e che ha messo mano alla sceneggiatura, cerca di perfezionare i meccanismi già sperimentati in Il mercenario: un dialogo con richiami alle questioni sociali e una trama che accompagni lo spettatore nella scelta rivoluzionaria dei protagonisti. Alla fine il rapporto simbolico tra l’avventuriero “del mondo sviluppato”, cioè Lo Svedese interpretato da Franco Nero, e il campesino gaglioffo ma potenzialmente rivoluzionario El Basco, funziona anche grazie alla straordinaria duttilità di un Tomas Milian in gran forma.
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Vamos a matar, compañeros è il film di mezzo della trilogia corbucciana “revolucionaria” iniziata nel 1968 con Il mercenario e destinata a concludersi nel 1972 con Che c’entriamo noi con la rivoluzione? Il regista, che è anche autore del soggetto e che ha messo mano alla sceneggiatura, cerca di perfezionare i meccanismi già sperimentati in Il mercenario: un dialogo con richiami alle questioni sociali e una trama che accompagni lo spettatore nella scelta rivoluzionaria dei protagonisti. Alla fine il rapporto simbolico tra l’avventuriero “del mondo sviluppato”, cioè Lo Svedese interpretato da Franco Nero, e il campesino gaglioffo ma potenzialmente rivoluzionario El Basco, funziona anche grazie alla straordinaria duttilità di un Tomas Milian in gran forma. Il film ottiene un notevole successo al botteghino superando il miliardo di lire di incassi, una bella cifra per l’epoca. Vamos a matar, compañeros è considerato l’ultimo vero western all’italiana di Corbucci. L’atto conclusivo ufficiale di quella che viene chiamata “trilogia de la revolucion”, cioè Che c’entriamo noi con la rivoluzione? con Paolo Villaggio e Vittorio Gassman, verrà visto come una specie di omaggio postumo ormai fuori dalle atmosfere tipiche del genere.
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dandy
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giovedė 3 giugno 2010
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corbucci sapeva il fatto suo
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Praticamente il remake del precedente "Il mercenario"(del regista stesso),con il meccanismo perō perfezionato(a cominciare dall'alleanza tra il "gringo"Svedese e il campesino Basco) e un livello di spettacolaritā(grezzura tecnica trattenuta)pių efficace.E di fatto gli inassi furono raddoppiati rispetto al prototipo.E' innegabile che il tutto sia scopiazzato da "Quien sabe?","Il buono,il brutto,e il cattivo" e "Tepepa"(quest'ultimo in particolare per i temi sessantottini),ma il risultato avvince e diverte ,l'alchimia tra i due protagonisti č perfetta(Nero gigioneggia al punto giusto e Milian ,basco alla Che Guevara ,umorismo goliardico e uscite maoiste č irresistibile,e fu per questo che il pubblico riempė le sale),e i personaggi di contorno sono ben delineati,a cominciare da Palance.
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Praticamente il remake del precedente "Il mercenario"(del regista stesso),con il meccanismo perō perfezionato(a cominciare dall'alleanza tra il "gringo"Svedese e il campesino Basco) e un livello di spettacolaritā(grezzura tecnica trattenuta)pių efficace.E di fatto gli inassi furono raddoppiati rispetto al prototipo.E' innegabile che il tutto sia scopiazzato da "Quien sabe?","Il buono,il brutto,e il cattivo" e "Tepepa"(quest'ultimo in particolare per i temi sessantottini),ma il risultato avvince e diverte ,l'alchimia tra i due protagonisti č perfetta(Nero gigioneggia al punto giusto e Milian ,basco alla Che Guevara ,umorismo goliardico e uscite maoiste č irresistibile,e fu per questo che il pubblico riempė le sale),e i personaggi di contorno sono ben delineati,a cominciare da Palance.Per chi apprezza Corbucci č imperdibile.Bella colonna sonora di Ennio Morricone.
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marusogre
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sabato 26 luglio 2008
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vamos a matar, compaņeros
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Film divertente da seguire con un ottimo finale
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