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Tre attori famosi, un uomo, sua moglie e l’amante di lei, devono rispondere di oscenità davanti a un oscuro e tormentato giudice di provincia. Il marito rappresenta l’elemento razionale, i suoi fragili e ipersensibili colleghi rappresentano invece la creatività. Il giudice è l’elemento perturbatore che rischia di distruggere il già precario equilibrio. Tutti e quattro potrebbero però appartenere a un'unica anima in conflitto, quella del regista probabilmente. Si noterà che la figura meglio risolta è quella del censore, mentre la sequenza che dovrebbe rivelare la forza ancestrale del rito teatrale, quella che sconvolge il giudice al punto da ucciderlo, è decisamente la più debole. Nella sua ricerca di sintesi che lo rende quasi astratto, il film stenta a liberarsi dalla dimensione psicologica per farsi riflessione sul rapporto tra creatività e società. Considerevole l’apporto degli interpreti e del direttore della fotografia.
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