pep82
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giovedì 15 maggio 2008
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ingiustamente dimenticato.
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Sul finire degli anni 60 e nei primi 70, si è susseguita una miriade di film sul mondo hippie e sulle relative droghe, molti dei quali oggi sono stati giustamente dimenticati; More di Barbet Schroeder non fa parte di questi ultimi, eppure non è entrato nemmeno nel novero dei cult di quegli anni, come "Easy rider", "Blow up", o "Zabriskie point". Il motivo è che effettivamente non è un'opera generazionale, ma narra la storia di un ragazzo tipicamente tedesco, che, dopo il conseguimento di una laurea in matematica, s'incammina alla ricerca di sè, tendendo faustianamente al superamento dei propri limiti, consapevole dell'insuccesso cui sarebbe andato in contro. Si suicida con l'eroina ! Per amore di Estelle, o per la povertà di tale sentimento, svilito dal comportamento di entrambi e da ideali, in cui la ragazza crede, su una libertà, che una volta esperita, si rivela vacua, monotona più del rapporto classico marito-moglie, perchè scevra d'amore, aprioristica.
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Sul finire degli anni 60 e nei primi 70, si è susseguita una miriade di film sul mondo hippie e sulle relative droghe, molti dei quali oggi sono stati giustamente dimenticati; More di Barbet Schroeder non fa parte di questi ultimi, eppure non è entrato nemmeno nel novero dei cult di quegli anni, come "Easy rider", "Blow up", o "Zabriskie point". Il motivo è che effettivamente non è un'opera generazionale, ma narra la storia di un ragazzo tipicamente tedesco, che, dopo il conseguimento di una laurea in matematica, s'incammina alla ricerca di sè, tendendo faustianamente al superamento dei propri limiti, consapevole dell'insuccesso cui sarebbe andato in contro. Si suicida con l'eroina ! Per amore di Estelle, o per la povertà di tale sentimento, svilito dal comportamento di entrambi e da ideali, in cui la ragazza crede, su una libertà, che una volta esperita, si rivela vacua, monotona più del rapporto classico marito-moglie, perchè scevra d'amore, aprioristica. Gli hippie decorano soltanto lo scenario, non irrompendo mai sul proscenio (nonstante Ibiza, dove il film in gran parte si svolge, fosse loro meta prediletta) e la droga non è che una scusa per parlare del male di vivere. Qualche critico lo definì "una storia di vampiri sotto il cielo di Ibiza", prendendoci in pieno. Accattivante regia stile cinema verità, fotografia a tratti mozzafiato, limpida e luminosa, attori credibili e colonna sonora dei Pink Floyd tra le migliori di tutti i tempi, il vero fiore all'occhiello dell'opera prima di Schroeder. Non mancano gli strafalcioni in alcuni punti del montaggio, o certe ingenuità nella sceneggiatura, ma nel complesso, More meriterebbe molto più dello scarso successo di pubblico e critica di cui allora e tutt'ora gode ( io, ad esempio, lo preferisco a Zabriskie Point, che, poichè il regista di cognome fa Antonioni, viene da decenni osannato da critica e da intellettualoidi di tutto il mondo). Gli darei tre stelle e mezzo, siccome non è possibile, arrotondo per eccesso, specificando, però, che non lo reputo tra i capolavori del cinema, ma un ottimo film da tenere in bacheca.
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maurizio
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martedì 26 dicembre 2006
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leeeeeeeeeeeeeeeeento ma bello
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Premesso che ho comprato il DVD esclusivamente per vedere come la colonna sonora dei Pink Floyd era stata "incastonata" nelle scene, devo dire che il film in se' mi ha leggermente deluso.
Infatti, sebbene le dark tale mi piacciano da impazzire, qui devo dire che il fatto che il regista sia alle prime armi si nota non poco, riflettendosi in particolare nella lentezza, a tratti esasperante, soprattutto nella prima meta'. Troppi tempi morti, troppi momenti contemplativi - fra l'altro fini a se' stessi, dato che non mi pare introducano chissa' quale complessa filosofia di fondo. A cio' si aggiunge la recitazione molle del protagonista (anche se poi secondo me la vera protagonista e' la bellissima e, almeno lei, molto espressiva, Mimsy Farmer) e la scarsa efficacia di molti dialoghi.
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Premesso che ho comprato il DVD esclusivamente per vedere come la colonna sonora dei Pink Floyd era stata "incastonata" nelle scene, devo dire che il film in se' mi ha leggermente deluso.
Infatti, sebbene le dark tale mi piacciano da impazzire, qui devo dire che il fatto che il regista sia alle prime armi si nota non poco, riflettendosi in particolare nella lentezza, a tratti esasperante, soprattutto nella prima meta'. Troppi tempi morti, troppi momenti contemplativi - fra l'altro fini a se' stessi, dato che non mi pare introducano chissa' quale complessa filosofia di fondo. A cio' si aggiunge la recitazione molle del protagonista (anche se poi secondo me la vera protagonista e' la bellissima e, almeno lei, molto espressiva, Mimsy Farmer) e la scarsa efficacia di molti dialoghi. Ultimo ma non ultimo, ci si sofferma troppo sulle droghe, col rischio di leggere nella storia una morale paternalistica che invece e' ben lungi da Schroeder, come da egli stesso dichiarato esplicitamente.
Ecco, ho appena massacrato il film. In realta' non e' malaccio e, pur non godendo di una sceneggiatura mirabile e di tutti i difettucci di cui sopra, il prodotto finale sarebbe stato decisamente godibile con un regista piu' "sgamato".
Giova ricordare innanzitutto la colonna sonora, magari non sempre perfettamente in sintonia con le scene, ma contenente vere e proprie perle, quali "Cymbaline", "Green is the colour", "Cirrus Minor". Dal punto di vista 'storico' e' un lavoro di fondamentale importanza per i Pink Floyd, in quanto il primo svolto nella totale assenza di Syd Barrett. Una sorta di apripista dunque, certamente riuscito e con picchi di qualita' da non trascurare.
A onore di Schroeder, invece, va menzionato l'immaginario che ha sottilmente costruito intorno al film, cosa che mi ha positivamente colpito. Schroeder descrive questo film come 'la storia di un giovane che intraprende una missione verso il Sole, ma non ha cio' che occorre'. Effettivamente il Sole non solo fa capolino in numerosi stacchi ma, oltre all'aneddoto presente a meta' film, si materializza in vari elementi: bionda e' Estelle, dorata la sua abbronzatura, piu' che mai solare e' l'ambientazione - Ibiza - ed al giallo rimandano i colori delle sue abitazioni, del suo cibo, della sua natura. A tale proposito non si puo' sorvolare sulla bellissima fotografia di Almendros, poi Oscar qualche anno dopo per I giorni del cielo.
"Di piu', ancora di piu'" esce comunque a testa alta se lo si prende per cio' che e':un'onesta e parzialmente riuscita storia di illusioni, alienazioni e perdizione, ad opera di un buon regista, quantunque alle prime armi. Come chicca finale segnalerei la scena in cui Estelle e Stefan fanno l'amore per la prima volta, con lei che gli chiude gli occhi come si fa con i morti, simboleggiando il ruolo di boia che ella ricopre nel gioco rituale che il regista ha - stavolta con classe - messo in scena.
In sintesi, non un capolavoro ma da vedere comunque!
PS: alla redazione di MyMovies, please non scrivete i finali nelle recensioni!!! E comunque il film e' del '69, non del '71 ;-)
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ermanno
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venerdì 1 aprile 2005
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molto bello
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è un film che ho visto tantissimi anni fa e mi ha toccato molto, anche perchè erano i tempi in cui l'eroina stava diventando un fenomeno di massa tra i giovani. stupenda l'interpretazione di mimsy farmer (me ne innamorai subito!!!!!!) per non parlare della colonna sonora: more dei pink floyd. lo rivedrei davvero volentieri.
ermanno
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