Anatomia di un rapimento |
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Un film di Akira Kurosawa.
Con Toshirô Mifune, Tatsuya Nakadai
Titolo originale Tengoku to jigoku.
Giallo,
b/n
durata 142 min.
- Giappone 1963.
MYMONETRO
Anatomia di un rapimento
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Noir targato Kurosawa
di Julien SorelFeedback: 20653 | altri commenti e recensioni di Julien Sorel |
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martedì 16 febbraio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Kurosawa giunto al suo 23° lavoro, dirige con sapienza e maestria una pellicola ispirata ad un genere fino ad allora mai esplorato. Tratto da un romanzo intitolato "Due colpi in uno", il film racconta con fluidità e ritmo una vicenda che incuriosisce e che ben si sviluppa , sapientemente costruita e diretta lungo il suo intricato dipanarsi. Kingo Gondo è un valido imprenditore giapponese pronto a compiere un passo importante, avendo onfatti raccolto un'ingente somma di denaro, decide di acquisire il totale controllo di un'importante compagnia calzaturiera di cui è gia membro azionista. Ma un ostacolo gli si pone dinanzi, minaccioso e funesto: qualcuno per telefono lo informa anonimamente di aver rapito suo figlio, il quale tenuto in ostaggio potrà essere liberato solo in cambio di un'ingente somma di denaro. Rinunciando da subito al suo ipotetico desiderio commerciale, l'imprenditore senza alcun dubbio, decide di acconsentire alla richiesta del rapitore. Improvvisamente però, si svela un particolare fondamentale, ovvero il bambino rapito non appartiene all'imprenditore ma bensì al suo autista, scoperta che tuttavia non farà cambiare idea al rapitore, ostinato e imperterrito a continuare ad esigere la somma richiesta. L'imprenditore pertanto, si troverà dinanzi ad una scelta cruciale: proseguire nei suoi intenti imprenditoriali o aiutare il povero autista abbandonando inevitabilmente quest'ultimi? Saranno gli investigatori a seguire le tracce del misterioso rapitore e a risolvere dopo lunghe indagini il delicatissimo caso. Diviso in due fondamentali sequenze, il film si sviluppa nella prima parte quasi esclusivamente all'interno delle mura domestiche, per mutare poi durante la seconda porzione, in cui il baricentro della storia viene spostato totalmente sulle indagini intraprese dalla polizia. Volutamente cangiante, la trama si evolve lungo il procedere del film, dal clima teso e soffocato che caratterizza il rapimento e il dilemma dell'imprenditore, questa si libera e si sposta lungo le strade e i meandri di una Tokyo che appare allo stesso tempo dispersiva e claustrofobica, alla ricerca del rapitore e di qualche suo indizio. Una sorta di contrapposizione e scontro tra due ideologici e dicotomici paradisi e inferni, rappresentati rispettivamente dal profondo divario tra classe dirigente e bassifondi, in cui la prima sovrasta e osserva dall'alto i secondi, come Gondo dalla sua casa in collina contempla e scruta l'identità del rapitore nascosto tra i meandri bui e miseri della città, e dove il rapimento stesso, rappresenta in fondo un tentativo sovversivo e disperato di riscatto. Ottima la fotografia e memorabili le sequanze del pedinamento, anche la musica viene adoperata in maniera suggestiva, assente durante le prime scene, aumenta progressivamente sino ad esplodere nel finale. Anatomia di un rapimento rappresenta un ottimo Noir di un regista che non ha bisogno di elogi o presentazioni. Kurosawa con questa pellicola non ha la pretesa di girare un capolavoro, tuttavia convince pienamente e riesce bene nell'intento di raccontare un'interessante vicenda appassionando lo spettatore fino alla fine.
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