giulio andreetta
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mercoledì 3 giugno 2020
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quando mancano le parole
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Il racconto di 8 e1/2, e la sua riflessione metacinematografica, potrebbe forse essere ascoltato ad uno dei capolavori di Pirandello, Trovarsi. Anche in questo caso sono di scena i soliloqui di una protagonista, un'attrice di successo, amareggiata e solitaria. Ma se in Pirandello la conclusione della piece lasciava tracce di sconforto nello spettatore, in questo caso il regista, al vertice della sua isprazione, sembra lanciare un messaggio di speranza. In un film in cui tutto appare difficile - soprattutto a mio parere il processo di identificazione con il protagonista (non tutti siamo così pronti ad identificarci in un personaggio talentuoso, geniale e di successo, un grande regista noto internazionalmente) - in realtà l'universalità della narrazione rende tutto così familiare e vicino a noi, da colpirci ed emozionarci in modo abissalmente mostruoso.
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Il racconto di 8 e1/2, e la sua riflessione metacinematografica, potrebbe forse essere ascoltato ad uno dei capolavori di Pirandello, Trovarsi. Anche in questo caso sono di scena i soliloqui di una protagonista, un'attrice di successo, amareggiata e solitaria. Ma se in Pirandello la conclusione della piece lasciava tracce di sconforto nello spettatore, in questo caso il regista, al vertice della sua isprazione, sembra lanciare un messaggio di speranza. In un film in cui tutto appare difficile - soprattutto a mio parere il processo di identificazione con il protagonista (non tutti siamo così pronti ad identificarci in un personaggio talentuoso, geniale e di successo, un grande regista noto internazionalmente) - in realtà l'universalità della narrazione rende tutto così familiare e vicino a noi, da colpirci ed emozionarci in modo abissalmente mostruoso. La scena finale è giustamente ricordata per essere uno dei vertici dell'arte cinematografica senza ulteriori specificazioni. La dimensione onirica, sempre viva in Fellini, è in questo caso presente non solo nel momento della narrazione del sogno vero e proprio, ma tende a sconfinare anche in una realtà, a tratti, per il protagonista, incomprensibile, e forse, in qualche caso, inaccettabile. Attriti e incomprensioni con la moglie e con l'amante (un'ottima Sandra Milo) sembrano sottolineare ancor di più una disperata situazione di stallo emotivo e materiale, che del resto si concretizza chiaramente nella difficoltà di Guido ad avanzare con la realizzazione del film. E poi, come sempre in Fellini, il ricordo nostalgico, a tratti disperatamente nostalgico, di alcuni personaggi che gli erano evidentemente cari, la Saraghina, Conocchia, le maestranze, la ragazza dall'accento americano, che si depositano in modo indelebile nella memoria di noi spettatori. In questa pellicola, a me pare, Fellini non ha paura di mostrare tutte le sue debolezze, le sue fragilità, e forse è proprio in questo coraggio nel manifestare la propria insicurezza, o la propria fragilità, che noi possiamo ravvisare tutta la grandezza del maestro. La colonna-sonora di Rota, come sempre ai vertici dell'arte musicale, completa il capolavoro, assieme alla superba recitazione di Matroianni, sempre misurato e solenne, ma 'vero' e autentico nell'indagine psicologica.
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cineamatore
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mercoledì 27 ottobre 2010
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quando il cinema diventa un opera d'arte
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Non si può dire di amare il Cinema se non si ama questo autentico capolavoro del maestro di Rimini che mettendo in scena questo film ha scritto una delle più importanti pagine della settima arte...Mentre ne "La dolce vita" si intravede l'inquietudine e la desolazione di un uomo che impotente vive il cambiamento della PROPRIA società,con "8 1/2" Fellini scava dentro di se,mettendo in scena quella stessa inquietudine e desolazione stavolta però rappresentando visivamente(in maniera assolutamente geniale)i suoi pensieri e le sue paure,quindi mescolando realtà e sogno in una forma d'arte innovativa che trascende la semplice definizione di film...La descrizione della trama? Sfido chiunque a scriverne una in poche righe,perchè mi sembra assolutamente riduttivo dire che il film sia il ritatto di un regista con un blocco creativo che non sa se fare o meno un film, che si ritrova allo stesso tempo a soffrire d'una crisi esistenziale; 8 1/2 non ci racconta solo le angoscie di un uomo ma va a sviscerare la sua più profonda e inconscia psicologia mettendo a nudo la necessità di liberazione verso l'occlusione delle libertà più recondite che si trasformano in perversioni estreme(memorabile la scena dell'harem),le paure represse,il sentimento di vergogna (che tanto ricorda la sensazione che Kafka prova al suo risveglio vedendosi trasfgormato in un orribile insetto)rappresentato con uno splendido salto temporale che riporta il protagonista ai primi peccati dell'infansia,e ancora l'oppressione asfissiante nei rapporti con una carrellata eccezionale di personaggi reali e immagianari che si mescolano ritrovandosi tutti insieme nel meraviglioso girotondo finale.
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Non si può dire di amare il Cinema se non si ama questo autentico capolavoro del maestro di Rimini che mettendo in scena questo film ha scritto una delle più importanti pagine della settima arte...Mentre ne "La dolce vita" si intravede l'inquietudine e la desolazione di un uomo che impotente vive il cambiamento della PROPRIA società,con "8 1/2" Fellini scava dentro di se,mettendo in scena quella stessa inquietudine e desolazione stavolta però rappresentando visivamente(in maniera assolutamente geniale)i suoi pensieri e le sue paure,quindi mescolando realtà e sogno in una forma d'arte innovativa che trascende la semplice definizione di film...La descrizione della trama? Sfido chiunque a scriverne una in poche righe,perchè mi sembra assolutamente riduttivo dire che il film sia il ritatto di un regista con un blocco creativo che non sa se fare o meno un film, che si ritrova allo stesso tempo a soffrire d'una crisi esistenziale; 8 1/2 non ci racconta solo le angoscie di un uomo ma va a sviscerare la sua più profonda e inconscia psicologia mettendo a nudo la necessità di liberazione verso l'occlusione delle libertà più recondite che si trasformano in perversioni estreme(memorabile la scena dell'harem),le paure represse,il sentimento di vergogna (che tanto ricorda la sensazione che Kafka prova al suo risveglio vedendosi trasfgormato in un orribile insetto)rappresentato con uno splendido salto temporale che riporta il protagonista ai primi peccati dell'infansia,e ancora l'oppressione asfissiante nei rapporti con una carrellata eccezionale di personaggi reali e immagianari che si mescolano ritrovandosi tutti insieme nel meraviglioso girotondo finale...8 1/2 è la rappresentazione e il confronto dell'io con la realtà;alla fine Guido deciderà di fare il film mettendoci dentro tutte le inquietudini,le passioni,i sogni, i ricordi che delineano la sua vita..quel film che comincerà a dirigere è 8 1/2 e Guido non è altro che Fellini stesso..
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paolo 67
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sabato 29 ottobre 2011
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il coraggio di dire "io"
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L'ottavo film e mezzo di Fellini è una tonificante esplosione di genialità, una messinscena ricca e barocca dove il linguaggio filmico si emulsiona in una suggestiva sospensione tra invenzione e realtà. Arrivato alla maturità piena, dopo il sorprendente sensazionale successo de "La dolce vita" il regista riminese, partendo da uno spunto tra i più geniali della storia del cinema (un regista che non sa più che film voleva fare -che era l'identica situazione di Fellini-) costruisce una gran parabola dove presente, passato, sogno, memoria e invenzione partecipano, a volte contaminati tra di loro, a un esperimento di un autore sulla propria pelle dove la tragedia è scansata grazie al supremo dono dell'umorismo ("ricordati che è un film comico" appiccicò alla macchina da presa).
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L'ottavo film e mezzo di Fellini è una tonificante esplosione di genialità, una messinscena ricca e barocca dove il linguaggio filmico si emulsiona in una suggestiva sospensione tra invenzione e realtà. Arrivato alla maturità piena, dopo il sorprendente sensazionale successo de "La dolce vita" il regista riminese, partendo da uno spunto tra i più geniali della storia del cinema (un regista che non sa più che film voleva fare -che era l'identica situazione di Fellini-) costruisce una gran parabola dove presente, passato, sogno, memoria e invenzione partecipano, a volte contaminati tra di loro, a un esperimento di un autore sulla propria pelle dove la tragedia è scansata grazie al supremo dono dell'umorismo ("ricordati che è un film comico" appiccicò alla macchina da presa). Apparentemente svagato, legato da una immaginazione unitaria e fortissima, con una strabiliante identificazione dello stile col contenuto come succede solo nei grandissimi capolavori, il film, che presenta delle soluzioni cinematografiche sbalorditive, è una prova della magia dell'arte di Fellini.
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joker 91
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domenica 23 gennaio 2011
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un capolavoro italiano
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un film decisamente pazzesco che gioca su cosa è l'artista,dopo la dolce vita fellini affronta un tema non facile rifacendosi attraverso il personaggio di guido a se stesso ed a quello che il mitico 4 VOLTE PREMIO OSCAR stava passando. Mastroianni è senza ombra di dubbio il migliore attore italiano mai esistito ed lo dimostra ancor più qui che in la dolce vita ma il film resta geniale per la partecipazione di altri mitici attori E attrici e soprattutto per il tema non facile da rendere. Fellini è IL NEOREALISMO ED è L'ITALIA CINEMATOGRAFICA NEL MONDO CHE PURTROPPO DIFFICILMENTE TORNERà
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