stenoir
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martedì 31 dicembre 2019
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portella della ginestra, 1° maggio 1947
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Francesco Rosi scrive e dirige questo film -inchiesta- con alcune scene girate in stile “documentaristico”. Una voce fuori campo racconta i fatti più importanti avvenuti in Sicilia dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, passando inevitabilmente dall’eccidio di Portella della Ginestra (il 1° maggio 1947, la banda di Giuliano fece fuoco sulla folla, riunitasi per celebrare la Festa del Lavoro) e dal ritrovamento del cadavere del bandito tre anni dopo. Le riprese in esterna, con notevoli inquadrature a campo lungo –rimandano, in anticipo di qualche anno, ai western di Leone- si alternano a quelle di tuguri utilizzati come nascondigli e, nella parte finale del film, alle aule del tribunale per il processo agli indagati.
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Francesco Rosi scrive e dirige questo film -inchiesta- con alcune scene girate in stile “documentaristico”. Una voce fuori campo racconta i fatti più importanti avvenuti in Sicilia dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, passando inevitabilmente dall’eccidio di Portella della Ginestra (il 1° maggio 1947, la banda di Giuliano fece fuoco sulla folla, riunitasi per celebrare la Festa del Lavoro) e dal ritrovamento del cadavere del bandito tre anni dopo. Le riprese in esterna, con notevoli inquadrature a campo lungo –rimandano, in anticipo di qualche anno, ai western di Leone- si alternano a quelle di tuguri utilizzati come nascondigli e, nella parte finale del film, alle aule del tribunale per il processo agli indagati. Consigliato a chi vuole approfondire uno dei -tanti- fatti oscuri d’Italia.
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enzo70
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venerdì 13 maggio 2016
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film di rigorosa ricostruzione storica dei fatti
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Una pellicola dura, come dura fu la vita di Salvatore Giuliano, il bandito per eccellenza, il responsabile del massacro di Portella della Ginestra, una delle pagine più dure e inesplorate della storia d’Italia. Il taglio di Rosi è, al solito, essenziale, al ruolo del regista di qualità affianca quello tipico dello storico, con attenzione al particolare, all’analisi dei documenti, dei fatti: l’obiettivo del regista napoletano non è quello di raccontare la storia di Giuliano; ma di chiarire i troppi aspetti poco chiari della storia del bandito siciliano e dei suoi rapporti non solo con il movimento indipendentista siciliano ma anche con il potere centrale.
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Una pellicola dura, come dura fu la vita di Salvatore Giuliano, il bandito per eccellenza, il responsabile del massacro di Portella della Ginestra, una delle pagine più dure e inesplorate della storia d’Italia. Il taglio di Rosi è, al solito, essenziale, al ruolo del regista di qualità affianca quello tipico dello storico, con attenzione al particolare, all’analisi dei documenti, dei fatti: l’obiettivo del regista napoletano non è quello di raccontare la storia di Giuliano; ma di chiarire i troppi aspetti poco chiari della storia del bandito siciliano e dei suoi rapporti non solo con il movimento indipendentista siciliano ma anche con il potere centrale. I misteri della morte di Giuliano sono tutti racchiusi nella vicenda del suo principale collaboratore, Gaspare Pisciotta, che aveva lasciato l’impressione di poter raccontare molto sulla vera storia di quel periodo. Come detto Rosi posa gli occhiali del regista ed indossa quelli dello storico, per molti versi questo film è una sorta di documentario narrato dei fatti. Un cinema di altri tempi, di un regista di altri tempi.
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luca scial�
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giovedì 20 dicembre 2012
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prima concussione stato-mafia
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Il caso del bandito Giuliano può essere considerato il primo caso di concussione Stato-Mafia ,e la strage di Portella delle Ginestre la prima strage di Stato che vedrà il suo acuirsi tra gli anni '60-'70. Con questo film, che parte dal ritrovamento del cadavere di Salvatore Giuliano, Francesco Rosi fa una straordinaria operazione-verità, come tante altre nella sua meravigliosa carriera. Viene svelata la responsabilità dello Stato che scende a patti con la Mafia, struttando il brigante Giuliano per arrivare all'indipendenza della Sicilia. Farà fuori anche il pentito Gaspare Pisciotta, che tradì Giuliano ma fu a sua volta tradito dallo Stato stesso perché ritenuto pericoloso.
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Il caso del bandito Giuliano può essere considerato il primo caso di concussione Stato-Mafia ,e la strage di Portella delle Ginestre la prima strage di Stato che vedrà il suo acuirsi tra gli anni '60-'70. Con questo film, che parte dal ritrovamento del cadavere di Salvatore Giuliano, Francesco Rosi fa una straordinaria operazione-verità, come tante altre nella sua meravigliosa carriera. Viene svelata la responsabilità dello Stato che scende a patti con la Mafia, struttando il brigante Giuliano per arrivare all'indipendenza della Sicilia. Farà fuori anche il pentito Gaspare Pisciotta, che tradì Giuliano ma fu a sua volta tradito dallo Stato stesso perché ritenuto pericoloso.
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dario
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venerdì 20 gennaio 2012
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documentaristico
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E' una buona ricostruzione delle viende di Salvatore Giuliano, ma il ritmo è debole e il mordente manca. Rosi svetta nell'ambientazione e nella fotografia, ha un buon taglio visivo, però arranca, fa fatica a legare le scene. C'è anche aria di scontatezza, come un deja vu. Poco riuscita la scena del masacro di Portella della ginestra: francamente, è fiacca. Meglio il processo, grazie a Salvo Randone, un attore autentico. Tuttavia il difetto maggiore del film sta nella recitazione: è molle e trascinata. Ammirevole l'impegno, peccato sia riuscito a metà.
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(di il cinefilo)
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(di dante cruciani)
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il cinefilo
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martedì 27 luglio 2010
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tutta la forza del cinema d'impegno sociale
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Il film ripercorre minuziosamente la vicenda storica riguardante il bandito Salvatore Giuliano(prima "ribelle" indipendentista e poi "strumento" della mafia siciliana)dalla sua misteriosa uccisione e poi,attraverso l'uso geniale dei flash-back,di tutti i fatti tragici del periodo precedente e successivi alla sua morte tra cui la strage di Portella Della Ginestra e poi successivamente,l'avvelenamento in carcere di Gaspare Pisciotta.
Il regista Francesco Rosi(che è anche sceneggiatore insieme a Suso Cecchi D'amico,Enzo Provenzale e Franco Solinas)riesce nella non facile impresa di trasportare sullo schermo la "storia" piena,completa e magistralmente "autentica" di uno dei periodi storici più oscuri del nostro paese.
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Il film ripercorre minuziosamente la vicenda storica riguardante il bandito Salvatore Giuliano(prima "ribelle" indipendentista e poi "strumento" della mafia siciliana)dalla sua misteriosa uccisione e poi,attraverso l'uso geniale dei flash-back,di tutti i fatti tragici del periodo precedente e successivi alla sua morte tra cui la strage di Portella Della Ginestra e poi successivamente,l'avvelenamento in carcere di Gaspare Pisciotta.
Il regista Francesco Rosi(che è anche sceneggiatore insieme a Suso Cecchi D'amico,Enzo Provenzale e Franco Solinas)riesce nella non facile impresa di trasportare sullo schermo la "storia" piena,completa e magistralmente "autentica" di uno dei periodi storici più oscuri del nostro paese.
Il regista realizza un opera in cui "la cronaca viene innalzata a storia e si trasforma in tragedia sociale"(M.Morandini)e dove la descrizione della Sicilia come una società "fondata",almeno parzialmente,sulla inquietante connivenza dei suoi abitanti con la criminalità organizzata rispecchia tragicamente la realtà dei fatti.
Francesco Rosi riesce a trovare,con questo film,il magico punto di fusione tra la tecnica meramente documentaristica e lo stile del cinema "Normale" con gli attori e le loro varie caratterizzazioni(a cominciare da Frank Wolff che interpreta Gaspare Pisciotta).
La lunga sequenza dell'processo contro alcuni vari esponenti del "banditismo" possiede il grande potere di "resuscitare" la storia e di renderla viva e palpabile agli occhi degli spettatori che hanno finalmente la possibilità di visionare una pellicola coraggiosamente capace di raccontare la drammaticità di questi eventi che hanno fatto "tremare" la Sicilia a partire dal secondo dopoguerra con la formazione del gruppo indipendentista di cui faceva parte anche Salvatore Giuliano(il quale non viene mai mostrato "direttamente")fino all'analisi-inchiesta sul profondo rapporto che ormai si è legato tra gli uomini delle istituzioni,la mafia e con gli stessi banditi.
Quando si parla di film da fare trasmettere nelle scuole per permettere alla gioventù odierna di contribuire a costruirsi una "coscienza civile" non ci si può che riferire a opere docu-cinematografiche come SALVATORE GIULIANO.
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astamurti
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mercoledì 28 maggio 2008
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un docu-film di raro valore sullasicilia autentica
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Pur nella diversita' di prospettiva e di tempi,che rende sempre inopportuni i confronti,il film è perlomeno all'altezza del pluripremiato Il Gattopardo di Visconti.Rosi si "sporca le mani" per effettuare una ricostruzione storica il piu' possibile attendibile di vicende emblematiche di un contesto politico,sociale e culturale,verrebbe da dire dell'antropologia di un popolo.Nel Gattopardo,ambientato nella Sicilia di circa un secolo prima,è il punto di vista dell'aristocrazia a farla da padrone.Due sguardi,dunque,sulla stessa realta',anche se vista in tempi diversi e da angolazioni diverse.A mio avviso,e' la fonte d'ispirazione a determinare la diversita' dell'approccio.Per Visconti si è trattato di un testo letterario,il celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa;per Rosi è stata la realta' stessa.
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elleemme
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venerdì 17 agosto 2007
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per chi sa leggere tra le righe...
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provate a dire agli storici se è vero che la storia d'italia passa per la sicilia!
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jam
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martedì 14 agosto 2007
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un grande film
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Questo film e' uno dei grandi capolavori del cinema italiano di impegno. E' anche uno dei pochi film made in italy che tratta della mafia.
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