figliounico
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mercoledì 15 gennaio 2025
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realismo anti hollywoodiano
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Un film che se girato in Italia sarebbe rientrato nel filone neorealista, sebbene non ne abbia tutte le caratteristiche per la presenza di un divo del calibro di Paul Newman come protagonista invece che di un attore dilettante preso dalla strada. Il verismo con cui sono descritti gli ambienti malfamati delle sale da biliardo, immortalati in una fotografia che fu da Oscar, ed il mondo dei vinti al centro della storia, fanno di questo film un raro esempio di cinema verista, interessato ai temi sociali e alla vita quotidiana della povera gente, negli stessi anni in cui in America si glorificava il dio danaro, esaltato nel mito del sogno americano che avrebbe reso tutti ricchi e felici, mentre la gran parte della produzione hollywoodiana mirava esclusivamente ad intrattenere piacevolmente il pubblico al pari della nascente televisione generalista con western, commedie brillanti e film in costume.
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Un film che se girato in Italia sarebbe rientrato nel filone neorealista, sebbene non ne abbia tutte le caratteristiche per la presenza di un divo del calibro di Paul Newman come protagonista invece che di un attore dilettante preso dalla strada. Il verismo con cui sono descritti gli ambienti malfamati delle sale da biliardo, immortalati in una fotografia che fu da Oscar, ed il mondo dei vinti al centro della storia, fanno di questo film un raro esempio di cinema verista, interessato ai temi sociali e alla vita quotidiana della povera gente, negli stessi anni in cui in America si glorificava il dio danaro, esaltato nel mito del sogno americano che avrebbe reso tutti ricchi e felici, mentre la gran parte della produzione hollywoodiana mirava esclusivamente ad intrattenere piacevolmente il pubblico al pari della nascente televisione generalista con western, commedie brillanti e film in costume. Non a caso Lo spaccone fu autoprodotto dallo stesso regista, Robert Rossen, che, peraltro, fu costretto a scappare dagli Stati Uniti durante il maccartismo, non si sa bene se per sfuggire alla inquisizione anticomunista, considerato il suo impegno sociale e la fama di uomo di sinistra, o, come sostiene qualcuno, per smaltire la vergogna di aver fatto i nomi dei suoi compagni alla Commissione di inchiesta. La trama, ispirata ad un romanzo di Walter Tevis, narra di una coppia di poveri cristi che cercano di tirare a campare facendo piccole truffe nei bar di provincia, lo spaccone, che si finge uno sprovveduto quanto fortunato giocatore di biliardo, e la sua spalla, un uomo anziano che gli fa quasi da padre e gli tiene bordone. Il dramma si trasforma in tragedia quando nella storia entra una giovane laureanda disoccupata, Piper Laurie, una donna moderna disperatamente indipendente, lontana dallo stereotipo massmediatico della casalinga americana di quel tempo, che abita da sola un modesto appartamento e vive grazie a un piccolo vitalizio paterno, un personaggio ambiguo e tormentato, devastato da un passato traumatico, che sembra uscito da un film di Cassavetes ma ricorda anche, per certi versi, la protagonista de Lo zoo di vetro di Irving rapper del 1950 o quella di Un tram che si chiama desiderio del 1951 di Elia Kazan, entrambi tratti da opere di Tennessee Williams. Lo spaccone, in tal senso, potrebbe essere considerato come un elemento di cerniera tra i grandi drammi familiari sopra citati, i drammi sociali come Fronte del porto del 1954 di Elia Kazan, che similmente ha per protagonista un altro eroe maledetto che si riscatta nel finale, ed il cinema innovatore della Nuova Hollywood di cui Cassavetes fu uno dei massimi esponenti.
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fabio
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lunedì 11 febbraio 2019
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un classico del cinema americano
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Ecco lo spaccone, un personaggio letterario che potrebbe stare bene in un racconto di Kerouac, di Fante o di Bukowski. È un magnifico perdente, anche quando vince. Certo il talento c'è ma da solo non basta. Manca il carattere o meglio ancora: manca il cuore.
Crede di amare ma non sa' riconoscere l'amore. Insofferente e ribelle come tutta una generazione, da Brando a Dean, fino a quando la vita non gli impartisce la lezione più dura: quella da cui non si può tornare indietro.
Tutto intorno un mondo mediocre e meschino, fatto di uomini senza talento, corrotti e corruttori altrui. Uno specchio desolante di un' America abbietta e senza speranza.
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Ecco lo spaccone, un personaggio letterario che potrebbe stare bene in un racconto di Kerouac, di Fante o di Bukowski. È un magnifico perdente, anche quando vince. Certo il talento c'è ma da solo non basta. Manca il carattere o meglio ancora: manca il cuore.
Crede di amare ma non sa' riconoscere l'amore. Insofferente e ribelle come tutta una generazione, da Brando a Dean, fino a quando la vita non gli impartisce la lezione più dura: quella da cui non si può tornare indietro.
Tutto intorno un mondo mediocre e meschino, fatto di uomini senza talento, corrotti e corruttori altrui. Uno specchio desolante di un' America abbietta e senza speranza.
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gabrigilli1997
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sabato 20 giugno 2015
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semplicemente paul newman...
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Questo film è stata la vera e propria rampa di lancio di una grande stella, Paul Newman. Nonostante non sia più molto giovane (34 anni), Paul Newman, riesce comunque a mantenere un aspetto giovanile incredibile, quasi inimitabile. La sua interpretazione non è stata molto accettata dai critici degli oscar. Nonostante questo film sia stato un grande successo al botteghino, non è stato opportunamente premiato, vincendo solo due oscar. E' un film GENIALE, in tutto. Il film parte con la presentazione di Eddie Felson (Paul Newman), che ricorda molto Rocky Graziano in Lassù qualcuno mi ama, ma il suo essere spaccone arriva a livelli sempre più alti, in quanto arriva a sfidare addirittura MInessota Fats, il più grande di tutti nel gioco di biliardo.
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Questo film è stata la vera e propria rampa di lancio di una grande stella, Paul Newman. Nonostante non sia più molto giovane (34 anni), Paul Newman, riesce comunque a mantenere un aspetto giovanile incredibile, quasi inimitabile. La sua interpretazione non è stata molto accettata dai critici degli oscar. Nonostante questo film sia stato un grande successo al botteghino, non è stato opportunamente premiato, vincendo solo due oscar. E' un film GENIALE, in tutto. Il film parte con la presentazione di Eddie Felson (Paul Newman), che ricorda molto Rocky Graziano in Lassù qualcuno mi ama, ma il suo essere spaccone arriva a livelli sempre più alti, in quanto arriva a sfidare addirittura MInessota Fats, il più grande di tutti nel gioco di biliardo. Nonostante abbia un grandissimo e indiscutibile talento, non riesce a trionfare su Fats, a causa della sua arroganza e della sua debolezza psicologica, perderà soldi e finirà sul lastrico. Si metterà insieme con a Sarah, alla quale rimarrà molto legata. Quando morirà, Eddie Felson avrà la sensazione di cadere in un burrone, ma riuscirà a rialzarsi e a dimostrare a tutti che è maturato come campione e come uomo, battendo in un'avvicente rivincita Minessota Fats, e riuscirà a zittire addirittura Bert Gordon, interpretato da un egregio George C. Scott, che avrebbe vinto l'oscar come miglior attore nel 1971. per Patton, generale d'acciaio. Questo film è semplicemente sensazionale, vero capolavoro degli anni '60 del cinema statunitense,
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renato c.
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domenica 17 maggio 2015
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grande newman!!
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Un classico degli anni '60 che non avevo ancora visto ma che invece meritava!! Paul Newman interpreta magnificamente al parte di questo giovane pieno di se, abile si, ma vuole dimostrarlo! Nella prima parte del fil beve molto, pensando che il whisky gli facesse vincere i timori e quindi vincere più facilmente a biliardo! Invece regge pocol'alcool e va praticamente in rovina battuto alle stecche da Minnesota Fats! Rimasto solo e senza soldi incontra casualmente una giovane ragazza anch'ella alcolizzata, che ospitandolo a casa sua si innamora gardualmente di lui! Ma a Eddie stava più a cuore dimostrare a se stesso che avrebbe battuto Minnesota Fats, ritenuto fino ad allora il miglior giocatore di biliardo, che non l'amore! E quando lei lo supplica di non andare a giocare ma di stare con lei, lui non le bada! Ed al ritorno la trova suicidata nel bagno dell'albergo dopo averlo tradito per disperazione col suo manager (un poco di buono)! Dopo lo shock iniziale va a sfidare nuovamente Minnesota Fats e stavolta lo batte! Ma si rende conto di aver perso una cosa molto più preziosa: una donna che veramente lo amava! Una trama in cui il cinema hollywoodiano voleva fare un po' vedere i difetti dell'America, paese dove chi non eccelleva in qualche cosa non era preso in considerazione! E questo portava a rfare pazzie coloro che non avevano i nervi abbastanza saldi! Ve il caso di Lee Harvey Oswald che per far parlare di se e arrivare alla notorietà programma di uccidere il presidente degli Stati Uniti! (Io comunque appartengo alla schiera che crede alla tesi del complotto!).
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Un classico degli anni '60 che non avevo ancora visto ma che invece meritava!! Paul Newman interpreta magnificamente al parte di questo giovane pieno di se, abile si, ma vuole dimostrarlo! Nella prima parte del fil beve molto, pensando che il whisky gli facesse vincere i timori e quindi vincere più facilmente a biliardo! Invece regge pocol'alcool e va praticamente in rovina battuto alle stecche da Minnesota Fats! Rimasto solo e senza soldi incontra casualmente una giovane ragazza anch'ella alcolizzata, che ospitandolo a casa sua si innamora gardualmente di lui! Ma a Eddie stava più a cuore dimostrare a se stesso che avrebbe battuto Minnesota Fats, ritenuto fino ad allora il miglior giocatore di biliardo, che non l'amore! E quando lei lo supplica di non andare a giocare ma di stare con lei, lui non le bada! Ed al ritorno la trova suicidata nel bagno dell'albergo dopo averlo tradito per disperazione col suo manager (un poco di buono)! Dopo lo shock iniziale va a sfidare nuovamente Minnesota Fats e stavolta lo batte! Ma si rende conto di aver perso una cosa molto più preziosa: una donna che veramente lo amava! Una trama in cui il cinema hollywoodiano voleva fare un po' vedere i difetti dell'America, paese dove chi non eccelleva in qualche cosa non era preso in considerazione! E questo portava a rfare pazzie coloro che non avevano i nervi abbastanza saldi! Ve il caso di Lee Harvey Oswald che per far parlare di se e arrivare alla notorietà programma di uccidere il presidente degli Stati Uniti! (Io comunque appartengo alla schiera che crede alla tesi del complotto!). D vedere!!
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claudiofedele93
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domenica 16 febbraio 2014
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il grande cinema ha il volto di paul newman!
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Come nella letteratura, nell’arte o nelle varie discipline artistiche anche nel cinema, quello vero si intende, esistono dei classici indimenticabili, realizzati ormai da tempo, ma non per questo lasciati andare nell’oblio, ma che anzi risultano esser lavori sempre attuali e di grande interesse. Il caso calza a pennello quando abbiamo tra le nostre mani un film come Lo Spaccone (The Hustler), realizzato nell’anno 1961 e girato in bianco e nero, quando ormai alle porte iniziano ad esserci i le pellicole a colori; Il lungometraggio vanta un grandissimo cast ed offre senza dubbio una storia curata fin nel minimo dettaglio! Rimanete con noi e proseguite la lettura dell’articolo se volete saperne di più su uno dei più bei film della storia del cinema.
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Come nella letteratura, nell’arte o nelle varie discipline artistiche anche nel cinema, quello vero si intende, esistono dei classici indimenticabili, realizzati ormai da tempo, ma non per questo lasciati andare nell’oblio, ma che anzi risultano esser lavori sempre attuali e di grande interesse. Il caso calza a pennello quando abbiamo tra le nostre mani un film come Lo Spaccone (The Hustler), realizzato nell’anno 1961 e girato in bianco e nero, quando ormai alle porte iniziano ad esserci i le pellicole a colori; Il lungometraggio vanta un grandissimo cast ed offre senza dubbio una storia curata fin nel minimo dettaglio! Rimanete con noi e proseguite la lettura dell’articolo se volete saperne di più su uno dei più bei film della storia del cinema.
La vicenda vede protagonista Eddie (Paul Newman) detto “Lo Svelto”, uomo dalle grandi doti nel gioco del biliardo, che non aspetta altro, assieme al suo compare Charlie, di sfidare il grande campione Minnesota Fats. Una volta giunti nella sala e dato inizio al “duello” si assisterà alla sfida che vede i due grandi giocatori combattere per la vittoria fino allo stremo delle forze. Da una parte c’è il giovane Eddie, con il suo atteggiamento da spaccone e un po’ troppo pieno di sé, dall’altra il campione Minnesota, che sfoggia con tutta la sua (innaturale) tranquillità il suo talento, portando l’avversario a gli estremi delle sue capacità. Dopo una dura sconfitta subita da Fats, Eddie seguirà percorso di formazione e maturazione che lo porterà a conoscere la giovane Sarah (interpretata da Piper Laurie). I due, cercheranno di tirare avanti, in un modo o nell’altro, fino a quando Eddie non rientrerà nel mondo del gioco, del biliardo, convinto che un giorno, non lontano riuscirà ad ottenere la sua rivincita!
Pensare a Lo Spaccone come un film che si avvicina ad un opera di formazione ed evoluzione non sarebbe poi un grande azzardo poiché in fin dei conti ci troviamo davanti ad una pellicola che mette in luce una storia che principalmente parla con semplicità a tutti e vuole mostrare senza tanti giri di parole una lunga serie di tematiche (o aspetti della realtà) care al regista quali: le crudeltà ed avversità del destino, le difficoltà della vita, le conseguenze dell’arroganza e della superbia. Già dal primo “duello” tra Eddie e Minnesota si ha una chiara visione di quello che è la classe, l’eleganza e l’arroganza di un ragazzo, troppo preso ad ammirare se stesso invece di prendere sul serio non solo il gioco, ma anche l’avversario e metaforicamente la propria esistenza (elemento che poi riprenderà Scorsese anche in “Il Colore dei Soldi”). I sogni spezzati e la personale tragedia che deve affrontare il protagonista dinanzi al tavolo da gioco sono esperienze umane comuni a tutti, in un modo o nell’altro, che vengono approfondite ancora di più quando ad esse si uniranno anche quelle della sua stessa vita: la povertà, la difficile relazione con una donna, la dipendenza dagli alcolici e dal biliardo. La pellicola è tutta un lungo susseguirsi di vari mutamenti interni, sempre orchestrati in modo giusto, logici ed equilibrati; inoltre è bene specificare che ci troviamo di fronte un immenso e intenso Paul Newman che, non lasciando mai nulla al caso, si conferma ancora una volta un’attore capace di fare dei suoi personaggi delle vere icone indimenticabili (un po’ come era accaduto per “Nick Mano Fredda“), riuscendo sempre ad essere ricco di quelli sguardi a volte colmi di ira e disperazione, ma continuamente animati da quella voglia primordiale di farsi valere e riscattarsi che caratterizzano appieno la figura di Eddie e ne fanno un personaggio a tutto tondo.
Rossen oltre all’avidità e al gioco vuole sottolineare anche le relazioni con le persone, sopratutto quella del protagonista con la giovane Sarah (una eccellente Laurie), personaggio inizialmente debole, ma che si rivelerà essere anche l’unica donna in tutto il film e l’unico personaggio capace di capire ciò che realmente accade nella vita del suo compagno. Proprio per questo motivo la sua Sarah Packard, così ingenua ed al contempo sincera, è la vera chiave di lettura di tutta l’opera, l’elemento dove al cui interno risiede il messaggio che l’autore vuole dare al pubblico, la critica che vuole smuovere al mondo, mostrando una società ormai sconfitta da una vita mondana e stanca di tutto ciò che le sta attorno e che proprio con la morte cerca una sorta di sollievio o via di fuga. Ed è proprio dal baratro della disperazione e del dolore che Eddie riesce ad emergere, pur mostrando gli effetti nefasti di una vita vissuta sull’orlo della morale e della sofferenza, rivelandosi infine essere un uomo ormai distrutto, non più quel ragazzo pieno di arie e presuntuoso, ma un essere sconfitto dalla società e nauseato da quest’ultima, tuttavia pur sempre conscio di ciò che è la sua esistenza, consapevole di quel che ha perso per un suo vizio, per il suo egoismo ma sopratutto (e qui sta la terribile presenza del destino e al contempo la grande beffa) per una partita di biliardo. Alla fine egli da tutto ciò ne esce totalmente distrutto, in particolar modo dal senso del rimorso e dal semplice fatto che l’unica cosa importante della sua vita non potrà più tornare indietro.Robert Rossen fa barattare il talento con la vita al suo protagonista, impartendo a noi tutti una dura lezione, insegnandoci che tutto ha un prezzo e quel che siamo lo dobbiamo pagare a volte in modo assai caro.
Al di là, quindi, di una morale crudele e una storia indubbiamente ben realizzata, va fatto un plauso anche alla regia di Rossen, capace di mettere in luce gli aspetti più disparati dell’America del suo tempo, tenere alta l’attenzione dello spettatore mostrando, per esempio, 15 minuti consecutivi di partite di biliardo e mettendo in luce le conseguenze che possono portare sia la grandezza che la caduta, se non controllate e moderate da una giusta dose di accortezza. Perché, dunque, elogiare tanto Lo Spaccone? Forse non sarà la prima pellicola a parlare di un personaggio come Eddie “Lo Svelto”, a non mostrare gli eccessi di una società trasandata e disperata, a non rivelare personaggi estremi e derelitti, ma è di sicuro un lavoro realizzato egregiamente, un’opera curata e recitata a dovere.
Per la regia di Robert Rossen, Lo Spaccone è ancora oggi un film degno di nota, più che attuale, una pietra miliare da cui molti famosi cineasti ancora prendono spunto (in primis Martin Scorsese), capace di guardare e parlare al presente come poche pellicole sanno fare e che riesce a trovare uno spazio nei giorni nostri grazie anche a quella grinta che Eddie (con il volto ed il talento di Newman) mette nel cercare di battere il suo grande avversario Fats; ma al contrario di quest’ultimo, la grinta e il senso di denuncia del film risulta essere, assieme alla sua storia, la carta vincente, il biglietto d’entrata che permette alla pellicola di prendere posto nell’olimpo del Grande Cinema, quello eterno, che non verrà dimenticato, perché se un giorno si dovesse perdere una partita da biliardo come quella fatta daPaul Newman e Jackie Gleason vorrebbe dire, proprio come accade nel 2008 alla morte del grande attore Americano, che nel firmamento cinematografico mancherebbe uno dei suoi astri più luminosi.
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chaoki21
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lunedì 5 marzo 2012
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eccellente
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fantastico. bella storia e dialgoghi eccellenti. penso che il personaggio protagonista sia anche perfetto per paul newman.
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mondolariano
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lunedì 31 ottobre 2011
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smarrimento e inutilità
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Sei anni prima di vestire i panni di Abramo, Scott scalfisce nella memoria la figura di questo ambiguo, affettato e cinico personaggio, che contende a Newman il ruolo del protagonista. E’ lui che comunica quel senso di tacito smarrimento negli oscuri meandri della malavita e che serpeggia nei bassifondi fumosi della provincia americana. Newman è soltanto l’ingenuo, l’oppresso, il “nato battuto” che nasconde la sua fragilità sotto le spoglie dello spaccone. E’ il genio tradito dalla fortuna, la cui povera fidanzata simboleggia uno dei più impressionanti simboli dell’inutilità della gente comune. Uno spiraglio di luce si apre con la salvezza concessa da Bert ma non basta a redime un uomo inguaribilmente “morto dentro”, come secondo la definizione di Eddie.
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Sei anni prima di vestire i panni di Abramo, Scott scalfisce nella memoria la figura di questo ambiguo, affettato e cinico personaggio, che contende a Newman il ruolo del protagonista. E’ lui che comunica quel senso di tacito smarrimento negli oscuri meandri della malavita e che serpeggia nei bassifondi fumosi della provincia americana. Newman è soltanto l’ingenuo, l’oppresso, il “nato battuto” che nasconde la sua fragilità sotto le spoglie dello spaccone. E’ il genio tradito dalla fortuna, la cui povera fidanzata simboleggia uno dei più impressionanti simboli dell’inutilità della gente comune. Uno spiraglio di luce si apre con la salvezza concessa da Bert ma non basta a redime un uomo inguaribilmente “morto dentro”, come secondo la definizione di Eddie.
A mio parere, la trasferta in Kentucky e la scena in albergo avrebbero dovuto essere più lunghe per permettere una trama di ampio respiro. Il barista è Jake La Motta mentre inizialmente Newman avrebbe dovuto essere sostituito da Frank Sinatra: scelta infelice che avrebbe alleggerito il calibro drammatico della vicenda.
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fra007
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mercoledì 27 luglio 2011
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il mondo del gioco d'azzardo
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Guardando questo film si ha la sensazione di entrare in un mondo parallelo. Un mondo di gioco, denaro, malavita, alcol e imbrogli. Tra colpi di biliardo spettacolari, musiche rilassanti e tanto dialogo (sensato) sono rimasto estasiato. Paul Newman in gran forma, George C.Scott da oscar. Film Cult.
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gildo
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sabato 4 giugno 2011
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bel film
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Ben girato, ben interpretato. Un Paul Newman in gran spolvero. Cosa mi ha colpito dopo le 2 ore e passa di visione ? L'alcol, che scorre a fiumi, che attraversa tutte le scene girate riuscendo a non diventarne il protagonista assoluto, ma rimanendo solo quale elemento scenografico indispensabile all'ambiente delle sale da biliardo. Certo è che la bella Sarah Packard avrebbe avuto ben poche chance nella vita reale di conservare il suo sex appeal con i fiumi di whiskey che le attraversavano il corpo ...
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