"Più piccolo del più piccolo avevo un significato anch'io. Giunti a Dio non vi è il nulla: io esisto ancora."
Un film molto bello che mette in evidenza la piccolezza dell'essere umano, e la pretesa arrogante dell'uomo di porsi su un'altezza che non ha, di fronte all'infinità del creato.
"Sono così vicini l’infinitesimale e l’infinito. Ma ad un tratto capii che erano due termini di un medesimo concetto. Lo spazio più piccolo e lo spazio più vasto erano nella mia mente i punti di unione di un gigantesco cerchio."
E che è impossibile concepire l'immensità del creato senza dargli un significato: "L’esistenza ha principio e fine nel pensiero umano, non nella natura. Sciogliersi, diventare il nulla, le mie paure svanivano, e venivano a sostituirle l’accettazione. La vasta maestà del creato doveva avere un significato, un significato che io dovevo darle."
Così il protagonista riesce ad avere più di ogni altro il senso delle proporzioni accettando la limitatezza umana affermando la propria umanità nell'esistenza; affermando che se esisto c'è un significato, e per quanto piccolo possa essere, per quanto miserabile sia la mia esistenza, e per quanto apparentemente inutile possa sembrare essa doveva avere un significato. Perchè? Perchè esistiamo, e se esistiamo prova che ciò ha un significato.
"Più piccolo del più piccolo avevo un significato anch'io. Giunti a Dio non vi è il nulla: io esisto ancora."
Slauti.
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