antonio2011
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giovedì 20 agosto 2015
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uno dei capolavori assoluti del cinema
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Finalmente nel pieno di agosto è passato in televisione uno dei capolavori del cinema: la parola ai giurati di S. Lumet, che deve essere considerato tra i più grandi registi di tutti i tempi. Ogni aggettivo è insufficiente: maestria assoluta nelle riprese piano sequenza più primi piani, sceneggiatura perfetta, atmosfera perfetta, musica perfetta, recitazione superlativa di tutti gli attori nessuno escluso. Il contenuto è tipico dei film di denuncia del grande cinema americano. Denuncia dei pregiudizi, del razzismo, della superficialità. Film che ci fa pensare di come era grande il cinema americano di una volta paragonato a quello di adesso.
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nonhosonno2015
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mercoledì 23 marzo 2016
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un'opera d'arte
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L'esordio di Sidney Lumet è un capolavoro senza tempo.
Intrattenere, tenere alta l'attenzione, non annoiare per quasi 100 minuti è un'impresa che può riuscire solo ai più grandi, infatti così su due piedi mi vengono in mente Polanski e Hitchcock.
Rimanendo su La parola ai giurati (12 angry men) non si può che lodare la sceneggiatura, seppur con qualche forzatura nel presentare i "ragionevoli dubbi", la regia perfetta e la prova degli attori, che riescono ad impersonare dei soggetti praticamente anonimi. Sì, perchè dei protagonisti sappiamo ben poco, di alcuni nulla, di nessuno i nomi (solo i due giurati più attivi si presentano alla fine della pellicola) ma sono subito lampanti le loro personalità.
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L'esordio di Sidney Lumet è un capolavoro senza tempo.
Intrattenere, tenere alta l'attenzione, non annoiare per quasi 100 minuti è un'impresa che può riuscire solo ai più grandi, infatti così su due piedi mi vengono in mente Polanski e Hitchcock.
Rimanendo su La parola ai giurati (12 angry men) non si può che lodare la sceneggiatura, seppur con qualche forzatura nel presentare i "ragionevoli dubbi", la regia perfetta e la prova degli attori, che riescono ad impersonare dei soggetti praticamente anonimi. Sì, perchè dei protagonisti sappiamo ben poco, di alcuni nulla, di nessuno i nomi (solo i due giurati più attivi si presentano alla fine della pellicola) ma sono subito lampanti le loro personalità.
Film di denuncia, il messaggio che ci lancia è agrodolce. La vita di chi è in attesa di giudizio è in mano a persone egoiste, superficiali con pregiudizi ma fortunatamente, seppur una minoranza, c'è chi ci mette testa e cuore prima di prendere decisioni.
Curato in ogni dettaglio è un film imperdibile e meritatamente nella storia del cinema.
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figliounico
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sabato 2 dicembre 2023
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contro tutti i pregiudizi
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Capolavoro dell’esordiente Lumet nel lungometraggio con una piece teatrale tratta da un soggetto di Rose con la sceneggiatura dello stesso Rose rifatta dal ’57 ad oggi almeno tre volte al cinema e mille volte al teatro in tutto il mondo, in Italia anche dal nostro Gassman figlio. Basato tutto sulla performance recitativa dei 12 attori interpreti dei componenti la giuria popolare, chiamata ad esprimersi sulla colpevolezza di un ragazzo accusato di parricidio, si svolge interamente nella stanza riservata alla giuria stessa ripresa da Lumet in modo tale da ottenere nello spettatore la stessa sensazione di claustrofobia provata dai giurati. Cast eccezionale in cui a parte il protagonista, Henry Fonda, spiccano nella trama, che segue lo schema favolistico di Propp, in due ruoli antitetici e complementari, Lee J.
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Capolavoro dell’esordiente Lumet nel lungometraggio con una piece teatrale tratta da un soggetto di Rose con la sceneggiatura dello stesso Rose rifatta dal ’57 ad oggi almeno tre volte al cinema e mille volte al teatro in tutto il mondo, in Italia anche dal nostro Gassman figlio. Basato tutto sulla performance recitativa dei 12 attori interpreti dei componenti la giuria popolare, chiamata ad esprimersi sulla colpevolezza di un ragazzo accusato di parricidio, si svolge interamente nella stanza riservata alla giuria stessa ripresa da Lumet in modo tale da ottenere nello spettatore la stessa sensazione di claustrofobia provata dai giurati. Cast eccezionale in cui a parte il protagonista, Henry Fonda, spiccano nella trama, che segue lo schema favolistico di Propp, in due ruoli antitetici e complementari, Lee J. Cobb, l’Antagonista passionale ed emotivo e E.G. Marshall, l’Antagonista razionale e freddo calcolatore; Joseph Sweeney, nello stesso ruolo del giurato numero 9 nell’omonimo episodio della serie televisiva americana Studio One, intitolato Twelve Angry Men, andato in onda tre anni prima, invece, rappresenta la saggezza senile, ovvero l’Aiutante, il Mago che coadiuverà il protagonista, ossia l’Eroe, nella ricerca della verità che porterà al ristabilimento dell’equilibrio della giustizia rotto e alla salvezza dell’innocente ingiustamente accusato dell’omicidio del padre. Lo script più che di un dramma sembra piuttosto avere i toni di un pamphlet scritto per denunciare implicitamente le ingiuste persecuzioni subite da molti attori e dagli ambienti di sinistra di Hollywood da parte del Maccartismo nel decennio precedente e più in generale contro i pregiudizi razzisti diffusi nella società americana dell’epoca.
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luca scial�
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sabato 28 settembre 2013
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la capacità di far valere le proprie ragioni
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Un ragazzo neppure maggiorenne è imputato di parricidio. La parola viene data ai 12 giurati, che si riuniscono. Ognuno di loro ha caratteristiche comportamentali e psicologiche diverse dall'altro. Sono quasi tutti convinti che il ragazzo sia colpevole, eccetto uno, che con sapienti capacità persuasive fa valere le proprie ragioni a poco a poco sugli altri. Ma tre di loro sono duri da convincere.
Primo film di Sidney Lumet, fino ad allora impegnato per la Tv. Si ispira proprio a un dramma televisivo, di Reginald Rose e parla di giustizia e i suoi meccanismi non sempre giusti e limpidi. Un tema caro a Lumet, che contraddistinguerà la sua filmografia. La parte del leone viene affidata a Henry Fonda, nei panni dell'unico giurato convinto dell'innocenza del ragazzo (non a caso vestito tutto di bianco per distinguerlo dagli altri); figura anche come produttore.
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Un ragazzo neppure maggiorenne è imputato di parricidio. La parola viene data ai 12 giurati, che si riuniscono. Ognuno di loro ha caratteristiche comportamentali e psicologiche diverse dall'altro. Sono quasi tutti convinti che il ragazzo sia colpevole, eccetto uno, che con sapienti capacità persuasive fa valere le proprie ragioni a poco a poco sugli altri. Ma tre di loro sono duri da convincere.
Primo film di Sidney Lumet, fino ad allora impegnato per la Tv. Si ispira proprio a un dramma televisivo, di Reginald Rose e parla di giustizia e i suoi meccanismi non sempre giusti e limpidi. Un tema caro a Lumet, che contraddistinguerà la sua filmografia. La parte del leone viene affidata a Henry Fonda, nei panni dell'unico giurato convinto dell'innocenza del ragazzo (non a caso vestito tutto di bianco per distinguerlo dagli altri); figura anche come produttore. Semplice, lineare, forse un pò scontato, scorrevole nonostante si svolga in una stanza e si basi solo su dialoghi. Resta tra i film migliori di Lumet.
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fabio57
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lunedì 14 dicembre 2015
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eccellente
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Lumet è stato un grande regista e questa è una delle sue migliori realizzazioni.Atto d'accusa contro il sistema giudiziario americano di quegli anni, è soprattutto una denuncia sulla barbara istituzione della pena di morte.Ma è anche la storia sorprendente di come un uomo solo riesca con la sua capacità introspettiva,la sua stringente logica deduttiva,il suo acuto spirito di osservazione ,la sua arguzia,la sua caparbietà, la sua purezza, a rovesciare l'esito di un processo che sembra scontato,e ad uno ad uno, affronta e vince i pregiudizi dei suoi colleghi giurati, smontando con sistematica meticolosità le loro motivazioni, dettate da codardie,da razzismi da superficialità,da meschini risentimenti.
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Lumet è stato un grande regista e questa è una delle sue migliori realizzazioni.Atto d'accusa contro il sistema giudiziario americano di quegli anni, è soprattutto una denuncia sulla barbara istituzione della pena di morte.Ma è anche la storia sorprendente di come un uomo solo riesca con la sua capacità introspettiva,la sua stringente logica deduttiva,il suo acuto spirito di osservazione ,la sua arguzia,la sua caparbietà, la sua purezza, a rovesciare l'esito di un processo che sembra scontato,e ad uno ad uno, affronta e vince i pregiudizi dei suoi colleghi giurati, smontando con sistematica meticolosità le loro motivazioni, dettate da codardie,da razzismi da superficialità,da meschini risentimenti.In un bianco e nero suggestivo,Henry Fonda regala una memorabile interpretazione
Imperdibile.
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giorgio
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lunedì 27 marzo 2017
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la recensione su mymovies fa pena, va sostituita
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Un ragazzo venuto dai quartieri popolari e proletari, economicamente e socialmente svantaggiati, è imputato dell’omicidio del padre. Dodici giurati devono decidere se condannarlo o assolverlo. Undici giurati su dodici sono sicuri della sua colpevolezza, uno solo (Henry Fonda), ne proclama l’innocenza. Nella stanza ristetta dove si riunisce la giuria, un uomo solo, contro tutti, comincia a smontare, uno per uno, tutti gli argomenti dell’accusa. A poco a poco, tutti gli altri giurati si convincono che ha ragione. In un breve lasso di tempo, il giurato che lo credeva innocente riesce a convincere tutti gli altri. Avvicente, entusiasmante, Lumet lascia che la verità e la ragione illumini a poco a poco le menti dei giurati, in un crescendo di colpi di scena e di dialettica applicata.
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Un ragazzo venuto dai quartieri popolari e proletari, economicamente e socialmente svantaggiati, è imputato dell’omicidio del padre. Dodici giurati devono decidere se condannarlo o assolverlo. Undici giurati su dodici sono sicuri della sua colpevolezza, uno solo (Henry Fonda), ne proclama l’innocenza. Nella stanza ristetta dove si riunisce la giuria, un uomo solo, contro tutti, comincia a smontare, uno per uno, tutti gli argomenti dell’accusa. A poco a poco, tutti gli altri giurati si convincono che ha ragione. In un breve lasso di tempo, il giurato che lo credeva innocente riesce a convincere tutti gli altri. Avvicente, entusiasmante, Lumet lascia che la verità e la ragione illumini a poco a poco le menti dei giurati, in un crescendo di colpi di scena e di dialettica applicata. Lumet mostra la forza della ragione, nonchè la violenza del suo uso contro coloro che sono affetti da pregiudizi personali. Il film rappresenta, senza dubbio, non soltanto un atto di accusa, implicito, contro la pena di morte, ma anche contro un sistema giudiziario classista e intriso di disuguaglianza, dove i diritti della povera gente, che non può pagare avvocati con tariffe a quattro cifre, possono essere calpestati.
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