borazio
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martedì 16 settembre 2014
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esiste la perfezione nell'arte? forse sì.
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Jeff è un fotoreporter d'assalto che non può muoversi da casa per via di una gamba rotta; questi, a causa dell' immobilizzazione nel proprio appartamento ed annoiato per la forzata inattività, passa il tempo affacciato alla finestra a osservare le abitudini dei vicini di casa. Fra questi, c'è una coppia di sposi novelli, una procace ballerina, un pianista tormentato dal fallimento, una coppia di coniugi con cane che dormono all'aperto, una donna affranta dalla solitudine e, soprattutto, un uomo di mezza età che si prende cura della moglie malata.
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Jeff è un fotoreporter d'assalto che non può muoversi da casa per via di una gamba rotta; questi, a causa dell' immobilizzazione nel proprio appartamento ed annoiato per la forzata inattività, passa il tempo affacciato alla finestra a osservare le abitudini dei vicini di casa. Fra questi, c'è una coppia di sposi novelli, una procace ballerina, un pianista tormentato dal fallimento, una coppia di coniugi con cane che dormono all'aperto, una donna affranta dalla solitudine e, soprattutto, un uomo di mezza età che si prende cura della moglie malata. Quando questa improvvisamente scompare Jeff, in compagnia della avvenente Lisa, comincia a spiare sempre più ossessivamente i comportamenti dell'uomo, convinto che in quell'appartamento sia avvenuto un omicidio.
Il genio di Alfred Hitchcock dipana l'intera trama del suo magistrale thriller utilizzando un unico set, il teatro di posa della Paramount, allestito in un cortile su cui si affacciano edifici adiacenti.
Questo film è una perla pionieristica, il seme autentico da cui sono nati altri filoni cinematografici, un'opera germinale. Non si può ridurre solamente ad un mero thriller, per quanto anche l'indagine investigativa risulti sicuramente appassionante; è uno di quei film che stimolano diversi livelli di lettura: è al tempo stesso un giallo, una metafora del cinema, un saggio di ontologia ed un trattato di psicologia, che affronta una tematica antica come l'amore.
Il regista anticipa i suoi tempi con un' opera avveniristica, affrontando per la prima volta nel cinema un tema scomodo come il voyeurismo, tema che sarà ampiamente ripreso in futuro dalle televisioni e dal grande schermo, basti pensare a Disturbia di Spielberg o, ahinoi, agli sterili reality show dei giorni nostri (che non hanno proprio niente di artistico!). Hitchcock si mette a disposizione dello spettatore, lo coinvolge con immagini semplici ma di grande potenza evocativa, lo appaga creando su misura un microclima fatto di suggestione, stimolando in lui la volontà di violare segrete intimità perchè è difficile resistere alla curiosita e perchè alla fin fine, se ci pensiamo, "siamo tutti una bella razza di guardoni".
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tomdoniphon
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sabato 13 giugno 2015
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il "classico" di hitchcock
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Un fotoreporter (Stewart) con la gamba fratturata è costretto all’immobilità dall’ingessatura. Per distrarsi, passa il tempo spiando con il teleobiettivo i suoi dirimpettai, scoprendo che è stato commesso un assassinio.
Il film prediletto (e più famoso) del regista non è per nulla invecchiato.
Tutto il film è osservato dal punto di vista del protagonista, il quale ha davanti tante piccole storie che hanno due punti in comune: la solitudine e l’amore (la donna sola senza marito né amante, i giovani sposi che fanno l’amore tutto il giorno, la coppia senza figli che riversa tutto l’affetto sul cagnolino, e così via).
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Un fotoreporter (Stewart) con la gamba fratturata è costretto all’immobilità dall’ingessatura. Per distrarsi, passa il tempo spiando con il teleobiettivo i suoi dirimpettai, scoprendo che è stato commesso un assassinio.
Il film prediletto (e più famoso) del regista non è per nulla invecchiato.
Tutto il film è osservato dal punto di vista del protagonista, il quale ha davanti tante piccole storie che hanno due punti in comune: la solitudine e l’amore (la donna sola senza marito né amante, i giovani sposi che fanno l’amore tutto il giorno, la coppia senza figli che riversa tutto l’affetto sul cagnolino, e così via). Situazioni, queste, che inevitabilmente si riflettono sul personaggio interpretato da James Stewart, che è assai poco incline a legarsi definitivamente alla sua fidanzata (Grace Kelly, magnifica).
Un film davvero perfetto, in cui ogni sequenza ha un preciso scopo, tanto che il film è probabilmente il meglio controllato della filmografia del regista.
Ma è davvero il migliore?
Come sempre tutte le classifiche lasciano il tempo che trovano, essendo inevitabilmente ancorate a valutazioni soggettive.
In ogni caso, se si ricerca la vera “essenza” del cinema di Hitchcock, questa è senz’altro ben più perversa e sfaccettata di quella che si rinviene dalla visione della “Finestra sul cortile”: Hitchcock - frustrato fin da bambino a causa del suo fisico e della dura educazione ricevuta – “faceva uno sforzo non indifferente portando il pubblico a identificarsi con un attore giovane ed affasciante, mentre egli si identificava quasi sempre con l’altro personaggio, con l’uomo tradito e deluso dalla vita” (Truffaut).
Se allora è questa contraddizione (oltre ovviamente al perfetto stile di regia) a rendere unico il cinema di Hitchcock, per ricercare il suo miglior film occorre pensare a “Notorious”, a “Gli uccelli” o (ancor di più) a “La donna che visse due volte” ed al relativo personaggio principale (anche in quel caso interpretato da Stewart): anche lui, al pari di Hitchcock, non aveva “il diritto di amare”.
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enzo70
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giovedì 21 luglio 2016
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una finestra, un cortile e un capolavoro
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Da una finestra che affaccia sul cortile Hitchcock offre allo spettatore un capolavoro assoluto del cinema di tutti i tempi. Un thriller geniale in cui si incrociano tutti i generi della diversa umanità, diretto come solo il regista londinese sapeva fare. Un fotografo è immobilizzato a seguito di un incidente e passa la giornata vicino alla finestra che dà sul cortile. E proprio da quella finestra nasce il sospetto che un dirimpettaio abbia assassinato la moglie. Da questo sospetto si dipana un’analisi dei fatti che va oltre i fatti per entrare nella sfera dell’uomo. Il sospetto di Jefferies, interpretato da Raymond Burr, è l’origine di un sottile gioco di ruoli, di sguardi, di logiche e di passioni che trasforma questo film in una dimensione unica del racconto.
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Da una finestra che affaccia sul cortile Hitchcock offre allo spettatore un capolavoro assoluto del cinema di tutti i tempi. Un thriller geniale in cui si incrociano tutti i generi della diversa umanità, diretto come solo il regista londinese sapeva fare. Un fotografo è immobilizzato a seguito di un incidente e passa la giornata vicino alla finestra che dà sul cortile. E proprio da quella finestra nasce il sospetto che un dirimpettaio abbia assassinato la moglie. Da questo sospetto si dipana un’analisi dei fatti che va oltre i fatti per entrare nella sfera dell’uomo. Il sospetto di Jefferies, interpretato da Raymond Burr, è l’origine di un sottile gioco di ruoli, di sguardi, di logiche e di passioni che trasforma questo film in una dimensione unica del racconto. Il palcoscenico è essenziale, si alternano una camera ed un cortile, nessun colpo di scena, solo logica. Insomma una sorta di giallo che non è un giallo, non c’è nessun maggiordomo, ma solo un cortile sul quale si è acceso il riflettore di un regista geniale.
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great steven
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domenica 14 giugno 2015
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sull'ossessione di vedere e lo sguardo vincente.
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LA FINESTRA SUL CORTILE (USA, 1954) diretto da ALFRED HITCHCOCK. Interpretato da JAMES STEWART, GRACE KELLY, RAYMOND BURR, THELMA RITTER, WENDELL COREY, JUDITH EVELYN, ROSS BAGDASARIAN
Un fotoreporter che in passato ha effettuato straordinari servizi in Pakistan è costretto all’immobilità su una sedia a rotelle per via di una gamba fratturata. Inganna perciò il tempo servendosi del suo marchingegno per spiare la vita dei vicini, ed è alquanto facilitato nella cosa poiché il suo appartamento si affaccia su tutti quelli del palazzo popolare in cui vive. Convinto di aver scoperto un assassinio nella casa dirimpetto, comincia ad indagare e a raccogliere indizi e, grazie all’aiuto della bionda fidanzata, riuscirà a far luce su un misterioso delitto, benché l’azione gli comporti poi la rottura della gamba sana.
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LA FINESTRA SUL CORTILE (USA, 1954) diretto da ALFRED HITCHCOCK. Interpretato da JAMES STEWART, GRACE KELLY, RAYMOND BURR, THELMA RITTER, WENDELL COREY, JUDITH EVELYN, ROSS BAGDASARIAN
Un fotoreporter che in passato ha effettuato straordinari servizi in Pakistan è costretto all’immobilità su una sedia a rotelle per via di una gamba fratturata. Inganna perciò il tempo servendosi del suo marchingegno per spiare la vita dei vicini, ed è alquanto facilitato nella cosa poiché il suo appartamento si affaccia su tutti quelli del palazzo popolare in cui vive. Convinto di aver scoperto un assassinio nella casa dirimpetto, comincia ad indagare e a raccogliere indizi e, grazie all’aiuto della bionda fidanzata, riuscirà a far luce su un misterioso delitto, benché l’azione gli comporti poi la rottura della gamba sana. Alla base del film c’è il racconto di Cornell Woolrich, abilmente sceneggiato da J. M. Hayes, assiduo collaboratore di Hitchcock fin dagli anni 1940. A lungo snobbato dal pubblico per le numerose riproposizioni sul piccolo schermo ma fortemente osannato dalla critica per come gestisce l’economia della materia narrativa e il pathos della tensione, rimane senza possibilità di errore uno dei classici del maestro statunitense del brivido, apprezzabile soprattutto per l’accumulo di suspense che tiene lo spettatore col fiato sospeso fino alla risoluzione conclusiva, mantenendo per l’intera durata un registro intermedio che non disdegna nemmeno i canoni della commedia o i disegni fuorvianti di un thriller emozionante e potente. L’unica cosa che gli si può rimproverare è una prima parte più densa e viva della seconda, nonostante il momento clou si presenti proprio in quest’ultima ed esploda con una caterva lodevole di autoironia, forza espressiva e sfogo sensazionale. Tra gli psicothriller di Hitchcock, è probabilmente quello più riflessivo e che mette in campo meno colpi di scena, sebbene tutti azzeccati e funzionali allo svolgimento di una storia allora originale, e poi solo in seguito scipitamente imitata senza mai toccare gli standard ottimali del prototipo. Stewart ci mette l’anima recitando da protagonista come quasi sempre gli capitò nel corso della sua cinquantennale carriera, e dalla postazione cui la vicenda lo obbliga ad occupare, il suo savoir faire tranquillo e metodico emerge con battute simpatiche, espressioni efficaci e un convincimento artistico generale che gli permette di consegnare alla storia del giallo made in USA uno dei personaggi più sfaccettati e meglio calibrati in un difficile equilibrio fra sarcasmo e attaccamento alla realtà dei fatti. Una spanna sotto di lui G. Kelly, ma pur sempre di bellezza naturale e bravura tutt’altro accidentale: il suo carattere fa da aiutante al protagonista con un asservimento di piaceri e condivisioni che raramente si riscontra, tra le fidanzate immaginarie del grande schermo. Tutti gli interpreti, in via definitiva, sono appoggiati da un copione che non perde un colpo e che sa seguire gli avvicendamenti senza affidarsi alla casualità e senza ricorrere ad espedienti che avrebbero solo sortito l’effetto di stravolgere, episodio dopo episodio, una sceneggiatura che, in una linearità tutta sua e appunto per questo molto efficiente, merita un punteggio pieno per il fascino della sua perspicace orizzontalità. Ottima anche l’idea di girare la pellicola a colori anziché in bianco e nero: si è ottenuta una ricchezza cromatica che ritrae il quartiere in cui il fotografo vive azionando all’occhio di chi guarda il film un immenso e favoloso caleidoscopio che consente una panoramica davvero stupefacente. Nominato a tre premi Oscar: sceneggiatura, regia, fotografia di R. Burks.
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aristoteles
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sabato 1 agosto 2015
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il maestro del dettaglio colpisce ancora
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Un altro grande capolavoro del maestro Hitchcock.
La scena si limita all'appartamento dell'ingessato e buon fotografo Jefferies,eppure in un piccolo spazio si da vita a uno spettacolo nello spettacolo.
Scrutando infatti nelle finestre dei vicini ,il film ci racconterà il vissuto di tante persone.raccontando più di una storia.
Lo fa come meglio non potrebbe con la cura dei dettagli di cui solo il Maestro è capace.
James Stewart sfoggia un'interpretazione ,a mio avviso, superiore a quella ,anch'essa meravigliosa, della donna che visse due volte.
Grace Kelly è il tripudio dell'eleganza e della bellezza raccontandoci allo stesso tempo una donna snob ma semplice e coraggiosa,bella e gentile.
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Un altro grande capolavoro del maestro Hitchcock.
La scena si limita all'appartamento dell'ingessato e buon fotografo Jefferies,eppure in un piccolo spazio si da vita a uno spettacolo nello spettacolo.
Scrutando infatti nelle finestre dei vicini ,il film ci racconterà il vissuto di tante persone.raccontando più di una storia.
Lo fa come meglio non potrebbe con la cura dei dettagli di cui solo il Maestro è capace.
James Stewart sfoggia un'interpretazione ,a mio avviso, superiore a quella ,anch'essa meravigliosa, della donna che visse due volte.
Grace Kelly è il tripudio dell'eleganza e della bellezza raccontandoci allo stesso tempo una donna snob ma semplice e coraggiosa,bella e gentile.
Anche la governante ,diretta e concreta, fa la sua parte alla grandissima.
I dialoghi sono raffinatissimi e mai banali,e nulla è lasciato al caso,neanche il minimo spostamento di un oggetto o il ronzio di una mosca.
Se non l'avete mai visto avete commesso un'offesa al cinema.
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luigi chierico
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lunedì 24 novembre 2014
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vedere di nascosto
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1954:un anno di tanti film rimasti memorabili da “La finestra sul cortile” a ”Il delitto perfetto”,stesso regista Alfred Hitchcock,stessa attrice Grace Kelly,da “Senso” a “La strada” già recensiti,da “I sette samurai “ a “Sette spose per sette fratelli”, da “Ordet” a “L’ammutinamento del Caine”, ecc.la serie è lunga sino a “Fronte del porto”. Un anno che la fa da leone nella storia del cinema in America,come in Italia e all’estero,in Danimarca. Dal dramma alla commedia,dal musical al giallo,dal leggero al profondo. Tra tutti si ricorda sempre,insieme ad altri,questo capolavoro dell’epoca.
James Stewart,nella parte di L.B.Jefferies, e Grace Kelly,nella parte di Lisa Carol Freemont,non hanno bisogno di presentazione, attori arcinoti come il regista,bravi e simpatici sembrano giocare con Hitchcock per offrire al pubblico un altro film di alta classe.
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1954:un anno di tanti film rimasti memorabili da “La finestra sul cortile” a ”Il delitto perfetto”,stesso regista Alfred Hitchcock,stessa attrice Grace Kelly,da “Senso” a “La strada” già recensiti,da “I sette samurai “ a “Sette spose per sette fratelli”, da “Ordet” a “L’ammutinamento del Caine”, ecc.la serie è lunga sino a “Fronte del porto”. Un anno che la fa da leone nella storia del cinema in America,come in Italia e all’estero,in Danimarca. Dal dramma alla commedia,dal musical al giallo,dal leggero al profondo. Tra tutti si ricorda sempre,insieme ad altri,questo capolavoro dell’epoca.
James Stewart,nella parte di L.B.Jefferies, e Grace Kelly,nella parte di Lisa Carol Freemont,non hanno bisogno di presentazione, attori arcinoti come il regista,bravi e simpatici sembrano giocare con Hitchcock per offrire al pubblico un altro film di alta classe. I gialli del noto regista inglese non hanno bisogno di seminare morti,ne basta uno ma ucciso bene ed in gran segreto,il giallo sta nello scoprire chi è stato,come e perché lo ha fatto,scoprire che fine ha fatto fare alla vittima designata,spia, amante,uomo o donna,moglie o amante e così via. Non è facile star dietro alla fantasia del regista come dietro la macchina da presa che usa in maniera sempre mirabile con tecniche di riprese nuove. In questo delizioso giallo James Stewart non arriverà in cima ad un campanile per scoprire “La donna che visse due volte”,rimarrà sempre su un letto, immobilizzato, con un binocolo ed buona fantastica ed intraprendente amica,compagna e fidanzata: Grace Kelly. Altro importante protagonista è Raymond Burr, a tutti noto come l’avvocato Perry Mason, qui invece sospettato di omicidio, di uxoricidio, come qualcuno dei momenti attuali che stiamo vivendo in cronaca, addirittura avrebbe sezionato il cadavere della propria moglie, nascosta e ucciso il cane.
Il fotoreporter obbligato a letto passa il tempo ad osservare il mondo dalla sua finestra che si affaccia su un cortile come tante altre finestre dove è possibile entrare con gli occhi attenti,o anche per caso,in casa d’altri. Lui fa uso di un binocolo, di una provvidenziale macchina fotografica. Così guardando, curiosando e spiando assiste dalla sua finestra sul cortile alle vicende umane dei dirimpettai, ai momenti felici ed a quelli burrascosi, a chi danza mentre si veste o si sveste, a chi canticchia mentre si sbarba, ad Alfred Hitchcock che mette a punto un orologio a pendolo, a chi si bacia e fa effusioni, a chi porta nelle sporta le spesa del giorno. C’è chi spegne la luce a chi invece non la spegne e lascia le tende aperte mentre conduce la sua vita privata, chi arriva e chi parte con la valigia…. In questo mondo che pullula di tanti diversi ma comuni soggetti l’osservatore,che non è uno dei tanti guardoni dì oggi,come dice Stella (Thelma Ritter),la sua infermiera, assiste a qualcosa che lo turba, convince la fidanzata al punto dal fare intervenire il detective Thomas J. Doyle, Wendell Corey che ne indossa molto bene i panni, incredulo e scettico come si conviene in vicende del genere: Il cadavere non c’è ed una moglie si è “sempre allontanata”. Tornerà,perché cercarla? La curiosità professionale del fotoreporter metterà a rischio la vita della sua amata e fulgida compagna come anche la sua, qualcuno ci rimetterà le penne ma il fotoreporter risulterà alla fine di essere stato proprio in gamba!
Non lo vedo come un capolavoro ma come un ottimo film da consigliare per far assistere ad un bellissimo giallo.
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daniele fanin
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sabato 9 maggio 2020
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la finestra della percezione
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Perché’ mai un uomo eterosessuale ed ancor giovane passi il proprio tempo a guardare fuori dalla finestra quando nella sua camera si trova una donna come Grace Kelly potrebbe essere il vero mistero su cui interrogarsi dopo la visione de La Finestra Sul Cortile, capolavoro del 1954 di Alfred Hitchcock.
A prescindere da questa sapida ed impertinente domanda, di capolavoro davvero si tratta, uno dei film più amati dallo stesso regista inglese e più sofisticati, sia a livello narrativo che cinematografico. Ispirato dal racconto relativamente anonimo di Cornell Woolrich del 1942 It Had to Be Murder, La Finestra Sul Cortile racconta di come L.B. Jefferies, un fotoreporter di successo immobilizzato nel proprio appartamento newyorkese a causa di una seria frattura alla gamba sinistra ed interpretato con sufficiente convinzione e crescente coinvolgimento da James Stewart, rivolga il proprio interesse e le proprie lenti al vicinato, che osserva con un sempre maggiore interesse che diventa morbosità quanto inizia a sospettare un uxoricidio nel palazzo di fronte, coinvolgendo nel suo voyeurismo la bellissima fidanzata Lisa, una Grace Kelly il cui ingresso nel film rappresenta uno dei primi piani più esteticamente affascinanti della storia del cinema e pienamente giustifica l’appellativo di ghiaccio bollente apparentemente coniato per lei proprio da Alfred Hitchcock, la caustica infermiera Stella, una solida e vetriolica Thelma Ritter, nonché il riluttante investigatore Tom Doyle, a cui Wendell Corey presta una sufficientemente stolida maschera di banale buon senso.
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Perché’ mai un uomo eterosessuale ed ancor giovane passi il proprio tempo a guardare fuori dalla finestra quando nella sua camera si trova una donna come Grace Kelly potrebbe essere il vero mistero su cui interrogarsi dopo la visione de La Finestra Sul Cortile, capolavoro del 1954 di Alfred Hitchcock.
A prescindere da questa sapida ed impertinente domanda, di capolavoro davvero si tratta, uno dei film più amati dallo stesso regista inglese e più sofisticati, sia a livello narrativo che cinematografico. Ispirato dal racconto relativamente anonimo di Cornell Woolrich del 1942 It Had to Be Murder, La Finestra Sul Cortile racconta di come L.B. Jefferies, un fotoreporter di successo immobilizzato nel proprio appartamento newyorkese a causa di una seria frattura alla gamba sinistra ed interpretato con sufficiente convinzione e crescente coinvolgimento da James Stewart, rivolga il proprio interesse e le proprie lenti al vicinato, che osserva con un sempre maggiore interesse che diventa morbosità quanto inizia a sospettare un uxoricidio nel palazzo di fronte, coinvolgendo nel suo voyeurismo la bellissima fidanzata Lisa, una Grace Kelly il cui ingresso nel film rappresenta uno dei primi piani più esteticamente affascinanti della storia del cinema e pienamente giustifica l’appellativo di ghiaccio bollente apparentemente coniato per lei proprio da Alfred Hitchcock, la caustica infermiera Stella, una solida e vetriolica Thelma Ritter, nonché il riluttante investigatore Tom Doyle, a cui Wendell Corey presta una sufficientemente stolida maschera di banale buon senso.
Fin dai titoli di testa il film rivela una delle molteplici chiavi di lettura, con le tende dell’appartamento di James Stewart che vengono alzate come un sipario a rivelare quella che sarà la scena fissa dello spettacolo, appunto il cortile. Da quel momento, inizia uno statico viaggio che ribalta molti dei consolidati presupposti del cinema degli anni 50. Il protagonista non si muove, sono i comprimari che recitano davvero. Lo spettatore, con una breve ma importante eccezione quando James Stewart si addormenta, ha lo stesso piano visivo del protagonista, vede ed interpreta il film attraverso gli occhi e le espressioni di James Stewart. La colonna sonora nasce all’interno del film, principalmente generata da uno degli appartamenti che si affacciano sul cortile ed abitato da un musicista. Tutti questi particolari filmici e narrativi, uniti al sapiente e perfetto puzzle rappresentato dai vari appartamenti e vite dei vicini ed al consapevole studio sul voyeurismo e il ruolo del cinema e della macchina da presa, fanno de La Finestra Sul Cortile un film essenziale, in cui nessun fotogramma, nessuna parola è di troppo, ed un capolavoro senza tempo, che contestualmente celebra e sovverte l’ordine costituito del cinema hollywoodiano. Non è l’unico film di Hitchcock ad avere una costruzione scenica teatrale, ma in nessun altro il regista inglese ha estremizzato in maniera così geniale ed analitica il rapporto fra l’occhio e la mente, mescolando come un esoterico alchimista ossessioni e sorriso, suspense e sessualità, luci ed ombre, individualità e collettività, pubblico e privato, realtà e percezioni. Voyeuristi di tutto il mondo, unitevi!
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elgatoloco
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mercoledì 16 settembre 2020
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l''assoluto
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"Rear WIndow"(ALfred Hitchcock, dal capolavoro di Cornell Woolrich, sceneggiatura di John Michael Hayes, 1954), straordinari film di ouro e assoluto voyeurismo, dove "per caso"(?o invece necessariamente)si scopre un omicidio, anche se la scoperta ha risvolti del tutto imprevisti, inquietanti, pericolosi sopratutto per lo stesso voyeur che è tale in quanto fotoreporter bloccato da una gamba ingessata (prima ancora, però, per la sua coraggiosa girl-friend )e il tutto non è destinato ad esaurirsi in poco tempo... anzi si ripeterà. Grande film di playng the play, ma ontologicamente motivato(in seguito su questa linea solo "Blow-Up"di Michelangelo Antonioni da un racconto di Julio Cortazar e il più debole ma non banale"Blow Out"di Brian De Palma), "Rear Window"anche per gli effetti sonori(ben pià che "musicai"l sceglie solo alcuni songs"emblematici"(o volutamente no? Tali proprio per contrasto, si direbbe)rinunciando al sound-track di Bernard Herrmann, con un "contorno sonoro"di Franz Waxman e tre interpreti chiave come il grande James Stewart, qui al massimo, allo zenith delle sue interpretazioni con il suo apparente(?)"cinismo", Grace Kelly deliziosa e Thelma Ritter quale"scafata"infermiera, con Wendell Corey come detective.
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"Rear WIndow"(ALfred Hitchcock, dal capolavoro di Cornell Woolrich, sceneggiatura di John Michael Hayes, 1954), straordinari film di ouro e assoluto voyeurismo, dove "per caso"(?o invece necessariamente)si scopre un omicidio, anche se la scoperta ha risvolti del tutto imprevisti, inquietanti, pericolosi sopratutto per lo stesso voyeur che è tale in quanto fotoreporter bloccato da una gamba ingessata (prima ancora, però, per la sua coraggiosa girl-friend )e il tutto non è destinato ad esaurirsi in poco tempo... anzi si ripeterà. Grande film di playng the play, ma ontologicamente motivato(in seguito su questa linea solo "Blow-Up"di Michelangelo Antonioni da un racconto di Julio Cortazar e il più debole ma non banale"Blow Out"di Brian De Palma), "Rear Window"anche per gli effetti sonori(ben pià che "musicai"l sceglie solo alcuni songs"emblematici"(o volutamente no? Tali proprio per contrasto, si direbbe)rinunciando al sound-track di Bernard Herrmann, con un "contorno sonoro"di Franz Waxman e tre interpreti chiave come il grande James Stewart, qui al massimo, allo zenith delle sue interpretazioni con il suo apparente(?)"cinismo", Grace Kelly deliziosa e Thelma Ritter quale"scafata"infermiera, con Wendell Corey come detective.amico e Raymond Burr(il"Perry Mason"classicamente coronato come tale)come"vilain"e... molto altro ancora, se si sanno decriptare i sparietti, a volte ferocemente e sarcasticamente"crudeli"che sir Alfred infila nella vicenda, quanto, appunto, colìmlice il gran caldo, tutte le finestre sono aperte e dunque si puà vedere agevo,mente in ogni microcosmo volontariamente o meno"ostentato". Film di asosluta"crudeltà"(senz'altro Hitch non è rousseauiano, ossia non crede alla "naturale bontà umana"), "Rear Window"è un vertice, uno zenith, il che non implica, però che i film htchcokiani successivi siano "più deboli", meno convincenti, altrimenti che cosa dovrenmmo dire di"Psycho"(1960)e di "The Birds"(1963)ma in realtà di tutti i suoi film successivi? Come sempre, una staffilata, una sorpresa, dato che il grande regista inglese è assolutamente, incondizionatamente"the best", senza possibilitò di equivoco. Per "capire"e"comprendere"veramente il film non c'e da fare altro che rivederlo varie volte, cogliendone ogni volta nuovi particolari, da ricollocare poi nella valutazione complessiva del film. El Gato
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giulio andreetta
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domenica 25 ottobre 2020
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capolavoro assoluto di hitchcock
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Capolavoro assoluto di Alfred Hitchcock, allo stesso livello, a mio parere, di Intrigo Internazionale e Nodo alla gola. Quest'ultima pellicola possiede molte affinità con La finestra sul cortile, entrambe infatti sono girate esclusivamente in interni, in un appartamento. In questo caso un superlativo James Stewart interpreta un fotografo che a causa di un incidente è costretto a casa a causa di un'ingessatura. In questo modo l'unica distrazione possibile gli appare quella di guardare dalla finestra, ma in questo modo gli pare di notare alcune stranezze in un appartamento dirimpettaio.
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Capolavoro assoluto di Alfred Hitchcock, allo stesso livello, a mio parere, di Intrigo Internazionale e Nodo alla gola. Quest'ultima pellicola possiede molte affinità con La finestra sul cortile, entrambe infatti sono girate esclusivamente in interni, in un appartamento. In questo caso un superlativo James Stewart interpreta un fotografo che a causa di un incidente è costretto a casa a causa di un'ingessatura. In questo modo l'unica distrazione possibile gli appare quella di guardare dalla finestra, ma in questo modo gli pare di notare alcune stranezze in un appartamento dirimpettaio... Oltre alla miracolosa recitazione di Stewart appare assolutamente unica la prova di Grace Kelly, la celebre principessa di Monaco che con estrema raffinatezza interpreta la parte della fidanzata di Stewart. Un classico film del mistero, thriller psicologico, con poca azione e molta intelligenza. Anche la fotografia è molto caratteristica e originale, in pieno stile hitchcockiano, con colori sgargianti e una scenografia che rimane impressa nella mente dello spettatore in modo indelebile.
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elgatoloco
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domenica 2 maggio 2021
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ai primi posti dei migliori film di ogni tempo
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"Rear Window"(ALfredi Hitchcock, sceneggiatura scritta con John MIchael Hayes, da un racconto di Cornell Woolrich, 19i54), con la storia di un fotografo porfessionista e reporter internzionale bloccato a casa con la gamba ingessata che, nel clima molto caldo di un'estate, osserva voyeuristicamente tutto, tra cui anche un probabile caso di omicidio, con tanto di asportazione dei resti della donna uccisa e con conseguenze oltremodo comprrensibili,ma non per il suo amico funzionario di polizia. La sua fidanzata , dopo iniziale esitazione, crede all'ipotesi omicidiaria e si assume un compito molto pericoloso, fino alla soluzione che arriva neppure"imprevista", se voglaimo ma con modalità altrimenti non previste.
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"Rear Window"(ALfredi Hitchcock, sceneggiatura scritta con John MIchael Hayes, da un racconto di Cornell Woolrich, 19i54), con la storia di un fotografo porfessionista e reporter internzionale bloccato a casa con la gamba ingessata che, nel clima molto caldo di un'estate, osserva voyeuristicamente tutto, tra cui anche un probabile caso di omicidio, con tanto di asportazione dei resti della donna uccisa e con conseguenze oltremodo comprrensibili,ma non per il suo amico funzionario di polizia. La sua fidanzata , dopo iniziale esitazione, crede all'ipotesi omicidiaria e si assume un compito molto pericoloso, fino alla soluzione che arriva neppure"imprevista", se voglaimo ma con modalità altrimenti non previste... Questo capolavoro hitchockiano presenta almeno tre caratteritische: A) il fotografo"crea"la realtà, dunque la fotografia e quindi ancheil cinema sono vettori non solo di conoscenza, ma di"creazione"del reale, nel senso che una realtà che non è comunque mera"datità"ma quantomeno cambia con il punto di vista dell'osservatore(Heisenberg, Principi della termodinamica), viene"messa a fuoco"da tali sturmenti d'indagine che si differenziano molto chiaramente dalla visione"a occhio nudo". Sir Alfred dice questo prima di un decennio prima di Antonioni in"Blow-up"(fonti letterarie diverse, qui Woolrich, counque grande autore a suo modo, là Julio Cortazar); B)Il quartiere aggettante-concentrato di questo film fa pensatre a una scelta architteonico.urbaqanistica particolare di questa metà(quasi)degli anni 1950 negli States, dove decisamente si potrebbe parlare di una sorta non di realismo USA ma di iperrealismo; con tanto di finestre aperte, tapparelle abbassate solo "all'uopo", di persone comunicanti-non comunicanti se non in occasione degli avvenimenti più terribili ed"estremi"(la morte per uccisione del cane che rivela parte della verità...)in una realtà di quasi-"vasi comunicanti"; C)Il voyerusimo è di tutti i film hitchockiano, anzi meglio di tutto il cinema, ma qui viene evidenziato apicalmente, in maniera chiaramente esplicitata"all'ennesima potenza", qausi in forma non solo di autocitazione diretta, ma di "esegesi di prima istanza", che rimanda, però, a ciò di cui si fa l'esegesi, ossia al film stesso. UN'operazione di chiarificazione, chee però probabilnente non arriva a tutti/e, né vuole far arrivare tutti/e a tale livello, Se James Stewart, Grace Kelly, THlema RItter(l'inferimiera)sono grandi, anche Raymond Burr, che altrimenti ha visto i suoi"gorydays"quasi solo come Perry Mason in TV, qui viene ampiamente ed intelligentemente messo in scnea... El Gato
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