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Le onde della realtàdi Paolo 67Feedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo 67 |
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domenica 6 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il cinema underground esplora le possibilità del mezzo filmico dissimulate nella produzione convenzionale, mirando in generale a una metafisica espressione e comunicazione di una realtà sentita come interna all'individuo, che sfocerà nella cosiddetta "espansione della coscienza". L'immagine è aleatoria, ed è l'opera che la riduce a un senso, che non vi sarebbe al di fuori della stessa: questo anche usando sequenze girate da altri. Il capolavoro di questa concezione cinematografica è "Wavelenght" ("Lunghezza d'onda") di Michael Snow, sulla quale si sintonizzerà Kubrick con "2001" e con "Shining", quest'ultimo tutto incentrato sulla compresenza dei tempi e degli spazi raggelati in una fotografia, film che, come "La regione centrale" dello stesso Snow rivela che "il cinema è la fotografia della fotografia della realtà" (Kubrick). In "Wavelenght" Snow realizza il suo "overlook" cercando di ampliare la percezione e andare oltre i confini della tradizionale rappresentazione della realtà attraverso il processo filmico. L'occhio nuovo di Snow (in fondo l'underground deriva da Dziga Vertov e dal suo "cineocchio" anche se senza la portata ideologica del realismo socialista e da un certo momento in poi anche delle avanguardie storiche futuriste, dadaiste e surrealiste di cui in un primo momento era stato portatore) lo pone tra i registi all'avanguardia del cinema visionario. La fine sulle onde del mare svela l'ironia e il disincanto di questo musicista, pittore e scultore canadese che ha contribuito a portare avanti la ricerca sulla tecnica e sulla forma del cinema.
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