Sono affari di famiglia |
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Un film di Sidney Lumet.
Con Sean Connery, Dustin Hoffman, Matthew Broderick, Rosanna DeSoto, Victoria Jackson.
continua»
Titolo originale Family Business.
Commedia,
durata 115 min.
- USA 1989.
MYMONETRO
Sono affari di famiglia
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I rischi di un cast stellaredi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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domenica 23 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono affari di famiglia arriva nelle sale nel 1989, cioè ben quattro anni dopo l’acquisto dei diritti sul romanzo “Family Business” di Vincent Patrick da parte della Twentieth-Century Fox, il cui atto porta la data del 1985. Il ritardo, non così raro sulla scena hollywoodiana, nasconde però una serie di problemi. Il primo dei quali è che l’accordo di cessione dei diritti cinematografici tra la casa di produzione e l’autore prevede che quest’ultimo si occupi anche della sceneggiatura e possa manifestare opinioni in ogni fase della lavorazione del film. Ugualmente problematica appare la scelta della stessa Twentieth-Century Fox di puntare su un cast stellare con gli inevitabili rischi di frizioni e incomprensioni tra primedonne. Per gli attori la scelta cade su due nomi di sicuro effetto come quelli di Dustin Hoffman e Sean Connery oltre che sulla stella emergente di Matthew Broderick, entrato nelle grazie del grande pubblico qualche anno prima con Wargames - Giochi di guerra di John Badham. La regia viene affidata a una vecchia e talentuosa volpe del cinema come Sidney Lumet il quale sceglie di ambientare le vicende di questa commedia famigliare tinta di giallo nella città nella quale si trova più a suo agio, cioè New York. La scelta degli attori è quella che crea le maggiori perplessità. Non poche sono le critiche alla scelta di affidare a Sean Connery la parte del padre di Dustin Hoffman, visto che tra i due ci sono soltanto sette anni di differenza. Sean Connery è nato nel 1930 e Dustin Hoffman nel 1937. In aggiunta viene fatto notare che il ruolo paterno rischia di “ingessare” troppo il personaggio dell’attore scozzese che nello stesso anno ha già vestito i panni di Harrison Ford nel film Indiana Jones e l'ultima crociata. Lo stesso Dustin Hoffman viene messo in discussione dall’autore del libro oltre che sceneggiatore con qualche diritto a dire la sua su tutto. Nella fase precedente alla composizione del cast Vincent Patrick avrebbe, infatti, manifestato più di un dubbio sulla scelta di Hoffman lasciando intendere che nella costruzione del personaggio di Vito si sarebbe ispirato a Robert De Niro. Per qualche tempo lo scrittore fa le bizze e si lascia andare a dichiarazioni azzardate, colte al volo e rilanciate dai magazine specializzati in gossip. Tra le tante ce n’è una particolarmente sgradevole sulla statura dell’attore: «Dustin Hoffman? Bravo, bravissimo ma è troppo piccolo. Francamente è difficile immaginarlo nei panni del figlio di un attore dalla corporatura da gigante come Sean Connery». L’esperienza di Sidney Lumet si dimostra preziosa nella gestione del gruppo. Il risultato è un film estremamente gradevole, accolto con qualche scetticismo ma rivalutato nel tempo.
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