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Potrebbe sembrare strano ai puristi dei flm di genere, specie per chi ama incondizionatamente Fuller come me, ma questo film non lascia indifferente ne dopo la prima visione ne dopo le successive.
E' evidente gia dall'inizio che siamo in pieno terreno fullerano, anche se si tratta di una storia romantica, e questo sia per il taglio delle inquadrature, che dei dialoghi e dei volti (primi piani come nello stile fuller, sudaticci, reali) bianco e nero secco, scenografie spoglie, ma meravigliosamente ricche di fascino, merito anche della fotografia di Sam Leavitt, lo stesso che curò il famoso 'anatomia di un omicidio' tanto per intenterci.
Questo è uno dei piu bei film di Fuller, cosi come 'la tortura della freccia', 'il corridoio della paura', 'la vendetta del gangster', 'bacio perverso','corea in fiamme', 'casa di bambù', ma qui il genere noir è solo un pretesto per far sviluppare la storia d'amore tra due poliziotti di Los Angeles, di cui uno è un "nisei" cioe un giapponese americano di seconda generazione nato negli USA, quindi molto ben integrato e radicato nella cultura americana, e una bella pittrice coinvolta nell'omicidio come testimone, la quale alla fine sceglierà il giapponese a causa della sua sensibilità e amore per l'arte, ma noi durante il film parteggiamo, almeno all'inizio, per il rude e bel ragazzo biondo, perche era stato il primo a conoscere la bella testimone e si era accennato fra loro due a un possibile matrimonio alla chiusura del caso.
Fuller come al solito rompe le certezze dello spettatore e del modo di narrare una storia, non da mai nulla per scontato, costringe lo spettatore a pensare una storia d'amore su piu livelli, per esempio fa sorgere la domanda se il biondo americano alla fine odiasse il giapponese perche carico di gelosia in quanto gli ha soffiato la ragazza o perche è semplicemente è un razzista rimasto fino a quel punto latente; nello stesso tempo il giapponese è convintissimo che l'americano lo odi per il colore della sua pelle, e addiritura in una scena ha alcune crisi d'indentita per quanto riguarda la sua integrazione, e per questo vuole dimettersi dal corpo di polizia LAPD.
Se bisogna trovare qualche difetto lo vediamo in qualche snodo narrativo, diciamo che alcune scene sono costruite in modo che la ragazza si trovi prima con l'americano poi col nisei, il che rompe di poco il fluire naturale degli eventi, apparendo un po forzata la costruzione drammatica della storia. Di buono aggiungiamo, come in ogni opera di Fuller, che i suoi temi lavorano a più livelli, inq uesto caso che il tema della relazione interraziale si innesta in altre sottotrame, ad esempio la bionda americana uccisa all'inizio doveva inscenare in un suo numero il personaggio di una geisha, di cui erano innamorati (sempre nella finzione) due samurai giapponesi, i tre attori quindi sono speculari ai tre protagonisti.
Fuller è stato l'unico regista a far vedere veramente gli usi e costumi dei giapponesi e a descriverli in modo realistico, vedi 'la casa di bambù', e in questo film il protagonista che bacia la ragazza alla chiusura del film, per 10 secondi (credo sia il primo bacio vero interraziale, escludendo frank silvera in killers kiss...che non fu perdonato dagli americani di allora, per questo il film fu un flop al botteghino) è un vero giapponese interpretato da james sigheta e non un yelloface (termine coniato per quegli attori americani che si travestono da nipponici, cosi come blackface per quelli che si travestono da neri) come 'fu manchu', 'la locanda della sesta felicita' nel quale metà degli atori interpretano personaggi cinesi, i vari 'mr. moto', o 'island of lost men' nel quale antony quinn interpretava una spia cinese, o 'colazione da tiffany', '55 giorni a pechino', 'il candidato di manchuria' e via discorrendo; se il film si vede e si sente in lingua originale si apprezza in modo pieno il lavoro che ha fatto fuller con quest'opera, i giapponesi parlano con accento e slang tipicamente americani, inoltre facendo in modo che la ragazza uccisa doveva esibirsi in tutto e per tutto come una giapponese, fa capire come fuller lasciasse il yellowface alla finzione teatrale da operetta, mentre alla conclusione del film fa dare il primo bacio appassionato interraziale a un vero giapponese, il james sigheta in questione, che quell'anno divenne famoso dai suoi connazionali e fu chiamato in seguito il "frank sinatra del giappone".
(Da segnalare la presenza di anne lee nella parte di una bella pittrice alcolizzata, ex moglie del regista stevenson, e protagonista di molti film che amato come 'the man who changed his mind' e 'bedlam' tutti e due del genere "mad scientist" recitati assieme a boris karloff, e la presenza dell'attore feticcio di fuller cioè paul dubov apparso come personaggio gangster in molti suoi film e in quelli di altri registi come quello che ho rivisto recentemente 'ma barkers killer brood', bravissimo caratterista che si potrebbe anche confrontare con il grande lee marvin)
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