I sette samurai

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Un film di Akira Kurosawa. Con Toshirô Mifune, Takashi Shimura, Yoshio Inaba, Seiji Miyaguchi, Minoru Chiaki.
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Titolo originale Shichi-nin no Samurai. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 95 min. - Giappone 1954. MYMONETRO I sette samurai * * * * 1/2 valutazione media: 4,63 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Lame che non tagliano neppure il vento Valutazione 2 stelle su cinque

di claudus


Feedback: 2754 | altri commenti e recensioni di claudus
lunedì 27 settembre 2010

Assieme a "sussurri e grida " di Bergman è stata la più grande delusione cinematografica della mia vita. Film di una povertà disarmante e di rara debolezza. In questa pellicola tutti sono deboli, poveri, umili, servili, vigliacchi . Si dirà...E' la condizione umana nel suo complesso ad essere debole e qui viene mostrato con un realismo devastante. Questo realismo, tuttavia, non interessa minimamente chi al cinema vuole sognare , come il sottoscritto. E qui non può che trovare delusione continua. Plebaglia sporca, primitiva, rozzi contadini senza un minimo di quel pudore e quella perfezione tipici del più profondo Giappone. Il problema infatti è Kurosawa...E' il regista nipponico, più completo, più equilibrato e più saggio. Ma questa saggezza a me non piace. E' vero, non posso negare che questo film abbia aperto la via a tutti i generi di gruppi di eroi che combattono per una causa, giusta o meno che sia. Ma questo non significa che debba essere necessariamente il migliore in quanto primo. Infatti non lo è. E' abitudine comune dei critici osannare i primi film , solo perchè quegli stessi critici hanno costruito le fondamente del proprio sapere su certi modelli, quindi certi film o libri che studiavano positivamente questo o quel regista. E' sempre una lotta di idee e se in passato prevaleva una certa idea circa un film allora i critici, in generale esseri di poca personalità si facevano suggestionare dal potere ideale di qualcuno che la pensava in un certo modo. La cosa migliore di questi "sette samurai" è il loro non esserlo, o esseree costretti a d esserlo, loro malgrado. E' un film di struggente decadenza e questo sarebbe la sua bellezza, non fosse che la descrive male...Non so che altro termine usare... Purtroppo dobbiamo ammettere che questi samurai corrotti dal tempo e dalle sconfitte sono di una pena terribile. Tutto , nel film decade e cade, si ribella, ma non sa per che cosa...O se lo sa , lo sa con una tale consapevolezza da restare imbrigliato nella propria miserabile condizione. I contadini , qui rappresentano il genere umnano delle più bassa specie. Pietosi, sporchi,brutti,poveri,deboli,vigliacchi,vendicativi quando il nemico è a terra. Ma perchè tutto deve essere così miserabile? ben altra finezza possiedono altri Kurosawa, come " sogni " o " Ran ". Perfino Mifune, nel suo straordinario talento, con quel suo volto alla Mishima è stato costretto a ridere in maniera deficiente e , peraltro è l'unico che fa un discorso abbastanza intelligente condannando e i samurai e i contadini, morendo però da samurai. Perfino la pioggia non ha abbastanza poesia in questa pellicola, perfino la pioggia sembra non avere abbastanza forza, e neppure leggerezza lieve . E' un film corrotto dal degrado intellettuale, forse dal diprezzo per il mondo intero. Già il fatto che un manipolo di miserabili contadini si rivolgano a una guida samurai sempre perdente non lascia spazio neppure alla cabala,,,Che questa volta possa vincere. E invece vinceranno i contadini, per sua stessa ammissione...Sì perchè si affidano alla Terra. Purtroppo quell'eroe, il quale peraltro combatte molto poco ( e già questo la dice lunga sul suo coraggio ) affrontava la vita sperando nella sconfitta, come chi troppo coscienziosamente sa che la sconfitta concede un nuovo inizio

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mencio lunedì 12 settembre 2016
le radici nel fango
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Fatti coraggio Claude, i sogni muoiono all'alba e persino Romy Schneider quando volle realizzare qualcosa di valido dovette abbandonare il ruolo di Sissi. Peraltro Visconti, che di realismo se ne intendeva, quando volle portare sullo schermo la figura di Elisabetta d'Austria nel film Ludwig, chiamò Romy e non la Magnani. Segno che, per aver spessore artistico, il sogno deve sapersi confrontare con la realtà. Non per caso il simbolo del buddhismo è il fiore di loto, che si innalza sull'acqua, ma ha le sue radici nel fango.

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