Chi ha visto “Ricordi della casa gialla” si rammenterà di João de Deus, che uscito dal carcere con la missione di andare in giro a creare scompiglio, nell’assolvere il compito se la cava egregiamente. Trovato, sfamato e ripulito dall’ex prostituta Judite, padrona di una gelateria, ora João veste decorosamente, abita in un nuovo condominio, ha imparato a fare i gelati, istruisce fanciulle che vogliono avvicinarsi a quel mestiere, fa loro rispettare in maniera pedante e ossessiva le regole dell’igiene e della pulizia. Flemmatico e impassibile come un gentleman inglese, inguaribile libertino, circuisce ragazze minorenni e si diverte con loro con particolari pratiche sessuali. Per ricordo, conserva qualche pelo pubico delle sue vittime in un album detto “dei pensieri” che custodisce e aggiorna con lo scrupolo di un filatelico. Fumatore accanito, il nostro demonio prepara sofisticate specialità con strani ingredienti, con cui fa fare una brutta figura a Judite nel corso di un ricevimento. Picchiato a sangue dal padre di una adolescente, licenziato per attentato alla salute pubblica, derubato di ogni suo avere da qualcuno che gli ha anche bruciato l’album reliquiario, la casa ridotta a una piccionaia, ora João potrebbe anche buttarsi dalla finestra… Secondo capitolo di una trilogia dedicata al bizzarro personaggio dall’aspetto di un donchisciottesco pipistrello parente di Keaton e di Tati, “La commedia di Dio” è un film raffinato, surreale e beffardo. Che ha il difetto di essere un po’ prolisso e un tantino intellettualistico, che presenta qualche situazione sopra le righe e alcune sequenze francamente fastidiose, ma tuttavia girato molto bene, con un omaggio implicito a Truffaut e uno esplicito al “Nosferatu” di Murnau e con alcune scene e battute di dialogo azzeccate. Ancora una volta sono confermate la bravura e la genialità che Monteiro possedeva anche come attore, qui coadiuvato da personaggi tra cui spiccano belle ragazze, macellai vendicativi, megere, e da un commento musicale quasi tutto classico ove predominano Monteverdi, Wagner, Haydn. Questi “gelati demoniaci” valgono quindi la pena di essere assaggiati, anche se vanno sconsigliati alle educande e ai frequentatori delle sale parrocchiali, cui sicuramente andrebbero di traverso. Una curiosità: che Monteiro fosse un tipo eccentrico anche fuori dal set lo dimostra il fatto che “l’album dei pensieri” esisteva per davvero ed era suo personale.
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