La tematica del film - tematica che travalica i confini della Russia e il tempo nostro - tocca vari livelli del problema della coscienza riguardo la giustizia.
Un primo livello riguarda la ricerca della verità: ricerca difficilissima perché deve superare i pregiudizi ideologici e i condizionamenti ambientali (opporsi al criterio d'autorità d'ambiente; come dire opporsi al fatto che "tutti dicono così")e poi seguire indizi e piste nascoste o occultate.
Il secondo livello consiste nel confronto tra la verità scoperta e la legge.
Il terzo livello mette in discussione il valore di una giustizia legale (cioè solo a piombo con la legge)con valori di umanità che travalicano l'ambito giuridico.Il film dice che non basta pronunciare sentenze giuste. C'è una responsabilità etica che richiede altri parametri. E' una responsabilità che ''costa'' a livello personale. E' proprio a questo punto che si verifica la distinzione tra un uomo ''solo'' giusto e un uomo ''veramente'' giusto.
La didascalia finale (secondo la sottotitolazione presente alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, di difficile lettura perché scritta con caratteri bianchi su di un'immagine molto chiara) recita probabilmente così: "La pietà è sopra la legge, ma come fare?".
Il senso comunque è chiaro: è difficle applicare la legge e difficilissimo andare oltre la legge, aggiungendo il valore della pietà.
E' difficilissmo, ma è profondamente "umano".
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albertruffaut
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mercoledì 2 luglio 2008
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un film che fa pensare
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Ho visto ieri 12. All'inizio, ricordando molto bene Twelve angry men di Lumet, ero molto infastidito. Poi ho cominciato a comprendere che il regista ha fatto un'operazione intelligente e molto significativa in quest'epoca delle passioni tristi e della scomparsa progressiva dei sentimenti.Direi che il film si innesta sulla poetica di Kieslovski; sono presenti i motivi della responsabilità individuale, della necessità della cura, concreta, fattiva, indirizzata verso una persona... o un animale... a un qualcosa che sia altyro da sé. E che non basta votare e ragionare in termini astratti.Da questo punto di vista il film è convincente, anche se poteva essere più breve dei lunghi 163 minuti corrispondenti alla sua lunghezza.
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Ho visto ieri 12. All'inizio, ricordando molto bene Twelve angry men di Lumet, ero molto infastidito. Poi ho cominciato a comprendere che il regista ha fatto un'operazione intelligente e molto significativa in quest'epoca delle passioni tristi e della scomparsa progressiva dei sentimenti.Direi che il film si innesta sulla poetica di Kieslovski; sono presenti i motivi della responsabilità individuale, della necessità della cura, concreta, fattiva, indirizzata verso una persona... o un animale... a un qualcosa che sia altyro da sé. E che non basta votare e ragionare in termini astratti.Da questo punto di vista il film è convincente, anche se poteva essere più breve dei lunghi 163 minuti corrispondenti alla sua lunghezza.Son contento di averlo visto e probabilmente lo rivedrò quando uscira in dvd.Vale la pena di andare a visionarlo: fa pensare... e speriamo che dietro al pensiero ci venga anche la voglia di agire, in quest'epoca così tiepida, debole in termini di speranza. Alberto
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gabriella
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domenica 31 agosto 2008
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un film per evolvere il nostro pensiero...
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Ho letto il tuo pensiero sul film e andrò sicuramente a vederlo anche perchè condivido pienamente, Albero, il tuo "speriamo che dietro al pensiero ci venga anche la voglia di agire, in quest'epoca così tiepida, debole in termini di speranza". Grazie per le tue parole che vorrei leggessero più persone possibili. Gabriella
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refixul
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venerdì 18 giugno 2010
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la frase alla fine del film
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"La legge è al di sopra di tutto, l'umanità è al di sopra della legge"
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