brunop02
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mercoledì 16 settembre 2020
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con pazienza si giunge ad un finale salva film
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Ritornare sui propri passi, come da titolo, spiega la ragione di un epilogo, dove la sterzata, dopo un'incompresibile buona dose del film, si rivela decisiva portando il mio giudizio verso una comoda sufficenza e dopo essere stato tentato di interromperne la visione ad un'ora circa. La sensazione che si percepisce infatti, senza logicamente conoscersi l'evolvere della storia, è quella di seguire le paranoie e nevrosi del protagonista Brody (maiuscolo nella sua interpretazione) in un susseguirsi di scene peculiari al genere horror al punto da farmi insorgere una certa delusione per l'assenza di azione o suspance. Ma la sterzata di cui parlavo avviene, a buona ora si direbbe, nella mezz'ora finale quando si riesce ad acciuffare la storia per i capelli e a portarla in alto.
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Ritornare sui propri passi, come da titolo, spiega la ragione di un epilogo, dove la sterzata, dopo un'incompresibile buona dose del film, si rivela decisiva portando il mio giudizio verso una comoda sufficenza e dopo essere stato tentato di interromperne la visione ad un'ora circa. La sensazione che si percepisce infatti, senza logicamente conoscersi l'evolvere della storia, è quella di seguire le paranoie e nevrosi del protagonista Brody (maiuscolo nella sua interpretazione) in un susseguirsi di scene peculiari al genere horror al punto da farmi insorgere una certa delusione per l'assenza di azione o suspance. Ma la sterzata di cui parlavo avviene, a buona ora si direbbe, nella mezz'ora finale quando si riesce ad acciuffare la storia per i capelli e a portarla in alto. Paragonarla anche se lontanamente al capolavoro di Shyamalan...non mi sembra idoneo poichè non ne decifro neppure la similitudine più remota. Adrien Brody, tra allucinazioni e sensi di colpa, sostiene da solo il peso del film pur essenso coadiuvato da un cast modesto quanto inespressivo. Esauriente il complemento di musica e sonoro.
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elgatoloco
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mercoledì 8 febbraio 2017
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sembra "the sixth sense", ma non lo è
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"Backtrack"(un titolo, un senso preciso)sembra, se si guarda la prima parte, quasi una riedizione, con certe differenze, di "The sixth sense", ma non bisogna farsi trarre in inganno, in quanto è altro, totalmente altro, anzi o meglio è un thriller "fantasmatico", meglio un film in cui i fantasmi che il protagonista vede fin dall'inizio possono essere suoi "fantasmi"in senso psicoanalitico-lacaniano(non a caso è uno"strizzacervelli"in crisi per la morte della bambina). Nessuno psicologismo faticoso per gli spettatori, nessuna riflessione all'ennesima potenza sulla psiche, ma un thriller serio, dalla tecnica efficace ma mai troppo"velocizzante", mai iperdinamico per amore della velocità fine a se stessa, ma al contrario una"riflessione autoanalitica"virata in thriller, con un protagonista (Adrien Brody)che ha il physique du role, ma anche la capacità di esprimerlo pienamente, UN film anche "atroce" in quanto quasi"scarnifica"le dimensioni oscure, gli "shadow's lands" della psiche, ma anche il film del ritrovamento(di più non si può dire, trattandosi comunque di un thriller)di una persona"rotta"dal dolore e dalle traversie di una vita che non fà sconti né regali.
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"Backtrack"(un titolo, un senso preciso)sembra, se si guarda la prima parte, quasi una riedizione, con certe differenze, di "The sixth sense", ma non bisogna farsi trarre in inganno, in quanto è altro, totalmente altro, anzi o meglio è un thriller "fantasmatico", meglio un film in cui i fantasmi che il protagonista vede fin dall'inizio possono essere suoi "fantasmi"in senso psicoanalitico-lacaniano(non a caso è uno"strizzacervelli"in crisi per la morte della bambina). Nessuno psicologismo faticoso per gli spettatori, nessuna riflessione all'ennesima potenza sulla psiche, ma un thriller serio, dalla tecnica efficace ma mai troppo"velocizzante", mai iperdinamico per amore della velocità fine a se stessa, ma al contrario una"riflessione autoanalitica"virata in thriller, con un protagonista (Adrien Brody)che ha il physique du role, ma anche la capacità di esprimerlo pienamente, UN film anche "atroce" in quanto quasi"scarnifica"le dimensioni oscure, gli "shadow's lands" della psiche, ma anche il film del ritrovamento(di più non si può dire, trattandosi comunque di un thriller)di una persona"rotta"dal dolore e dalle traversie di una vita che non fà sconti né regali...Michael Petroni non è un regista che chi scrive conosca(non ne ricordo, quantomeno, altri titoli), dunque mi è impossibile stabilire raffronti con altri suoi film, ma dirò ancora che il paesaggio australiano(grandi spazi aperti, poche persone, almeno in senso relativo, al di là dell'incremento demografico nel "Nuovissimo Continente", che ora mi sfugge, ma non mi sembra molto basso)sia adattissimo al film, gli renda in qualche modo una dimensione"totale"adattissima. Film straordinariamente adatto anche per tempi trascorsi, diremmo, ma anche di notevole attualità, proprio perché collocabile agevolmente in una dimensione extra-temporale, anche ma non solo per l'ambientazione australiana, appunto. Tutti/e gli(le) interpreti sono, come si suol dire, "in parte", mostrando un cinema ancora efficace, conoscio delle sue potenzialità non solo autoreferenziali, al di là di riflessioni, comunque sempre utili, sullo"specifico filmico". El Gato
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r.a.f.
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giovedì 12 settembre 2019
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fantasmi dal passato
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Thriller psicologico con contaminazioni sovrannaturali che parte in sordina ma che riserva più di una sorpresa sul finale. Il protagonista è uno psicoanalista che ha perso da poco la figlia adolescente, e al dolore della perdita si aggiunge il senso di colpa, perché la disgrazia è stata in parte causata da una sua distrazione. Ripreso il lavoro, dopo il periodo di lutto, incontra diversi pazienti nuovi, mandati da un collega più anziano, che è stato in passato il suo maestro. Qualcosa però non lo convince, e parlare con il vecchio collega non lo aiuta a fare chiarezza. Scoprirà che i nuovi pazienti sono in realtà fantasmi venuti dal suo passato per aiutarlo a ricordare, e per avere giustizia.
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Thriller psicologico con contaminazioni sovrannaturali che parte in sordina ma che riserva più di una sorpresa sul finale. Il protagonista è uno psicoanalista che ha perso da poco la figlia adolescente, e al dolore della perdita si aggiunge il senso di colpa, perché la disgrazia è stata in parte causata da una sua distrazione. Ripreso il lavoro, dopo il periodo di lutto, incontra diversi pazienti nuovi, mandati da un collega più anziano, che è stato in passato il suo maestro. Qualcosa però non lo convince, e parlare con il vecchio collega non lo aiuta a fare chiarezza. Scoprirà che i nuovi pazienti sono in realtà fantasmi venuti dal suo passato per aiutarlo a ricordare, e per avere giustizia. Questo è solo il primo di una serie di colpi di scena, e il fatto che si riveli nella prima metà del film lascia capire che ci sarà ben altro da scoprire, per l’ignaro protagonista e anche per lo spettatore. Un horror sofisticato e teso, senza mai essere splatter né giocare su facili effetti visivi, ma anzi molto originale nella scelta degli effetti speciali. Ricco di colpi di scena che cambiano continuamente la prospettiva della storia, anche quando sembra di aver ormai compreso e scoperto tutto, un’ultima spiazzante sorpresa ci porta all’inatteso e imprevedibile finale. Adrien Brody si cala nella parte con la consueta recitazione malinconica e sommessa, mentre Neill può aggiungere anche questo alla lunga lista di personaggi inquietanti e misteriosi della sua carriera. Forse con altri interpreti, non più bravi ma solo un po’ più carismatici, il film avrebbe avuto un maggiore successo di pubblico e non sarebbe passato quasi sotto silenzio, al punto che in Italia non è uscita nemmeno la versione in DVD. Ed è un peccato. Se riuscite a cogliere il passaggio in tv, non fatevelo sfuggire perché ne vale davvero la pena.
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