blackredblues
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giovedì 15 dicembre 2011
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l'educazione di un pesciolino rosso
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Remissivo e introverso venditore di pesci tropicali, conosce, a causa di un furto perpretato dalla figlia, venditore di pesci ricco, esuberante e col bernoccolo degli affari (almeno in apparenza). La situazione familiare per il piccolo venditore è piuttosto disastrata: la figlia ruba e odia la routine familiare soprattutto a causa della new entry rappresentata dalla donna che ha sostituito la madre sposando in seconde nozze il padre, la nuova consorte del padre, dal canto suo, è insoddisfatta e amareggiata per la scelta di aver azzardato un matrimonio con annessi mille problemi. Il ricco e arrogante venditore, con la scusa dell'assunzione della figlia presso il suo negozio, e la volontà di intraprendere remunerativi affari col protagonista, lo trascinerà, tramite il ricatto, in una spirale di violenza, omicidii e raggri.
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Remissivo e introverso venditore di pesci tropicali, conosce, a causa di un furto perpretato dalla figlia, venditore di pesci ricco, esuberante e col bernoccolo degli affari (almeno in apparenza). La situazione familiare per il piccolo venditore è piuttosto disastrata: la figlia ruba e odia la routine familiare soprattutto a causa della new entry rappresentata dalla donna che ha sostituito la madre sposando in seconde nozze il padre, la nuova consorte del padre, dal canto suo, è insoddisfatta e amareggiata per la scelta di aver azzardato un matrimonio con annessi mille problemi. Il ricco e arrogante venditore, con la scusa dell'assunzione della figlia presso il suo negozio, e la volontà di intraprendere remunerativi affari col protagonista, lo trascinerà, tramite il ricatto, in una spirale di violenza, omicidii e raggri. Al piccolo venditore non rimarrà che apprendere la lezione portandola alle estreme conseguenze.
Il film, visivamente parlando, non risparmia nulla allo spettatore soverchiandolo con scene di violenza, massacro e sesso abusante. A livello contenutistico viene messa (anche fuor di metafora) molta carne al fuoco. Il gioco è quello della dissoluzione di ogni senso etico ed infatti a questo tritacarne non sfugge nessuno: donne manipolatrici e prive di scrupoli, ammansite e ammaliate unicamente da potere e violenza, la nuova generazione (rappresentata dalla figlia) desiderosa di liberarsi il più presto possibile dell'insensata zavorra genitoriale per poter perseguire, senza remora, l'esclusivo principio del piacere. Le figure adulte maschili, per completare il quadretto, sembrano obbedire invariabilmente alla legge del più forte, restituendo anche nei modi e nella recitazione, una cruda ferinità.
La quota d'odio che viene sprigionata è molta e la storia "rimane", non soltanto a causa del raccapricciante impatto visivo.
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lunedì 18 ottobre 2010
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lo strano hobby del signor murata
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Ancora un regista giapponese eccessivo e delirante, dopo i molti maestri
(più o meno controversi) che il cinema del Sol Levante ci ha fatto
incontrare in questi ultimi anni (un pensiero a certi film di Shinya
Tsukamoto o di Takashi Miike è inevitabile). Il signor Shamoto, un mite
proprietario di un negozio di pesci tropicali, con moglie dimessa e figlia
ribelle, fa la conoscenza dell’esuberante signor Murata, quando la figlia
del primo viene pizzicata in un supermercato a rubare la merce. Murata
convince il direttore del supermercato a lasciar andare la ragazza, poi stringe
amicizia con l’imbarazzata famiglia Shamoto. Anche Murata è nel settore
dei pesci tropicali, ma il suo negozio è enorme, ha una bella moglie che
lo aiuta e diverse dipendenti (tutte giovani e carine) che seguono la
clientela.
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Ancora un regista giapponese eccessivo e delirante, dopo i molti maestri
(più o meno controversi) che il cinema del Sol Levante ci ha fatto
incontrare in questi ultimi anni (un pensiero a certi film di Shinya
Tsukamoto o di Takashi Miike è inevitabile). Il signor Shamoto, un mite
proprietario di un negozio di pesci tropicali, con moglie dimessa e figlia
ribelle, fa la conoscenza dell’esuberante signor Murata, quando la figlia
del primo viene pizzicata in un supermercato a rubare la merce. Murata
convince il direttore del supermercato a lasciar andare la ragazza, poi stringe
amicizia con l’imbarazzata famiglia Shamoto. Anche Murata è nel settore
dei pesci tropicali, ma il suo negozio è enorme, ha una bella moglie che
lo aiuta e diverse dipendenti (tutte giovani e carine) che seguono la
clientela. Murata assume anche la figlia di Shamoto, per aiutare il
pover’uomo a responsabilizzare la figlia. Insomma, un buon uomo, Murata,
scherzoso, affabile, sempre allegro. E in affari. Ma più che affari, sono
frodi ai danni di danarosi clienti cui cerca di rifilare pesci tropicali
a prezzi incredibili. Shamoto assiste, prima impassibile poi sempre più
pietrificato, ai sistemi del signor Murata. Che imbroglia i suoi clienti più
ricchi, poi quando questi si accorgono di essere stati imbrogliati, li uccide e se li porta in una casetta nel bosco, stipata di candele e statuine religiose, e qui si dedica al suo hobby preferito: fa a pezzi i cadaveri, aiutato dalla fedele moglie, prepara tanti pezzettini di carne per i pesci del fiume, poi brucia le ossa e qualche frattaglia rimasta in un bel bidone davanti alla casa, non prima di averle innaffiate con una spruzzata di olio di soia. E, un po’ terrorizzandolo, un po’ educandolo, quasi come un buon padre burbero ma affettuoso, insegna a Shamoto la tecnica per rendere, come dice lui, gli esseri umani invisibili. Tocco finale: spargere le ultime ceneri dei malcapitati nelle acque di un torrente che scorre placido in mezzo al bosco.
Il povero Shamoto subisce gli insegnamenti di Murata fino al momento in cui, non potendone più, la sua mitezza si trasformerà in una violenza esasperata e paranoica.
Il film è un percorso di follia in continuo crescendo, che può sicuramente
disgustare chi non ama lo splatter. Ma lo stile iperrealistico, fino
all’esagerazione surreale, e le anormali reazioni dei personaggi di fronte
al sangue e alla morte, contribuiscono a scrivere quel capitolo tutto
giapponese sulla demenza burattinesca di esseri umani che, compressi in un
sistema rituale di eccessiva cortesia, esplodono poi in una deflagrazione
nucleare tetra e ridicola al tempo stesso. Lacerante.
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