mario_platonov
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sabato 18 settembre 2010
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dai sensi al paradiso.
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Joao de Deus è un genio del gelato, ossessionato dall’igiene e amante delle belle fanciulle (e dei loro peli). Ne seguiamo il percorso libertino per quasi tre ore.
Superati i primi trenta minuti, che potrebbero disorientare lo spettatore più abituato alla narrazione di stampo classico, il film conquista lentamente con la sua apologia del piacere, la sensualità spinta ma ordinata, la rara capacità di coinvolgere tutti i sensi nella visione.
Dal gelato ai corpi di donna, la regia austera di Monteiro ci regala uno dei film più taglienti e sregolati sulla necessità del piacere.
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howlingfantod
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venerdì 26 maggio 2017
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il gelato di dio
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Film dal fascino misterioso ed a tratti indecifrabile, cosa che è direttamente proporzionale al senso di mistero stesso che sprigiona tanto da dargli delle coloriture grottesche che non ne inficiano la qualità ed anzi proprio con questo scarto ne accrescono il valore. Mistero che riguarda il disegno di fondo del film stesso, quello il regista insomma ci volesse dire. Una trama praticamente inesistente e che regge comunque un impianto di base che è una riflessione sui grandi temi della vita: Il destino, la morte la bellezza, il peccato, la colpa e la redenzione. Certo l’autore portoghese, lo fa a suo modo e riesce anche a divertire al suo interno con un linguaggio ironico, irriverente e dissacrante giocato molto sull’ambiguità sessuale.
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Film dal fascino misterioso ed a tratti indecifrabile, cosa che è direttamente proporzionale al senso di mistero stesso che sprigiona tanto da dargli delle coloriture grottesche che non ne inficiano la qualità ed anzi proprio con questo scarto ne accrescono il valore. Mistero che riguarda il disegno di fondo del film stesso, quello il regista insomma ci volesse dire. Una trama praticamente inesistente e che regge comunque un impianto di base che è una riflessione sui grandi temi della vita: Il destino, la morte la bellezza, il peccato, la colpa e la redenzione. Certo l’autore portoghese, lo fa a suo modo e riesce anche a divertire al suo interno con un linguaggio ironico, irriverente e dissacrante giocato molto sull’ambiguità sessuale.
L’espediente del gelato, Joao è il factotum e deus ex machina di una gelateria artigianale di Lisbona, serve per parlare dei grandi temi fino a creare questo scarto affascinante e determinare una vera e propria metafisica del gelato, con Joao, creatore e sperimentatore di gusti e profumi ed intento a trovare il gusto dei gusti, il profumo dei profumi. Storicamente Giovanni di Dio (dal quale la derivazione del titolo) è stato un santo nato nel basso Portogallo e che ha svolto la sua missione evangelica nella vicina Andalusia in aiuto dei poveri e diseredati. Nella finzione filmica il gelataio Joao si configura come il deus ex machina, una sorta di dio estetizzante che nella metaforica idea del gelato e nel suo cercare “il gusto dei gusti” assume proprio le sembianze di un creatore, forse una metafora stessa del procedimento creativo e artistico. Certo un creatore sui generis, con la sua saggezza disincantata, i suoi ammiccamenti sessuali, il suo cinismo e feticismo. Gi effetti sono surreali ed a tratti esilaranti come nella scena della presentazione e celebrazione su tanto di altare del gelato. Effetti distorti per un film di contenuti intriso di simbolismo, film dai ritmi molto cadenzati, che lasciano allo spettatore spazio per la riflessione e l’approfondimento, oltre i sorrisi mai urlati ed il grottesco di fondo che ne è la colonna sonora.
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alberto cinelli
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domenica 17 aprile 2005
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i gelati demoniaci
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Chi ha visto “Ricordi della casa gialla” si rammenterà di João de Deus, che uscito dal carcere con la missione di andare in giro a creare scompiglio, nell’assolvere il compito se la cava egregiamente. Trovato, sfamato e ripulito dall’ex prostituta Judite, padrona di una gelateria, ora João veste decorosamente, abita in un nuovo condominio, ha imparato a fare i gelati, istruisce fanciulle che vogliono avvicinarsi a quel mestiere, fa loro rispettare in maniera pedante e ossessiva le regole dell’igiene e della pulizia. Flemmatico e impassibile come un gentleman inglese, inguaribile libertino, circuisce ragazze minorenni e si diverte con loro con particolari pratiche sessuali. Per ricordo, conserva qualche pelo pubico delle sue vittime in un album detto “dei pensieri” che custodisce e aggiorna con lo scrupolo di un filatelico.
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Chi ha visto “Ricordi della casa gialla” si rammenterà di João de Deus, che uscito dal carcere con la missione di andare in giro a creare scompiglio, nell’assolvere il compito se la cava egregiamente. Trovato, sfamato e ripulito dall’ex prostituta Judite, padrona di una gelateria, ora João veste decorosamente, abita in un nuovo condominio, ha imparato a fare i gelati, istruisce fanciulle che vogliono avvicinarsi a quel mestiere, fa loro rispettare in maniera pedante e ossessiva le regole dell’igiene e della pulizia. Flemmatico e impassibile come un gentleman inglese, inguaribile libertino, circuisce ragazze minorenni e si diverte con loro con particolari pratiche sessuali. Per ricordo, conserva qualche pelo pubico delle sue vittime in un album detto “dei pensieri” che custodisce e aggiorna con lo scrupolo di un filatelico. Fumatore accanito, il nostro demonio prepara sofisticate specialità con strani ingredienti, con cui fa fare una brutta figura a Judite nel corso di un ricevimento. Picchiato a sangue dal padre di una adolescente, licenziato per attentato alla salute pubblica, derubato di ogni suo avere da qualcuno che gli ha anche bruciato l’album reliquiario, la casa ridotta a una piccionaia, ora João potrebbe anche buttarsi dalla finestra… Secondo capitolo di una trilogia dedicata al bizzarro personaggio dall’aspetto di un donchisciottesco pipistrello parente di Keaton e di Tati, “La commedia di Dio” è un film raffinato, surreale e beffardo. Che ha il difetto di essere un po’ prolisso e un tantino intellettualistico, che presenta qualche situazione sopra le righe e alcune sequenze francamente fastidiose, ma tuttavia girato molto bene, con un omaggio implicito a Truffaut e uno esplicito al “Nosferatu” di Murnau e con alcune scene e battute di dialogo azzeccate. Ancora una volta sono confermate la bravura e la genialità che Monteiro possedeva anche come attore, qui coadiuvato da personaggi tra cui spiccano belle ragazze, macellai vendicativi, megere, e da un commento musicale quasi tutto classico ove predominano Monteverdi, Wagner, Haydn. Questi “gelati demoniaci” valgono quindi la pena di essere assaggiati, anche se vanno sconsigliati alle educande e ai frequentatori delle sale parrocchiali, cui sicuramente andrebbero di traverso. Una curiosità: che Monteiro fosse un tipo eccentrico anche fuori dal set lo dimostra il fatto che “l’album dei pensieri” esisteva per davvero ed era suo personale.
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(di joao)
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