knightnofear
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venerdì 16 gennaio 2009
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il cuore e' il muscolo piu' forte che abbiamo
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Sulle note di una musica giusta, dedico IL TITOLO di questo intervento ad una frase tratta dal bellissimo film "Davanti gli occhi", visto ieri e rivisitato piu' volte nella mente per cercare di interpretarne il giusto finale...
Si puo' scegliere e morire ............. e cogliere il senso di una intera vita futura in quell ultimo e singolo battito di palpebre ?
o Si puo'scappare e vivere.... perdendo il senso della propria esistenza in una prolungata sequenza di stagioni trascorse... fuori fuoco...
Si puo' cambiare il presente rivivendo il passato?
Si puo' essere vittime seppur superstiti?
Cerco di far quadrare i riflessi ambigui e poliedrici di questo film caleidoscopico.
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Sulle note di una musica giusta, dedico IL TITOLO di questo intervento ad una frase tratta dal bellissimo film "Davanti gli occhi", visto ieri e rivisitato piu' volte nella mente per cercare di interpretarne il giusto finale...
Si puo' scegliere e morire ............. e cogliere il senso di una intera vita futura in quell ultimo e singolo battito di palpebre ?
o Si puo'scappare e vivere.... perdendo il senso della propria esistenza in una prolungata sequenza di stagioni trascorse... fuori fuoco...
Si puo' cambiare il presente rivivendo il passato?
Si puo' essere vittime seppur superstiti?
Cerco di far quadrare i riflessi ambigui e poliedrici di questo film caleidoscopico...e bello davvero ed a prescindere da quale sia il vero finale...posto che ce ne sia uno.
Mi e' molto piaciuto il suo passo lento..il suo vibrante sottovoce, la nota lirica ed onirica delle immagini, della frasi dense che vi aleggiano...
La sua fotografia curata senza essere leziosa...il rincorrersi di piani temporali intrecciati, come in una fune, in un nodo.....quello che poi viene al pettine...
ricordi come singhiozzi nel presente
e rigurgiti di presente come pioggia nello stagno del passato....
laddove il "prima" e il "dopo" perdono senso nella lavagna di una vita intera..
Se mi leggi e non cerchi solo un Tomb Rider...vallo a vedere nel W.e. o se nn c'e' piu' noleggialo...oppure...beh....rimedialo(...) , poi guardalo con calma, con attenzione...
Ti lascera' qualcosa dentro.
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gus da mosca
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sabato 6 dicembre 2008
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ritorno ad un'altra vita, oltre la propria vita
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Nella vita ci si trova davanti a scelte forzate e senza ritorno, che segnano per sempre il prorio modo di vivere, ben oltre lo stile determinato dal carattere personale. Oltre a questo tema, troviamo nel film altri 2 aspetti: il contrasto tra caratteri complementari, diversi e per questa ragione attratti, e la crisi evolutiva nel passaggio all'adolescenza e poi all'eta' adulta. Perelman e' il regista della tragedia classica, riproposta in uno stile contemporaneo: qusta sua seconda opera raffina la tragicita' di contesto e recitazione, presenti nella "Casa di Sabbia e Nebbia", spostando i toni drammaticissimi dagli eventi alle persone. Una interiorizzazione non facile da rendere per immagini.
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Nella vita ci si trova davanti a scelte forzate e senza ritorno, che segnano per sempre il prorio modo di vivere, ben oltre lo stile determinato dal carattere personale. Oltre a questo tema, troviamo nel film altri 2 aspetti: il contrasto tra caratteri complementari, diversi e per questa ragione attratti, e la crisi evolutiva nel passaggio all'adolescenza e poi all'eta' adulta. Perelman e' il regista della tragedia classica, riproposta in uno stile contemporaneo: qusta sua seconda opera raffina la tragicita' di contesto e recitazione, presenti nella "Casa di Sabbia e Nebbia", spostando i toni drammaticissimi dagli eventi alle persone. Una interiorizzazione non facile da rendere per immagini. Il regista lo fa girando 2 film separati, poi mescolati ed alternati nel montaggio, senza ricorrere a meccanismi narrativi (niente flashback): un primo film viene semplicemente usato per figurare i pensieri ossessivi della Thurman, protagonisa del secondo film. L'ultima componente dell'opera e' quella piu' importante: la vita che scorre intorno alla protagonista, cambia progressivamente ai suoi occhi, mentre viene da lei letta sempre piu' con gli occhi di quando, adolescente, si trovo' difronte alla scelta drammatica, che condiziono' la sua intera esistenza. Sua figlia, bambina "ribelle", accende la regressione caratteriale, poi sostenuta dalla visione di se stessa, amante di suo marito: tradita da se stessa, da quella componente del suo carattere che vorrebbe continuare a vivere, tanto simile a com'era lei, prima della scelta. La protagonista ha deciso di tornare indietro e cambiare il corso della propria vita, cambiando quella scelta che determina il senso della propria esistenza, alla radice. Un dramma bellissimo, reso senza ricorrere alle tinte forti di una recitazione tragica, come Perelman fece nell'opera prima. Un film tuttao esistenziale ed introspettivo, nei suni enelle immagini, che poco si presta ad una lettura veloce e superficiale e richiede una seconda visione, per apprezzare gli aspetti recitativi, sfumati e mai demarcati. Alcuni (pochi) aspetti di script e di sceneggiaura potrebbero richiamare il film "Elephant" di GusVanSant, ma si tratta di una illusione. GusVan Sant ha fatto un affresco impressonista di sentimenti giovanili, asettico e contemplativo. Perelman disseziona i sentimenti dall'interno e li ricompone secondo una evoluzione, diversa da quella che sembra evidente per lo spettatore ad inizio film. Solo sentendo le ultime battite: "lei e' tra i sopravvissuti ?..." - "No!!", lo spettatore capisce che la protagonista ha cambiato la sua scelta, nella mente e nel carattere. La difficilissima sceneggiatura e' realizzata efficacemente, anche se il breve film, drammatico solo in cio' che lascia intuire allo spettatore, lascia una traccia confusa nella mente. Sembra uno di quei sogni emozionali e senza storia, che al risveglio sono gia' dimenticati, ma segnano l'umore dell'intera giornata e, a volte, dell'intera vita. Bello, ma difficile da leggere.
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doctor love
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domenica 15 febbraio 2009
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la morte negli occhi
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La morte in faccia: una frase fatta, di uso comune, che prende corpo improvvisamente di fronte alle due protagoniste adolescenti. Il momento in cui la fine sembra a un passo rappresenta un terreno fertile per il cinema, che lo ha esplorato spesso in cerca di momenti di suspence e immedesimazione; trasversalmente vengono in mente eroici episodi di war-movies, gesta di serial killer più o meno strampalati, catastrofi e incidenti di varia natura. Una sensazione diversa la offre però la vera e propria scelta tra la vita e la morte quando si impone improvvisamente nel mezzo della vita quotidiana. È il momento culminante e insieme il perno spaziale e temporale di tutta la narrazione, quasi un buco nero nel quale finiscono tutte le altre scene, spalmate nel tempo.
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La morte in faccia: una frase fatta, di uso comune, che prende corpo improvvisamente di fronte alle due protagoniste adolescenti. Il momento in cui la fine sembra a un passo rappresenta un terreno fertile per il cinema, che lo ha esplorato spesso in cerca di momenti di suspence e immedesimazione; trasversalmente vengono in mente eroici episodi di war-movies, gesta di serial killer più o meno strampalati, catastrofi e incidenti di varia natura. Una sensazione diversa la offre però la vera e propria scelta tra la vita e la morte quando si impone improvvisamente nel mezzo della vita quotidiana. È il momento culminante e insieme il perno spaziale e temporale di tutta la narrazione, quasi un buco nero nel quale finiscono tutte le altre scene, spalmate nel tempo. Il film è un mosaico: una composizione di personaggi, di storie, di temi, di inquadrature, di stili; una tal moltitudine di elementi non è sempre semplice da amalgamare, e presenta il rischio di confusione e di scarso approfondimento. Così non accade, ed è merito di una regia rigorosa, quasi documentaristica, ben lontana dai canoni “drammatici” hollywoodiani”. Del resto Davanti agli occhi non è Elephant, e il tema sociale viene appena sfiorato per concentrarsi invece da un lato sui tormenti della (presunta) sopravvissuta, e dall’altro sullo sviluppo del rapporto tra le adolescenti, fino all’enigmatica scelta di sacrificio. Il taglio introspettivo ma allo stesso tempo distaccato dà una sensazione irreale di fronte soprattutto al complesso dramma della tormentata protagonista, che pur sfiorando spesso territori onirici e visionari, finisce per risultare eccessivamente freddo e poco coinvolgente, così come la fotografia, eccessivamente ricercata e presuntuosa al limite della “natura morta”. Più riuscito è l’intreccio dell’amicizia tra le adolescenti, che evitando luoghi comuni riesce a mostrare la profondità del sentimento che le lega malgrado le differenze di carattere e di educazione, rendendo tragicamente credibile la scelta che si troveranno ad affrontare. Uma Thurman non è nella sua forma migliore all’interno di un personaggio difficile e che non dà merito alle sue capacità dimostrate altrove e ciò non può che incidere sul giudizio complessivo del film, sicuramente positivo considerando l’originalità della struttura e l’accuratezza della realizzazione ma che nel complesso lascia insoddisfatti proprio a causa del difficile coinvolgimento emotivo, non smosso nemmeno dal mal riuscito finale a sorpresa, che sovverte i piani della storia senza aggiungere nuove chiavi di lettura o stimolare riflessioni alternative. Ai titoli di coda comunque si ha la sensazione di aver assistito ad uno spettacolo fuori dalle righe, intelligente e coraggioso quanto basta per meritare più successo di quanto non ne abbia avuto.
Voto 6,5
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gus da mosca
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domenica 7 dicembre 2008
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diana torna a vivere con maureen.
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Perelman continua a portare la Tragedia al cinema, ma rispetto alla "Casa di sabbia e nebbia", sposta la drammatizzazione dagli eventi alle persone. Diana e' Evan Rachel Wood, continua a fare la ragazzina sbandata gia' vista in "Thertheen", e' cresciuta nel corpo, non nella testa, ma ha un'amica "con la testa a posto", Maureen, che capisce la sua voglia di trasgressione (causa anche di un drammatico aborto). Le immagini delle 2 ragazze tanto diverse, quanto amiche, compongono un primo film, che ci porta ad un evento senza ritorno per l'esistenza delle 2 giovani donne. Perelman alterna le immagini di vita delle 2 giovani e quelle di Diana adulta (Uma Thurman), donna sposata e con una (nuova) figlia, ribelle come lei da bambina.
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Perelman continua a portare la Tragedia al cinema, ma rispetto alla "Casa di sabbia e nebbia", sposta la drammatizzazione dagli eventi alle persone. Diana e' Evan Rachel Wood, continua a fare la ragazzina sbandata gia' vista in "Thertheen", e' cresciuta nel corpo, non nella testa, ma ha un'amica "con la testa a posto", Maureen, che capisce la sua voglia di trasgressione (causa anche di un drammatico aborto). Le immagini delle 2 ragazze tanto diverse, quanto amiche, compongono un primo film, che ci porta ad un evento senza ritorno per l'esistenza delle 2 giovani donne. Perelman alterna le immagini di vita delle 2 giovani e quelle di Diana adulta (Uma Thurman), donna sposata e con una (nuova) figlia, ribelle come lei da bambina. Diana-donna ha l'esistenza segnata da quell'evento, che rivive ossessivamente ogni giorno, vede in sua figlia se stessa bambina, si scopre "tradita da se stessa" (amante di suo marito). Si sente tradita da quella parte del suo carattere che vivrebbe l'esistenza serena, che le ha riservato il destino e che l'altra componente del suo carattere rifiuta: vuole ossessivamente cambiare quell'evento per cambiare la sua esistenza, sua e della sua amica Maureen. L'ultima battuta del film rivela l'esito della sua battaglia interiore con se stessa: "Lei e' tra i sopravvissuti?" - "No!", risponde Diana. La tragedia esistenziale si e' compiuta e Diana ha vinto ! Rinuncia alla sua esistenza felice e trasgredisce al destino: cambia nella sua mente quell'evento e la sua esistenza: ancora una volta nella sua vita resta con la sua amica. Un film tragicissimo nei sentimenti e nei risvolti esistenziali, ma non nella recitazione, molto meno tesa rispetto alla "Casa di sabbia e nebbia". Il regista non ricorre ai flashback narrativi per raccontare i "2 film", ma li alterna con stacchi tanto improvvisi, quanto fluidi, efficacissimi ed equilibrati. Viene mantenuto un costante equilibrio visivo di colori e tempi dell'immagine, lenti. Le sature immagini di fiori in mutazione di colore, che aprono i titoli di testa, spiegano allo spettatore il linguaggio dell'intero film: una continua mutazione tra 2 storie, dove il tempo e' annullato, tra 2 vite coesistenti, fuori dal tempo. Bellissimo, ancora piu' interessante dopo una seconda, piu' attenta, visione. Dal film sono state tagliate, giustamente, una lunga serie di scene cariche di simboli drammatici (oltre 15 minuti), che avrebbero inutilmente snaturato l'anima esistenziale del film. Nella versione cicolante il film risulta piu snello (80 minuti, senza i titoli), cosa che giova alla necessaria lentezza del narrato. Consigliatissimo agli amanti del Dramma Classico, riproposto in costumi contemporanei. (La classificazione Thriller di Mymovies e' completamente sbagliata e andrebbe corretta con "drammatico"!)
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[+] thirteen non thertheen
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dario carta
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giovedì 28 maggio 2009
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la thurman in un vortice di disontinuità
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In un procedere ansioso di immagini disallineate nel tempo,il film sviluppa l'angoscia e la tragedia che matura nell'animo della protagonista e si allarga a inviluppare il complesso delle vite che le fanno da contorno.
Non esiste filo continuo,nella narrazione,che è posta processionalmente su differenti piani discontinui fra loro,in processanti flashback,correlati con l'oggi da situazioni,episodi,concetti o parole.
Su precisa intenzione del regista,viene osservata la volontà di Perelman di rispettare i tratti cardine del romanzo di Laura Kasischke,cui il film si ispira.
Richiami ed incessanti visioni alternano situazioni di realtà a dimensioni oniriche che oscillano senza freno temporale fra passato e presente,immaginazione e supposta verità.
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In un procedere ansioso di immagini disallineate nel tempo,il film sviluppa l'angoscia e la tragedia che matura nell'animo della protagonista e si allarga a inviluppare il complesso delle vite che le fanno da contorno.
Non esiste filo continuo,nella narrazione,che è posta processionalmente su differenti piani discontinui fra loro,in processanti flashback,correlati con l'oggi da situazioni,episodi,concetti o parole.
Su precisa intenzione del regista,viene osservata la volontà di Perelman di rispettare i tratti cardine del romanzo di Laura Kasischke,cui il film si ispira.
Richiami ed incessanti visioni alternano situazioni di realtà a dimensioni oniriche che oscillano senza freno temporale fra passato e presente,immaginazione e supposta verità.
Il promettente inizio,che traccia un racconto dal passo lento ma sostenuto e vigoroso,sorretto da una regia di buon nerbo,seppur parca nel regalare emozioni,scivola ben presto in un ridondante infittirsi di immagini articolate fra loro da un labile concetto di connessione temporale e banalmente agganciate l'una all'altra da sogni o illusioni,sicchè lo spettatore tende a perdersi a sua volta o a rinunciare al proprio interesse.
Galleggia nell'animo della protagonista un dramma aggrappato nei suoi intimi recessi,che la divora e che insiste sulla riflessione dell'esaltazione della coscienza,concetto evitato accuratamente all'inizio del film,da Diana,durante un colloquio con la figlia ma riemerso instancabilmente più volte nella seconda parte della pellicola.
Impossibile cercare e trovare continuità nel racconto,come pure risulta arduo identificare la stessa persona seppur cresciuta e maturata,nelle due ottimi attrici,con buona pace delle ricerche del regista.
Uma Thurman è brava e bella,languidamente rapita dal suo personaggio,pur non credendoci molto.
E questo a suo maggior merito.
Evan Rachel Wood ("Across the Universe",nomination al Golden Globe per "Thirteen","Correndo con le forbici in mano"),si propone al meglio nelle vesti di liceale irrequieta,ma perde il confronto con Eva Amurri,più spontanea e sincera,nella consapevolezza della sua comprimarietà.
Perelman guida con una regia dal respiro lento ma ampio ed,inizialmente forte,che però perde pulsione con il procedere della narrazione.
Gli eventi giocano fra loro,rimbalzandosi come eco di voci in una stretta vallata,saltando instancabilmente su più piani non complanari e costruendo un'iperbole che inizia con l'incipit e viene ripresa nelle immagini in chiusura,a formare un racconto
cui lo spettatore troverà modo indovinare la chiave d'interpretazione ed una risposta appagante.Dario Carta
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