arcangelo rociola
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martedì 23 dicembre 2008
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il sacro del profano.
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Nella periferia di Nuova Delhi un gruppo di ragazze australiane partecipano ad una celebrazione iniziatica di un santone Indù che, sfiorando la fronte di alcuni degli estasiati astanti, concede ai fedeli la visione mistica del terzo occhio. Ruth (Kate Winslet) è tra gli illuminati: cade nella “santa caligine” dell’esperienza religiosa e decide di restare in India per seguire il santone e la sua comunità.
Riportata a casa con un inganno architettato dalla sua famiglia, vera e propria gabbia dalla quale la protagonista vuole liberarsi, Ruth preme per tornarsene in India ma cede alle pressioni di chi vuol “redimerla” e ricondurla a casa. In cambio della promessa di lasciarla andare, concede di passare tre giorni con P.
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Nella periferia di Nuova Delhi un gruppo di ragazze australiane partecipano ad una celebrazione iniziatica di un santone Indù che, sfiorando la fronte di alcuni degli estasiati astanti, concede ai fedeli la visione mistica del terzo occhio. Ruth (Kate Winslet) è tra gli illuminati: cade nella “santa caligine” dell’esperienza religiosa e decide di restare in India per seguire il santone e la sua comunità.
Riportata a casa con un inganno architettato dalla sua famiglia, vera e propria gabbia dalla quale la protagonista vuole liberarsi, Ruth preme per tornarsene in India ma cede alle pressioni di chi vuol “redimerla” e ricondurla a casa. In cambio della promessa di lasciarla andare, concede di passare tre giorni con P.J. Waters (Harvey Keitel), un “de-programmatore” esperto nel ricondurre alla ragione quanti si affiliano alle sette.
Inganno contro inganno, idolatria religiosa contro cinico realismo, fede contro coerenza dialettica della spiegazione razionale. Questi sono i poli che si contrappongono nei giorni di
de-programmazione. Ciò si traspone sul piano simbolico nella contrapposizione tra tonache sacre e jeans e maglietta nera: abiti, maschere dietro le quali si nascondono i due protagonisti. Da notare a proposito l’importanza della nudità e del “cambiarsi d’abito” che caratterizza l’ultima fase del rapporto tra Ruth e P.J. Waters. L’uno si rovescerà nell’altro con una tensione dettata dai tempi dell’erotismo e dell’amore, un’altra diade intorno alla qual si muove il film. Ma questa, più potente, spezzerà le ragioni entrambi, e il de-programmatore riuscirà nel suo compito ma venendo a sua volta de-programmato.
Due ragioni forti si incontrano, creano una forte opposizione tra loro e finiscono per infrangersi l’una contro l’altra; dai cocci dello scontro verrà fuori una nuova sintesi, dalla quale ognuno trarrà nuova energia per la propria esistenza. Da un lato il duro cinismo virile di P.j Waters diventerà malleabile, fragile fino a sgretolarsi (occasione unica per vedersi H. Keitel in rossetto e vestitino attillato illuminato dalla dea Kalì) per poi riscoprirsi più consapevolmente umano. Dall’altro Ruth comprenderà che la propria fede era frutto di un’infatuazione giustificabile solo con la voglia di rompere la gabbia della propria famiglia e mettere a nudo la meschinità e la falsità di suo padre.
Un film sorprendente. Una storia molto ben raccontata dalla regista neozelandese Jane Campion (scritta a quattro mani con la sorella Anne) che fa fluttuare le identità dei personaggi portandoli abilmente su poli opposti. A profusione. Affascinante anche quando poco verosimile. Chi vi ha letto una vittoria dell’amore sul freddo raziocinio forse ha peccato di romanticismo. Waters richiama il “what’s on a men’s mind” freudiano. L’amore qui è sublimazione di un’istinto sessuale. Se di sublimazione si può parlare. Nel finale del film al corpo della dea Kalì si sovrappone lo sguardo sensuale di Ruth. Non proprio una santa.
Un bel film che non a cui non può mancare una riflessione sui dogmi e sulle convinzioni che spesso ci portiamo inconsapevolmente dietro.
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(di kondor17)
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fiaba
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mercoledì 4 aprile 2007
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provocatorio e intenso. da vedere
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un film che si ama o si odia, proprio perchè parecchio forte, complesso e provocatorio. Caldo e dorato, assolutamente spiazzante, dialoghi -geniali- e attori -bravissimi- che sono la vera colonna portante del film. Religione, sesso; e passione totale, carnale, fatta di occhi, sguardi, disperazione e perdizione. Profondo, intenso, quasi sconvolgente, Holy Smoke avviluppa, attanaglia, scava dentro te stesso/a, lasciandoti attonito/a, costringendoti a scontrarti con le paure e le domande che senza risposta sorgono dal confronto tra Ruth e PJ. All'inizio sembra puramente (ma non semplicemente) un attacco a questa famiglia stupida e ignorante, che toglie alla figlia la libertà, facendole del male senza nemmeno rendersene conto (emblematica la scena in cui i familiari accerchiano la sperduta Ruth, intrappolandola, ma ripetendo che "è tutto necessario, è per il suo bene").
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un film che si ama o si odia, proprio perchè parecchio forte, complesso e provocatorio. Caldo e dorato, assolutamente spiazzante, dialoghi -geniali- e attori -bravissimi- che sono la vera colonna portante del film. Religione, sesso; e passione totale, carnale, fatta di occhi, sguardi, disperazione e perdizione. Profondo, intenso, quasi sconvolgente, Holy Smoke avviluppa, attanaglia, scava dentro te stesso/a, lasciandoti attonito/a, costringendoti a scontrarti con le paure e le domande che senza risposta sorgono dal confronto tra Ruth e PJ. All'inizio sembra puramente (ma non semplicemente) un attacco a questa famiglia stupida e ignorante, che toglie alla figlia la libertà, facendole del male senza nemmeno rendersene conto (emblematica la scena in cui i familiari accerchiano la sperduta Ruth, intrappolandola, ma ripetendo che "è tutto necessario, è per il suo bene"). Poi il film vira improvvisamente, assumendo un tono disperato e angosciante, estremo nello scontro tra due persone diverse, uno scontro che rischia molto, moltissimo, anche di cadere nel ridicolo; però due attori convinti e in parte riescono ad evitarglielo. Ruoli di carne e sangue, resi proprio bene: efficace Harvey Keitel, perennemente convincente, magnifica, inebriante Kate Winslet, che colpisce al cuore, che sa rendere tutte le sfumature dell'animo della sua Ruth; il personaggio parte come donna inattaccabile e indipendente all'inizio, e poi perde tutte le sue certezze e diviene fragile, e poi di nuovo rinasce (l'intenso abbraccio finale con PJ, un bellissimo finale). Tutte emozioni espresse anche solo con uno sguardo: recitazione coinvolgente e appassionata. Sì, il film non è un capolavoro, a volte scricchiola, vacilla: ma il giudizio finale non può essere che positivo. Un'opera intensa e potente, da vedere e rivedere, per riflettere.
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tony costa
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sabato 12 ottobre 2013
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il potere della sensualità
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Film bellissimo e di un'intensità rara, che tutti dovrebbero vedere. Vi è più psicologia in questo film, che in tanti testi di psicologia che si studiano all'Università. Tutte le donne, ma in particolar modo quelle che intendono conoscere gli uomini, dovrebbero vederlo, e tutti gli uomini dovrebbero vederlo per riflettere sulla loro vera natura. Ruth ( Winslet ), giovane e bellissima ragazza, frequentatrice di discoteche, consumatrice di alcol e praticante di sesso non proprio responsabile, è tormentata ed insoddisfatta. La sua ricerca interiore, e volontà di cambiamento, la porterà in India presso un guru. La famiglia borghese di Ruth, preoccupata che la figlia possa finire nei guai, contatta quello che è considerato il miglior de-programmatore, Educatore ( Keitel ), uomo maturo ed esperto, che vanta una lunga serie di successi, affinché renda consapevole Ruth dei suoi "errori".
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Film bellissimo e di un'intensità rara, che tutti dovrebbero vedere. Vi è più psicologia in questo film, che in tanti testi di psicologia che si studiano all'Università. Tutte le donne, ma in particolar modo quelle che intendono conoscere gli uomini, dovrebbero vederlo, e tutti gli uomini dovrebbero vederlo per riflettere sulla loro vera natura. Ruth ( Winslet ), giovane e bellissima ragazza, frequentatrice di discoteche, consumatrice di alcol e praticante di sesso non proprio responsabile, è tormentata ed insoddisfatta. La sua ricerca interiore, e volontà di cambiamento, la porterà in India presso un guru. La famiglia borghese di Ruth, preoccupata che la figlia possa finire nei guai, contatta quello che è considerato il miglior de-programmatore, Educatore ( Keitel ), uomo maturo ed esperto, che vanta una lunga serie di successi, affinché renda consapevole Ruth dei suoi "errori". Con uno stratagemma Ruth sarà invitata a tornare in Australia, ed i due protagonisti si ritroveranno soli in una casa nel deserto. La capacità ed il potere della sensualità di Ruth, romperà l'equilibrio dell'Educatore maturo ed esperto, a tal punto che quando comprenderà di averla persa, la colpirà. La violenza sulle donne, tema attualissimo, è scatenata proprio da questa dinamica: ogni situazione difficile rivela all'uomo i suoi problemi, le sue carenze, le sue incapacità. Quando un'uomo debole comprende che ha perso la donna che dice di amare, troverà facile addossarle la colpa del suo disagio fino alle estreme conseguenze, perché lo riterrà più facile che affrontare la sua ombra. Le dinamiche psicologiche interessanti sono comunque tante e ben rappresentate, del resto, è a dir poco emozionante l'espressione della travolgente sensualità di Ruth. La frase finale poi, dell'Educatore ( Keitel ), rivela come certe forze e spinte, che con la razionalità non hanno nulla a che fare, esistano ed emergano al di là del bene e del male.
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stefanocapasso
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lunedì 10 marzo 2014
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il potere trasformativo dell'incontro con l'altro
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Fuoco Sacro è un bel film che tratta del potere trasformativo possibile nell'incontro profondo con l'altro. Ruth e PJ, il “deprogrammatore”, si incontrano e si scontrano del deserto con due obiettivi dichiarati opposti, ma con la stessa unica esigenza. Scoprire la verità sulla vita sul loro compito nel mondo.
Ruth è una giovane donna cresciuta in una famiglia prigioniera di tanti conformismi e finzioni necessarie a mantenere un parvenza di equilibrio e quindi ad andare avanti. P.J è un uomo che come lavoro riporta sulla “retta via” persone probabilmente plagiate da sette o santini, in questo caso Ruth. Ciò che accomuna tutti à la ricerca di un senso alla propria vita, un senso, vero, e che tutti cercano fuori da se stessi
E cosi nei 3 giorni destinati alla deprogrammazione di Ruth, probabilmente plagiata dall'incontro con un santone in India, i due protagonisti percorrono fino in fondo tutto il ciclo delle proprie passioni.
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Fuoco Sacro è un bel film che tratta del potere trasformativo possibile nell'incontro profondo con l'altro. Ruth e PJ, il “deprogrammatore”, si incontrano e si scontrano del deserto con due obiettivi dichiarati opposti, ma con la stessa unica esigenza. Scoprire la verità sulla vita sul loro compito nel mondo.
Ruth è una giovane donna cresciuta in una famiglia prigioniera di tanti conformismi e finzioni necessarie a mantenere un parvenza di equilibrio e quindi ad andare avanti. P.J è un uomo che come lavoro riporta sulla “retta via” persone probabilmente plagiate da sette o santini, in questo caso Ruth. Ciò che accomuna tutti à la ricerca di un senso alla propria vita, un senso, vero, e che tutti cercano fuori da se stessi
E cosi nei 3 giorni destinati alla deprogrammazione di Ruth, probabilmente plagiata dall'incontro con un santone in India, i due protagonisti percorrono fino in fondo tutto il ciclo delle proprie passioni. Emergono implacabili le debolezze, le paure, i bisogni, e quello che doveva essere un salvataggio diventa, per entrambi, un viaggio iniziatico alla scoperta di un se più reale.
Alla fine infatti i due protagonisti, e tutto il clan familiare intorno, troveranno un nuovo assetto nella propria esistenza, più libero dalle costrizioni autoimposte delle esistenze precedenti e certamente più vicino alla propria natura
Sul piano narrativo il film riesce a mantenere un attenzione costante, senza veri colpi di scena grazie alla continua trasformazione del clima emotivo e all'inversione dei ruoli dei protagonisti.
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mario scafidi
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martedì 7 agosto 2007
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bello senz'anima
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Non è certamente il miglior film di Jane Campion. Non è la più rappresentativa, certam,ente dovessi consigliare un titolo a chi intendesse approcciarsi da neofita alla poetica cinematrografica della regista australiana non consiglierei questo. Persino il deludente In The Cut (pellicola dal pregio artistico ben minore di Holy Smoke) incarna meglio lo spirito della Campion, rievoca a tratti alcuni spunti visivi ed emotivi di Lezioni di Piano (capolavoro insuperato, giustamente premiato con la Palma D'Oro a Cannes 1993).
Holy Smoke è un bel film, ma senza quell'anima e quel sentimento che tutti confidiamo che la Campion non abbia perduto per strada.
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