Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 112 min.
- Italia 1990.
MYMONETROIl sole anche di notte
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Nel Settecento napoletano, all'ombra dei Borboni, Sergio Giuramondo è un giovane nobile di provincia deciso a raggiungere la perfezione ed il successo. È il più brillante tra gli allievi ufficiali dell'Accademia, e re Carlo III sembra volergli spianare la carriera, propiziando il suo matrimonio con una nobile che, poco prima del matrimonio, gli confessa di essere stata l'amante del sovrano. Sergio abbandona tutto: l'idea del matrimonio, la corte, l'esercito. Si fa frate, "per trovarsi più in alto di chi lo ha umiliato", poi eremita in un altopiano. La sua fama di santità aumenta finché però egli cede carnalmente con una ragazzina malata.
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Nel Settecento napoletano, all'ombra dei Borboni, Sergio Giuramondo è un giovane nobile di provincia deciso a raggiungere la perfezione ed il successo. È il più brillante tra gli allievi ufficiali dell'Accademia, e re Carlo III sembra volergli spianare la carriera, propiziando il suo matrimonio con una nobile che, poco prima del matrimonio, gli confessa di essere stata l'amante del sovrano. Sergio abbandona tutto: l'idea del matrimonio, la corte, l'esercito. Si fa frate, "per trovarsi più in alto di chi lo ha umiliato", poi eremita in un altopiano. La sua fama di santità aumenta finché però egli cede carnalmente con una ragazzina malata. Allora fugge e cerca la morte pensando di annegare in un laghetto, ma non vi riesce.
Nel "Padre Sergio" di Tolstoj - che prima dei Taviani ha dato origine a due altri film: nel 1928, in Italia, di e con Febo Mari, e nel 1917 in Russia, con il grande Mosjukin - vi è il dramma di un uomo che cerca nella santità la grandezza e finisce con il non trovare né l'una né l'altra. Una scelta, la sua, di annientamento di sé nell'incontro con l'Onnipotente, e che il suo dio invece risolve nel rigetto più completo.
I guizzi migliori il film li ha in scene e particolari che non hanno origine nel racconto di Tolstoj: nell'invenzione visiva della confessione di Nastassja Kinski, tutta giocata sulle luci e sulle ombre, sul non guardarsi in faccia, sul celarsi allo sguardo; nella sequenza della tentazione da parte della viaggiatrice Patricia Millardet, quando lo spasmodico sforzo di padre Sergio per dimenticare il desiderio è reso con una invenzione sonora, il crescere a dismisura del rumore della pioggia sul quale il monaco si concentra (una sorta di soggettiva sonora rara al cinema); o nell'episodio dei due sposi - la donna è la protagonista dell'"Albero degli zoccoli" - che chiedono a padre Sergio la grazia di morire insieme. Ci si domanda quanto Tolstoj non sia stato d'ingombro, alla voglia dei Taviani, di raccontare qualcosa d'altro.Il senso della solitudine si riempie di assilli, di dubbi, del senso umano di buttar via la propria vita, della paura ma anche del desiderio di morire, di quella morte alla quale la solitudine sa assai spesso assomigliare. È un cinema che non si vuole "a misura d'uomo", poiché nasce da un racconto sugli umanissimi difetti di una persona che fallisce nel proprio incontro/scontro con dio. Ecco perché questo cinema affonda nell'agiografia visiva, nella gestualità ieratica: perché sa andare dentro le maree e le risacche dell'anima di un uomo nel suo insanabile dissidio con la violenza del sacro, qui resa anche tramite la staticità dispotica dell'icona.
Con questo film i fratelli Paolo e Vittorio Taviani (San Miniato, Pisa 1931 e 1929) tornano a investigare le ragioni di una sconfitta, in questo caso la più elevata concepibile. In effetti "Il sole anche di notte" è un film sulla ricerca della perfezione e della purezza interiore, una ricerca innanzitutto spirituale che è condotta da padre Sergio a qualsiasi costo, rilanciando invano tutto se stesso ogni volta, prima laicamente alla corte del Re dei Borboni, idealizzato fin dall'infanzia, poi religiosamente attraverso la consacrazione e la vita eremitica in montagna. Ma sia il confronto con il re, sia la ricerca di dio si riveleranno deludenti e al di sotto delle sue aspettative, dei suoi ideali di purezza. Alla fine fallisce miseramente il suo obiettivo o forse paradossalmente lo realizza proprio mancandolo, approdando cioè a una sorta di nichilismo estremo sia veritativo che comportamentale, che è la condizione inconfondibile dei provati da dio, abbandonati a sé stessi nell'oscurità della "notte dello spirito", l'apice del cammino di ascesi spirituale secondo la letteratura mistica spagnola del millecinquecento (Teresa d'Avila e Giovanni della Croce). [-]
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Un bellissimo ed originale film, magnifica la fotografia. Il conflitto interiore del protagonista, dibattuto tra l’amore, il sacro, il profano, conferisce alla storia qualcosa che va dal misterioso al mistico, dal reale all’irreale, lasciando tanta tristezza perché tutto è rimasto incompiuto.
Il film si ispira ad un classico della letteratura Russa che già tantissimi altri film ha ispirato da “Guerra e pace” ad “Anna Karenina” dello stesso Lev Nikolaevic Tolstoj. I fratelli Tavani sono a completo agio nel dirigere questo film in un ambiente a loro caro.
Il dolore e la rinuncia che accompagneranno il protagonista per tutta la sua vita da eremita ad ebreo errante lasciano un vuoto ed una tristezza che però pare non appartenga più a queste ultime generazione.
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Un bellissimo ed originale film, magnifica la fotografia. Il conflitto interiore del protagonista, dibattuto tra l’amore, il sacro, il profano, conferisce alla storia qualcosa che va dal misterioso al mistico, dal reale all’irreale, lasciando tanta tristezza perché tutto è rimasto incompiuto.
Il film si ispira ad un classico della letteratura Russa che già tantissimi altri film ha ispirato da “Guerra e pace” ad “Anna Karenina” dello stesso Lev Nikolaevic Tolstoj. I fratelli Tavani sono a completo agio nel dirigere questo film in un ambiente a loro caro.
Il dolore e la rinuncia che accompagneranno il protagonista per tutta la sua vita da eremita ad ebreo errante lasciano un vuoto ed una tristezza che però pare non appartenga più a queste ultime generazione.
Non manca la tentazione della carne, la capacità di resistere anche a mezzo di sacrifici.
La donna ed il potere causa di tutti i suoi mali, la carità cristiana il suo rifugio.
Calarsi nel passato non è facile, ma è bene conoscere quali erano i sentimenti che davano impulso alla vita o alla morte, all’amore o al peccato.
L’intera vicenda traccia in buona parte i tormenti, le crisi e le vicissitudini che furono proprie di Tolstoj, la ricerca della verità e del conforto nella religione; per inciso ricorderò un altro film del passato tratto sempre da una sua opera “Resurrezione”.
Rimanendo in tema il film va visto e gustato per la presenza di Nastassja Kinski, Charlotte Gainsbourg, Julian Sands e per le tante belle immagini, vivendo un po’ un passato che non ritorna. Chigi
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