L'architetto inglese Peter Ibbetson, a causa di un'infanzia traumatizzata (perdita della madre e allontanamento forzato dalla compagna di giochi e amica del cuore), vive una vita vuota e soffre di un'inspiegabile male di vivere. Quando il caso vuole che si rechi per lavoro nella tenuta dei duchi di Towers, qualcosa di inaspettato accade: si sente attratto dalla duchessa e scopre di sognare i suoi stessi sogni. E quando il passato di entrambi riemergerà prepotente e la tragedia renderà la vita invivibile, l'unico spazio reale rimasto a Peter e alla sua compagna di sempre sarà il regno del sogno.
Film impossibile da incapsulare in un genere, parte come un melodramma in costume, prosegue nei toni di uno scontato dramma sentimentale per finire, nello splendido e coraggioso finale (che incantò i surrealisti), col mostrare la forza di un amore sublime che rompe i confini del mondo reale e infrange le sbarre delle prigioni del corpo e dello spirito per conquistarsi uno spazio in un universo onirico del tutto a-religioso e concreto, pieno di una sua fantastica materialità: vera e propria post-vita immortale, capace di annullare la vita e, dopo di lei, persino la morte.
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L'architetto inglese Peter Ibbetson, a causa di un'infanzia traumatizzata (perdita della madre e allontanamento forzato dalla compagna di giochi e amica del cuore), vive una vita vuota e soffre di un'inspiegabile male di vivere. Quando il caso vuole che si rechi per lavoro nella tenuta dei duchi di Towers, qualcosa di inaspettato accade: si sente attratto dalla duchessa e scopre di sognare i suoi stessi sogni. E quando il passato di entrambi riemergerà prepotente e la tragedia renderà la vita invivibile, l'unico spazio reale rimasto a Peter e alla sua compagna di sempre sarà il regno del sogno.
Film impossibile da incapsulare in un genere, parte come un melodramma in costume, prosegue nei toni di uno scontato dramma sentimentale per finire, nello splendido e coraggioso finale (che incantò i surrealisti), col mostrare la forza di un amore sublime che rompe i confini del mondo reale e infrange le sbarre delle prigioni del corpo e dello spirito per conquistarsi uno spazio in un universo onirico del tutto a-religioso e concreto, pieno di una sua fantastica materialità: vera e propria post-vita immortale, capace di annullare la vita e, dopo di lei, persino la morte. Splendidamente fotografato dall'operatore Charles Lang in un gioco di chiaroscuri dove le ombre, di ascendenza rembrandtiana (per confessione dello stesso regista), hanno la funzione di far risaltare gli squarci di luce del mondo onirico, si rivela alla fine un film sublime, come l'amore che narra.
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