kronos
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giovedì 12 agosto 2010
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cupo melodramma western
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Questa suggestiva fusione tra Sofocle, Eschilo e spaghetti western andrebbe riscoperta, non fosse altro per la splendida qualità realizzativa (con una menzione particolare alla fotografia di Montuori).
L'impianto narrativo, ispirato ai classici della tragedia greca, funziona nonostante qualche forzatura e gli attori sono convinti e in parte.
Un film inspiegabilmente dimenticato, da vedere.
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gianni lucini
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lunedì 20 maggio 2013
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sofocle in chiave western
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La storia attinge direttamente ai classici della tragedia greca di Sofocle, un po' di "Edipo Re" e un po' di "Orestea" sono alla base di questo western per molti versi inusuale e ben girato con zoom e flashback pertinenti e una fotografia che più calda non si può. Nel rispetto di questa scelta ai dialoghi manca del tutto l'ironia che normalmente caratterizza questo genere e tutti i protagonisti sono figli di un destino tragico, sconfitti dalla vita: uno è castrato, un'altra è costretta a sposare un uomo che non ama e un altro ancora ha perso la memoria della gioventù. Anche l'epilogo è perfettamente coerente con l'impianto delle tragedie greche e come in genere accade ai film di Baldi i colpi di scena sono numerosi e ben distribuiti.
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La storia attinge direttamente ai classici della tragedia greca di Sofocle, un po' di "Edipo Re" e un po' di "Orestea" sono alla base di questo western per molti versi inusuale e ben girato con zoom e flashback pertinenti e una fotografia che più calda non si può. Nel rispetto di questa scelta ai dialoghi manca del tutto l'ironia che normalmente caratterizza questo genere e tutti i protagonisti sono figli di un destino tragico, sconfitti dalla vita: uno è castrato, un'altra è costretta a sposare un uomo che non ama e un altro ancora ha perso la memoria della gioventù. Anche l'epilogo è perfettamente coerente con l'impianto delle tragedie greche e come in genere accade ai film di Baldi i colpi di scena sono numerosi e ben distribuiti. Tra i protagonisti spicca Peter Martell in una delle sue migliori interpretazioni in assoluto. Meno azzeccata appare la scelta di Leonard Mann. Tra gli autori di soggetto e sceneggiatura c'è anche la firma di Vincenzo Cerami. Le immagini dei titoli di testa, con dettagli ravvicinati, che richiamano ed esasperano volutamente la lezione leoniana, hanno una fortissima potenza figurativa.
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