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venerdì 26 maggio 2006
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la lunga strada verso casa
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Nel 1955 a Montgomery, in Albania, la governante di colore Odessa Cotter ogni giorno si reca nella bella casa di Norman e Miriam Thompson, borghesi americani, sia per i servizi sia per accudire la piccola figlia, Mary Catherine. Ma in città nasce agitazione e la preoccupazione: il Comune ha creato difficoltà per la gente di colore che utilizza gli autobus e così tutti i lavoratori hanno deciso il boicottaggio, obbligando, però con ciò, ad andare e tornare dal lavoro a piedi. Ciò deve fare con fatica anche Odessa, che rientrando deve pure occuparsi di marito, tre figli e casa sua. Un giorno che la figlia della Cotter, Selma, ha preso un autobus, tre ragazzacci bianchi fatti poi scendere da un autista che non vuole fastidi, se la prendono con la ragazza; ella viene salvata dal fratello minore (che l'ha vista salire sul mezzo) oltre che da un tassista di colore intervenuto contro i ragazzi.
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Nel 1955 a Montgomery, in Albania, la governante di colore Odessa Cotter ogni giorno si reca nella bella casa di Norman e Miriam Thompson, borghesi americani, sia per i servizi sia per accudire la piccola figlia, Mary Catherine. Ma in città nasce agitazione e la preoccupazione: il Comune ha creato difficoltà per la gente di colore che utilizza gli autobus e così tutti i lavoratori hanno deciso il boicottaggio, obbligando, però con ciò, ad andare e tornare dal lavoro a piedi. Ciò deve fare con fatica anche Odessa, che rientrando deve pure occuparsi di marito, tre figli e casa sua. Un giorno che la figlia della Cotter, Selma, ha preso un autobus, tre ragazzacci bianchi fatti poi scendere da un autista che non vuole fastidi, se la prendono con la ragazza; ella viene salvata dal fratello minore (che l'ha vista salire sul mezzo) oltre che da un tassista di colore intervenuto contro i ragazzi.
Nel frattempo la signora Tomphson, infastidita per i ritardi quotidiani, decide di dare un passaggio sulla sua automobile alla domestica Odessa almeno due volte alla settimana; poi lo fa tutti i giorni allargando questa possibilità ad altre lavoratrici di colore che trovava lungo la strada. Questo suscita commenti nell'ambiente dei bianchi, finché idea di Miriam viene rimproverata dal marito, stimolato da Tunker, il fratello razzista preoccupati entrambi dalla situazione pericolosa causata con il boicottaggio.
Una sera Miriam con la figlia Mary Catherine si trova bloccata nel parcheggio dove operano i tassisti volontari. Un gruppo di bianchi irritati lo circonda; il clima è teso e gli insulti ai neri sono vari. Sono presenti anche Norman e suo fratello Tunker: l'automobile di Miriam viene fracassata e la signora Tomphson viene picchiata.
In segno di protesta non violenta, le donne di colore si mettono a cantare: Miriam, addolorata dall'atteggiamento razzista del suo uomo, intreccia le proprie mani con quelle delle altre nere e canta con loro. Il 20 dicembre 1956 la popolazione di colore ottiene il permesso di adoperare i mezzi di trasporto pubblici come è concesso a tutti gli altri bianchi.
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(di xxxblackxcandyxxx)
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carloalberto
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martedì 1 febbraio 2022
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un bel drammatico che sconta una regia mediocre
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Un drammatico a sfondo storico in cui il boicottaggio degli autobus a Montgomery del 1955, eclatante forma di protesta della gente di colore contro l’odiosa segregazione razziale ai tempi delle predicazioni rivoluzionarie del reverendo pacifista Martin Luther King, diventa il pomo della discordia che fa entrare in crisi una tranquilla coppia borghese, una delle tante famiglie di quell’America bianca del profondo sud, ancora in parte nostalgica dei bei tempi della schiavitù, rivissuta attraverso i ricordi della voce narrante di una donna che all’epoca dei fatti era una bambina.
Le riprese in stile televisivo di Richard Pearce, con inquadrature statiche in campo medio, che si limitano a seguire l’azione che spesso si svolge tra le quattro mura di una casa, alternativamente in quella borghese e ricca dei bianchi ed in quella proletaria degli afroamericani, tipo fiction per la Tv o telenovela, ed il parlato eccessivo di alcuni dialoghi, troppo lungo, ad esempio, lo sfogo della donna bianca, Sissy Spacek, che spiega alla sua domestica di colore i turbamenti della sua coscienza ed in cui didascalicamente si annunciano le motivazioni che la condurranno a divergere dalle opinioni del marito e a diventare un’attivista per i diritti civili dei neri, sono i principali difetti di questa pellicola, bilanciati, tuttavia, ampiamente dall’eccellente prova attoriale di un ottimo cast e da una scenografia che ricostruisce in modo accurato, sia negli interni che nel girato in esterno, gli ambienti ed i paesaggi urbani della società americana degli anni ’50.
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Un drammatico a sfondo storico in cui il boicottaggio degli autobus a Montgomery del 1955, eclatante forma di protesta della gente di colore contro l’odiosa segregazione razziale ai tempi delle predicazioni rivoluzionarie del reverendo pacifista Martin Luther King, diventa il pomo della discordia che fa entrare in crisi una tranquilla coppia borghese, una delle tante famiglie di quell’America bianca del profondo sud, ancora in parte nostalgica dei bei tempi della schiavitù, rivissuta attraverso i ricordi della voce narrante di una donna che all’epoca dei fatti era una bambina.
Le riprese in stile televisivo di Richard Pearce, con inquadrature statiche in campo medio, che si limitano a seguire l’azione che spesso si svolge tra le quattro mura di una casa, alternativamente in quella borghese e ricca dei bianchi ed in quella proletaria degli afroamericani, tipo fiction per la Tv o telenovela, ed il parlato eccessivo di alcuni dialoghi, troppo lungo, ad esempio, lo sfogo della donna bianca, Sissy Spacek, che spiega alla sua domestica di colore i turbamenti della sua coscienza ed in cui didascalicamente si annunciano le motivazioni che la condurranno a divergere dalle opinioni del marito e a diventare un’attivista per i diritti civili dei neri, sono i principali difetti di questa pellicola, bilanciati, tuttavia, ampiamente dall’eccellente prova attoriale di un ottimo cast e da una scenografia che ricostruisce in modo accurato, sia negli interni che nel girato in esterno, gli ambienti ed i paesaggi urbani della società americana degli anni ’50.
Apprezzabile la sobrietà della recitazione delle due protagoniste, interpretate da Sissy Spacek e Whoopi Goldberg, che smorza la pomposa retorica dei buoni sentimenti, che affligge la sceneggiatura, attenua la visione sentimentale del regista, rendendo, al contempo, realistici ed umani i loro personaggi, altrimenti appiattiti nel quadretto agiografico idilliaco in cui Pearce cerca di trasporre un evento dalla portata storica epocale.
Nella scena madre, in cui le donne di colore fronteggiano coraggiosamente la minaccia degli squadristi del comitato cittadino, alla tensione dello scontro in atto tra le opposte fazioni si sovrappone quella della resa dei conti all’interno della coppia borghese. Il dramma corale degli afroamericani, che si ribellano pacificamente alle ingiustizie dei bianchi, riflette specularmente il dramma della donna, che si rivolta contro le imposizioni del marito e la mentalità razzista della sua famiglia. Le due eroine prendendosi per mano diventano l’emblema del duplice riscatto di un popolo e di una donna, entrambi finalmente liberi dai condizionamenti del potere maschilista e razzista che opprimeva l’America in quel periodo.
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beabla
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sabato 5 marzo 2011
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finale emozionante!
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Davvero un bel film, di quelli che emozionano e fanno pensare.
Questo film mostra il coraggio e la determinazione di un popolo represso che lotta per i suoi diritti e persone sensibili che comprendono la lotta e che aiutano in nome della realizzazione di un mondo migliore! Solo grazie a queste persone possiamo dire di vivere in un mondo migliore oggi!
Sul finale mi è venuta la pelle d'oca a pensarci!
Consigliato!
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