Per la solita prudérie italiana il film, che nella versione originale si intitola “Le plus vieux métier du monde" (il mestiere più vecchio del mondo) nelle sale cinematografiche italiane diventa, chissà perché, "L’amore attraverso i secoli” e, in una successiva riedizione “Senti, amore mio”. L’argomento è la prostituzione declinata con allegria, senza moralismi in sei episodi molto diversi tra loro. Ciascuno è diretto da un diverso regista. Si va da Claude Autant-Lara a Mauro Bolognini, da Philippe De Broca a Jean-Luc Godard, da Franco Indovina a Michel Pfeghaar. In queste situazioni è inevitabile che il linguaggio sia tutt’altro che unitario così come la godibilità delle storie.
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Per la solita prudérie italiana il film, che nella versione originale si intitola “Le plus vieux métier du monde" (il mestiere più vecchio del mondo) nelle sale cinematografiche italiane diventa, chissà perché, "L’amore attraverso i secoli” e, in una successiva riedizione “Senti, amore mio”. L’argomento è la prostituzione declinata con allegria, senza moralismi in sei episodi molto diversi tra loro. Ciascuno è diretto da un diverso regista. Si va da Claude Autant-Lara a Mauro Bolognini, da Philippe De Broca a Jean-Luc Godard, da Franco Indovina a Michel Pfeghaar. In queste situazioni è inevitabile che il linguaggio sia tutt’altro che unitario così come la godibilità delle storie. Sicuramente la scelta più azzardata è quella di Godard che propone una Parigi del 2000 priva d’emozioni e filtrata attraverso un’esasperazione cromatica ancora oggi considerata un riferimento per chi fa cinema. Più tradizionali le scelte degli altri registi. I primi due episodi sono sceneggiati da Ennio Flaiano che in quello ambientato in epoca romana si diverte a chiamare proprio con il nome di Flaiano il protagonista. Nell’insieme non si tratta di un film destinato a lasciare un segno importante nella storia della cinematografia (con l’eccezione dell’episodio di Godard). Oggi appare francamente noioso e un po’ scontato.
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