dandy
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giovedì 14 maggio 2009
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un pò datato ma affatto convenzionale
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Harris riduce drasticamente il romanzo di Hellroy(specie nelle parti sulla psicologia dell'assassino)ma rinnova l'immagine classica del poliziesco girando un film insolito per il genere e introducendo(grazie anche all'interpretazione di Woods,anche produttore)un'atmosfera di disillusione e rassegnazione raro nel cinema trionfalistico di Hollywood(e infatti oggi ce lo potremmo solo sognare).Certo di acqua sotto i ponti ne è passata,e certe situazioni potevano andar bene solo in quel periodo,ma a mio parere bisogna guardarlo con nostalgia,perchè appartiene a un'epoca perduta.Il finale andrebbe confrontato con quello di "Le strade della paura".
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iuriv
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giovedì 7 giugno 2018
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noir senza guizzi.
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Noir investigativo con James Woods nel ruolo di un ispettore in preda a un esaurimento nervoso imponente, questo Cop (con un titolo italiano agghiacciante, fatemelo dire) potrebbe sembrare il solito racconto di un poliziotto che, esasperato dai legacci burocratici, decide di farsi giustizia da solo.
In realtà Lloyd Hopkins è semplicemente un pazzo completamente disinteressato alle conseguenze delle proprie azioni e ossessionato dalle donne ingenue. Del resto la follia è marcatore comune a molti tra i personaggi qui presenti. Basti pensare alla bibliotecaria femminista Kathleen McCarthy (Lee Ann Warren), durissima nelle sue prese di posizione, ma capce di sciogliersi come un'adolescente ai suoi primi amori di fronte a un mazzo di fiori.
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Noir investigativo con James Woods nel ruolo di un ispettore in preda a un esaurimento nervoso imponente, questo Cop (con un titolo italiano agghiacciante, fatemelo dire) potrebbe sembrare il solito racconto di un poliziotto che, esasperato dai legacci burocratici, decide di farsi giustizia da solo.
In realtà Lloyd Hopkins è semplicemente un pazzo completamente disinteressato alle conseguenze delle proprie azioni e ossessionato dalle donne ingenue. Del resto la follia è marcatore comune a molti tra i personaggi qui presenti. Basti pensare alla bibliotecaria femminista Kathleen McCarthy (Lee Ann Warren), durissima nelle sue prese di posizione, ma capce di sciogliersi come un'adolescente ai suoi primi amori di fronte a un mazzo di fiori. Ha i suoi buoni motivi, certo, ma forse l'incoerenza è stata spinta fin troppo in la.
L'indagine che il nostro Cop deve affrontare è intricata il giusto da aver bisogno di alcuni dialoghi ricapitolativi per tenerla insieme. Tuttavia questi sono inseriti abilmente dall'interno della sceneggiatura e raramente si ha la sensazione fastidiosa di spiegone. Hopkins, dal canto suo, sembra cascare sugli indizi un po' per coincidenza, più che per merito del lavoro investigativo. Insomma un aspetto un po' confuso della trama che a tratti non mi ha convinto.
C'è da dire che James B. Harris gioca con gli spettatori, mettendo l'assassino nelle inquadrature piuttosto spesso, nascondendolo in un bar o in una stazione. Esercizio stilistico piuttosto fine a se stesso, se non si conosce l'identità del colpevole, ma comunque utile a far capire al pubblico che il regista non bara.
Un film piuttosto anomalo, a tratti persino coraggioso, capace di costruire una tensione direttamente proporzionale al suo minutaggio e di concludersi al climax, con un finale talmente asciutto da restarci male. Forse però, al contrario di ciò che ne pensa Sky, non esattamente un classico del genere.
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fixer
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sabato 17 maggio 2008
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una bufalata
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Un film che poteva essere grande ma che, in realtà, è rimasto a un medio livello. Niente da dire sul personaggio principale, ben interpretato da James Woods, ma molto da dire sulla trama e sui personaggi di contorno che, a mio avviso, sono poco credibili. Esempi? Una femminista che si fa un sacco di donne, prima, e un sacco di uomini poi e sta per avere un'avventura (merasvigliosa, a suo dire) con un "piedipiatti", beh, è un pò troppo. L'ex-attrice ora diventata mediatrice di orge, che si invasghisce di un poliziotto, ma dai! Un intruglio mal digeribile tra ex-appartenenti a un college, tra cui c'è l'assassino, la femminista ingenua, un poliziotto, ma che cavolo...
La scena finale è poi la meno credibile: quando mai un serial killer da appuntamento a un poliziotto per la resa dei conti finale? Questa è materia western e non da thriller poliziesco moderno.
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Un film che poteva essere grande ma che, in realtà, è rimasto a un medio livello. Niente da dire sul personaggio principale, ben interpretato da James Woods, ma molto da dire sulla trama e sui personaggi di contorno che, a mio avviso, sono poco credibili. Esempi? Una femminista che si fa un sacco di donne, prima, e un sacco di uomini poi e sta per avere un'avventura (merasvigliosa, a suo dire) con un "piedipiatti", beh, è un pò troppo. L'ex-attrice ora diventata mediatrice di orge, che si invasghisce di un poliziotto, ma dai! Un intruglio mal digeribile tra ex-appartenenti a un college, tra cui c'è l'assassino, la femminista ingenua, un poliziotto, ma che cavolo...
La scena finale è poi la meno credibile: quando mai un serial killer da appuntamento a un poliziotto per la resa dei conti finale? Questa è materia western e non da thriller poliziesco moderno.
Non ho letto il romanzo da cui è tratto il film ("Blood on the Moon") ma spero, per la stima che ho di questo giallista, che sia molto meglio del film.
Ma la battuta più bella e forse quasi surrealista è quella di Woods che chiede, mi pare, il dna di una traccia e alla risposta dell'agente della Scientifica che dice che lo avrà dopo 36 ore, risponde: fammelo avere fra 10 minuti! Una battuta memorabile.
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